Sono reduce della visione di questo video shockante, che consiglio solo alle persone in che si reputano in grado di reggere alla scena.
Si vede un uomo camminare avanti e indietro in una delle zone di riposo dei centri commerciali, poi fermarsi accanto ad una donna seduta su di una panchina, dirle qualcosa e subito partire in un assalto a schiaffi, calci, trascinamento per i capelli, colpi contro la testa. Poi una pausa, poi l’assalto ricomincia e la donna perde sangue dal naso o dalla bocca e sembra passiva, rassegnata.
Tutto avviene nella più totale indifferenza dei passanti, sotto una telecamera di sicurezza.
La didascalia riporta che il fatto è avvenuto in un centro commerciale di Jesenik, nella Repubblica Ceca. I motivi dell’assalto sono sconosciuti e l’aggressore è stato arrestato ed ora va incontro ad una condanna fino a 10 anni di prigione. Il portavoce della polizia è rimasto inorridito dal grande numero di passanti che hanno assistito all’attacco ma non hanno chiamato la polizia (che invece è stata chiamata dagli addetti alle telecamere a circuito chiuso.
Pro-memoria. Femminicidi
martedì 12 marzo 2013
venerdì 8 marzo 2013
Felice 8 Marzo a tutte. Una raccolta di auguri da Facebook
Quello che segue è un rapido collage di una parte dei commenti a corredo dell’intervista ad una presunta prostituta autonoma. Intervista che un importante quotidiano ha tenuto in caldo due giorni in attesa dell’agognato 8 Marzo.
Ohibò, e prima si chiamavano “battone”, “mignotte”, “puttane”, “troie”, “zoccole”, com’è quest’improvvisa voglia di nobilitarle con il termine di “escort” o quel termine inglese, aspetta…com’era? Ah, si…”sex workers”. E chiamatele come meritano, no?
Poi stavano nell’ombra, si aggiravano furtive, mascherate, per non diffondere il contagio della loro putrida moralità.
Oggi le intervistano giornaliste senza vergogna, ché intervistare una prostituta dev’essere motivo di vergogna.
Ohibò, e prima si chiamavano “battone”, “mignotte”, “puttane”, “troie”, “zoccole”, com’è quest’improvvisa voglia di nobilitarle con il termine di “escort” o quel termine inglese, aspetta…com’era? Ah, si…”sex workers”. E chiamatele come meritano, no?
Poi stavano nell’ombra, si aggiravano furtive, mascherate, per non diffondere il contagio della loro putrida moralità.
Oggi le intervistano giornaliste senza vergogna, ché intervistare una prostituta dev’essere motivo di vergogna.
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