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lunedì 5 agosto 2013

Se non ti sacrifichi per i figli non sei madre? Se non assisti i cittadini non sei Stato!

Cattura26Certi messaggi contro le donne vengono passati con tutta la tranquillità del mondo.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/08/05/news/figlia_disabile_abbandonata_in_casa_la_madre_non_ne_potevo_pi-64323247/?ref=HREC1-9

Sdegno, rabbia e conseguenti insulti sessisti, soprattutto nella mente e sulle labbra di ogni donna disimpegnata sul fronte dei diritti umani ma che si ritenga una donna “per bene” perché attorno a sé ha tutti gli elementi rassicuranti di una dimensione borghese. La tipica donna allevata per fare la guerra a tutte le altre.
Come si bolla una madre che abbandona la figlia disabile?
Ovviamente, la si chiama “puttana” perché dopo oltre 2000 anni stiamo ancora lì: o sei santa martire e madre vergine o sei puttana, o sei Maria o Maddalena. Pare che altri ruoli nella commedia non siano saltati fuori.
E che le prostitute in gran parte siano martiri di un capitalismo alimentato da chi si sente borghese e che le sante borghesi abbiano mediamente la vita più facile, è un pensiero generalmente scomodo e rimosso.

Mi ribello a questa visione grazie alla mia coscienza allenata da civismo e femminismo. Mi ribello all’idea che il valore di una donna si riduca al suo sacrificio come madre (o più genericamente come badante), anche se al posto di questa donna non avrei mai lasciato sola mia figlia, come non ho abbandonato i miei genitori, perché anch’io sono stata imbevuta di senso del dovere e di sacrificio cristiano, come tutte le altre italiane. Ma il mio essere attivista, civicamente critica ed allenata a riconoscere i miei diritti ed i miei doveri, mi ricorda che la dimensione di una persona non si  esaurisce tutta nella famiglia e al ruolo obbligato di madre/badante/infermiera gratuita nel quale nasce ogni neonata in Italia e che molto di rado gli uomini ricoprono.

Sei madre? Lo resti tecnicamente a vita, anche se ti morissero tutti i figli, ma solo nella società italiana sei costretta ad esercitare il ruolo della madre fino a quando sei così anziana da prendere fuoco ai fornelli mentre prepari la cena per mariti o figli ultrasessantenni, zitelli, separati o divorziati, o da farti uccidere e fare a pezzi da figli con gravi turbe psichiche.
Se ad 85 anni ti prende fuoco la vestaglia mentre prepari la cena al tuo bambino di 60 anni, rigorosamente incapace di farsi un uovo in padella (perché siamo in Italia, dove la società insegna all’uomo  quanto sia “degradante” l’autosufficienza domestica) muori come un soldato sul campo di battaglia, cioè per la società italiana muori nell’adempienza del tuo dovere (e il dualismo uomo/soldato, donna/madre e moglie è un retaggio fascista, ergo siamo ancora una società fascista).
Non ti è accordato diritto all’esistenza come persona a 360 gradi e neppure il diritto alla vecchiaia.
Non ti è accordato nemmeno il diritto di un caffè al bar.
La tua è una condanna a vita. Un ergastolo dove non hai diritto neppure all’ora d’aria.
La qual cosa non avviene se tua figlia è femmina. Se hai una figlia, è lei ad avere il dovere di cucinare per te ed assisterti senza staccarsi dal tuo capezzale e se una sventura accade mentre è lontana o uno dei suoi genitori ha un’idea folle e mortale, oltre a dolore e lutto le tocca passare la notte in un carcere, cosa che non capita agli stalkers, non capita agli aspiranti assassini narcisisti e vendicativi ma capita alle donne che per mezza giornata violano l’obbligo morale di assistenza a parenti malati.