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giovedì 23 febbraio 2012

Dossier : COME DIFENDERSI DAI FAKE? VALUTANDO LE INFORMAZIONI

Da qualche giorno, ho scoperto il mondo sommerso e palpitante di vita che si cela dietro (quanto dietro?) i fake: falsi gruppi inneggianti ad una giusta causa (la propria).
Una delle obiezioni più frequenti poste da utenti di Facebook incappati nel clone di NOALLAVIOLENZASULLEDONNE, è questa:
“Ci sono vari articoli da loro riportati che dimostrano nero su bianco le loro tesi.”.

L’era dell’informazione in rete ci ha investito con una sorta di “delirio di onnipotenza” e porta a sottovalutare questo: ai tempi in cui giocavamo in cortile, Mario diceva nell’orecchio a Giorgio che Giovanna e Pino gli parlavano alle spalle; ai giorni nostri, invece, Mario invierà un’e-mail per raggiungere lo stesso risultato.
E potrà persino creare un falso profilo di Facebook, chiamandosi Giovanna o Pino.
Se poi avesse anche parecchio tempo a disposizione, davvero poco daffare e un gran rancore personale verso Giovanna e Pino, potrebbe addirittura creare: un blog, una pagina, più pagine… che dimostrino che Giovanna e Pino hanno compiuto le peggiori nefandezze (da quando hanno rubato le caramelle in seconda a quando hanno fumato uno spinello a scuola).

Ho usato il verbo DIMOSTRARE.
In realtà questo non DIMOSTRA nulla. Semplicemente lo crea come vero.
Che cosa possiamo fare, a questo punto, per cercare di comprendere se una notizia che abbiamo recuperato o che ci viene segnalata in rete ha un margine di verità sufficiente?
In primis usare il buon senso, poi scoprire quali sono le fonti originali dell’informazione e cercare di farci un’idea su chi sia il nostro Mario (colui da cui è partito tutto).
Da ultimo, ma non ultimo, chiederci: DOVE VUOLE ANDARE A PARARE Mario?

Come una routine d’igiene personale, compio il mio pellegrinaggio quotidiano nella profana terra dei “FAKE sulla violenza alle donne”. O sulla “violenza di genere”, come loro predicano (la scelta lessicale mi fa riflettere proprio su che “generi” di violenza si operino).
Oggi leggiucchio qua e là, mi soffermo sui commenti… ché i contenuti del FAKE sono parecchio noiosi e ripetitivi, come ogni tiritera di qualcuno che abbia una gran coda di paglia e pochino da raccontare.
Intraprendiamo insieme un viaggio nell’informazione per osservare se l’affermazione “Ci sono vari articoli da loro riportati che dimostrano nero su bianco le loro tesi.” sia vera o falsa.
Seguitemi.

Un attivista convinto della “comunità”, consiglia un articolo tratto da una delle primarie fonti che rimpolpano la sua enorme cultura storica: la Gazzetta della Valsugana.

Il suggerimento è prontamente seguito:
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Proprio in questa circostanza fa capolino il dubbio del dubbioso iscritto al fake:
“Ci sono vari articoli da loro riportati che dimostrano nero su bianco le loro tesi.”.
Andiamo dunque a leggere l’articolo, il cui originale si trova QUI.
Una sensazione nota s’impossessa di me: la stessa che assale ogni donna (mentalmente sana) che inciampi in una pagina fake della sottocricca di NOALLAVIOLENZASULLEDONNE.
Infatti.
Quale BLOG ospita quest’articolo?

IO DONNA (?)
Riporto alcuni titoli:
Diventare madre può essere un modo per vivere a sbafo (con soli nove mesi di lavoro)
Sceglie di partorire prima per permettere al marito morente di abbracciare la figlia  (un’incoscienza)
Padre e figlia si ritrovano dopo 28 anni e fanno un figlio olè!
Svelata la truffa femminista per accusare falsamente gli uomini. E’ scandalo. (accusare di che?)
Mamma fa sesso rumoroso col fidanzato, la figlia chiama la polizia (olè)
Il seme maschile contro la depressione (si sconsiglia assolutamente l’uso del profilattico unico effetto collaterale AIDS)

Di nuovo lo stesso indefinibile retrogusto, l’amaro che rimane in bocca quando, dopo una dissertazione scopiazzata ad arte da giornali come “Storie vere di UFO”, ci si ritrovi a pensare fra sé e sé: ”Questi sono dei misogini pedofili con qualche problema di omosessualità repressa”, senza però poter riportare alcuna affermazione diretta dell’autore a sostegno di questa impressione.

Il trucco è questo: L’AUTORE CHE PARLA CON LE PAROLE DI ALTRI.
A questo punto è necessario domandarsi: CHI sono questi altri e COSA dicono?

Torniamo al nostro articolo Quando a commettere violenza sono le donne — di Silvia Fattore

L’articolo è firmato da Silvia Fattore: ricollegandomi alle domande chiave per un’intelligente valutazione dell’informazione, mi chiedo dunque….CHI E’ COSTEI?
La rete, per tale verifica, ci sostiene in misura molto maggiore rispetto alle vecchie “conoscenze in comune”, pertanto mi accingo a visionare, innanzitutto, gli articoli che si trovano sulla stessa testata.
Sono impressionata da un suo studio comparativo tra EUGENETICA NAZISTA ed EUGENETICA AMERICANA, tanto che decido di leggermelo tutto.
E ancora, da google, uno su La strumentalizzazione della memoria: «L'industria dell'Olocausto» che spiega, in soldoni, come per gli Ebrei, sia davvero vantaggioso essere stati sterminati.
Dopo questa mediatica conoscenza con l’autrice dell’articolo, mi assale di nuovo la fastidiosa impressione di chi abbia ascoltato un lungo discorso, a tratti scopiazzato ad arte da altri autori (google libri conferma), al termine di cui ci si ritrovi a pensare: ”Questa è una nazista”, ma senza poter riportare alcuna affermazione diretta dell’autore a sostegno di questa impressione.
Infatti, come citato a proposito del blog che ospita l’articolo:
Il trucco è questo: L’AUTORE CHE PARLA CON LE PAROLE D’ ALTRI.

Quando a commettere violenza sono le donne — di Silvia Fattore
Ella dixit: (in rosso il testo completo dell’articolo)

Nell’immaginario comune siamo abituati a pensare la donna soltanto come vittima. In realtà i fenomeni di violenza femminile sono numerosi e in costante aumento. Per conoscere meglio quest’argomento, che solitamente non viene preso in considerazione dai media, abbiamo posto delle domande al dott. Santiago Gascò, uno dei curatori del blog www.violenza-donne.blogspot.com

Il dottor Santiago Guascò.
Raduniamo i neuroni per partorire la fatidica osservazione intelligente: CHI E’ Santiago Gascò?
Facciamo una googlata veloce, per scoprire in quali siti si trovino informazioni su di lui (come per ogni professionista iscritto a un albo o equivalenti).
E’ citato (a parte il nostro articolo) esclusivamente su questo SITO
http://www.violenza-donne.blosgspot.com

Un sito contro la violenza alle donne? Un sito contro la violenza in generale?
Un FAKE?
Per scoprirlo, consulto il sito e rilevo i titoli in evidenza:

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Premesso che si potrebbe organizzare un blog simile riportando, ad esempio, crimini commessi dai cani: metterli tutti in fila, inventarne qualcuno commesso dal cane di un cugino del lattaio che lavora nel palazzo di fronte ad un‘amica e concludere che la violenza commessa dagli animali sulle persone supera notevolmente il suo reciproco…premesso ciò, il contenuto è compatibile con la richiesta immessa nella stringa di ricerca del malcapitato?

CERCA: NO VIOLENZA DONNE

Non direi.
Pertanto il responso sarà per definizione: FAKE.

Proseguiamo dunque il nostro viaggio tra le parole.

Di solito si parla della donna come vittima della violenza, quanto è esteso invece il fenomeno contrario?

Mi risulta, qualcuno -mi -corregga -se sbaglio -che -sono -aperta -ad -ogni -tipo -di -insegnamento, che ogni Franzoni del caso sia stata ampiamente (e giustamente) vivisezionata, in aula e fuori .
Mi risulta, qualcuno mi corregga…ecc., che ogni reato commesso da una madre contro il figlio sia vissuto (anche dalla sottoscritta) con maggior raccapriccio rispetto a quelli commessi da padri e altri famigliari in circostanze analoghe.
Mi risulta, inoltre, che lo schiaffo o la percossa inferti da una donna siano raramente, o che non siano, in grado di causare trauma cranico o lesioni permanenti ad adulto in proporzioni fisiche maschio-femmina statisticamente normali.
Non così il contrario.
Allo stesso modo in caso di bambini e persone che siano, per definizione e per natura, più deboli.

“La violenza non ha sesso. Credo sia necessario prendere le distanze da qualsiasi divisione preconcetta in categorie. Come non è vero che gli stupratori siano solo rumeni, che gli spacciatori siano solo marocchini, che la camorra esista solo a Napoli, così non è neanche vera la, teoria secondo la quale le donne sarebbero solo fragili angeli del focolare mentre agli uomini spetterebbe l’esclusiva dell’indole violenta ed aggressiva.”

L’autrice afferma che questo sia il pensiero comune.
Domandiamoci se lo è davvero o se lei stia cercando di convincerci che lo è.

Luoghi comuni, stereotipi che orientano l’immaginario collettivo, i Tribunali, i media, l’agenda della politica; la realtà però è diversa. La percezione comune rifiuta di accettare che esistano persone aggressive, violente e disoneste in entrambi i generi; invece la cronaca nera testimonia la criminalità diffusa anche tra il gentil sesso con elementi incontestabili: nomi, date, fatti.

Nomi, date, fatti. Magari presi da una fonte attendibile universalmente riconosciuta e neutrale. Ben vengano.
Vediamoli insieme.

“I dati mondiali della criminalità femminile (n.b.: non solo nazionali, ma su scala mondiale, v. United Nations Office Drugs and Crime Global Report http://www.unodc.org/unodc/en/human-trafficking/global-report-on-trafficking-in -persons.html) ci dicono che il fenomeno è in costante aumento nel terzo millennio, sia per crimini commessi autonomamente che per la malavita organizzata, sia negli USA che in Europa, sia per soggetti adulti che minorenni. Ad esempio, alla fine del secolo scorso – almeno in Italia – era sconosciuto il fenomeno del bullismo rosa; oggi è una delle realtà emergenti.”

Benissimo, andiamo subito al link per analizzare i dati mondiali al http://www.esticazzichenomechesadidocumentazione.htm…

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“Quali sono le vittime delle donne?
Si tratta di un fenomeno trasversale, le vittime della violenza femminile si differenziano in base alla contestualizzazione.
Bambini uccisi per la depressione post-partum e prevalenza femminile nel reato di maltrattamenti sui minori (dati Telefono Azzurro) per mano delle madri in sede domestica o delle educatrici in sede scolastica. Anziani e disabili vittime di violenze domestiche, ad opera di figlie, mogli o badanti. Uomini adulti subiscono la violenza femminile in ambiente domestico o lavorativo, anche se per le vittime di genere maschile esiste un sommerso di gran lunga superiore alle vittime femminili a causa della ritrosia maschile nel denunciare di aver subito violenza. Ma, curioso ammetterlo, esiste anche un filone di violenza femminile contro le donne, vittime di uccisioni, accoltellamenti, percosse, atti persecutori, minacce individuali e di gruppo.”

Come per tutti gli esseri viventi, la violenza non esclude mai nessuno, al pari di altri doni come ad esempio ignoranza, meschinità e follia.
Come si sa che il cane morde. Quindi? Una persona violenta lo è indipendentemente dal sesso, ma la sua violenza potrà avere effetti rilevanti secondo i mezzi che possiede per attuarla.
Perché tanto stupore nelle parole di Silvia evidenziando l’eventuale violenza della donna verso un’altra?
Forse uomini e animali non si ammazzano tra di loro?
La parola PERSONA, invece, non compare.
Trovo strano che sia una parola con frequenza tanto bassa in un discorso che si pone come “contro la violenza di genere”.
E’ invece posto in secondo (anche terzo…anzi manca) il presupposto logico e inoppugnabile che l’inferiorità fisica predisponga a subire la violenza piuttosto che a farla. Si tratta di un dato pratico e facilmente verificabile da chiunque.

“Analogie e differenze tra una violenza commessa da una donna e una commessa da un uomo?
Le differenze rispetto alla violenza maschile sono sottili. In alcuni casi la cronaca riporta delitti d’impeto, tipici del soggetto che ha perso il controllo delle proprie azioni: donne che uccidono o feriscono con un’arma da fuoco, con oggetti contundenti nel corso di una lite, con un’arma da taglio trovata in cucina, con un investimento in automobile. “

Mi sfugge l’utilità del dato. Pertanto faccio appello alla terza domanda fondamentale dell’osservatore intelligente: DOVE STIAMO ANDANDO A PARARE?

“Esiste però un altro filone – prerogativa tipicamente femminile – relativo alla pianificazione dell’evento delittuoso. Fin dalla mitologia l’uomo uccide con la spada, la donna col veleno. Il crimine femminile viene messo in atto con l’ausilio di terzi in percentuale quadrupla rispetto alla casistica maschile. Terzi reclutati allo scopo (uno o più sicari) o coinvolti emotivamente (l’amante). “

Andiamo a parare proprio qui: la violenza delle donne è PEGGIORE di quella degli uomini. Moralmente.

“Le analogie con la casistica maschile sono maggiori di quanto si possa pensare non è vero che i delitti dettati dalla gelosia siano un’esclusiva maschile, non è vero che la donna non sappia usare la violenza fisica, non è vero che la donna non compia delle stragi una differenza sostanziale risiede nell’asimmetria valutativa di un crimine.”

Da quale presupposto nasce l’atteggiamento di difesa (data dal costrutto: “Non è vero che…”)?
Questa precisazione (a mio avviso inutile giacché non sono pervenute notizie opposte) mi riporta alla mente una famosa citazione latina: excusatio non petita, accusatio manifesta.
Ovvero: difesa (o giustificazione) non richiesta, rende evidente il torto.

Come in ogni articolo cui si voglia dare una parvenza di professionalità e autorevolezza in materia, giungiamo alla citazione delle fonti di consultazione.
Scopriamole insieme!

“Philip Resnick – tendenza a considerare la donna “malata” piuttosto che “assassina”. Nel 68% dei casi le donne finiscono in clinica psichiatrica mentre solo il 27% scontano una pena detentiva in carcere. Per gli uomini la situazione è invertita, il 14% viene inviato in manicomio contro un 72% che viene imprigionato e/o condannato a morte.”

Philip Resnick…

“Marks / Krumar – in merito alla soppressione dei figli rilevano che le madri vengono mandate in carcere meno frequentemente rispetto ai padri, pur avendo commesso lo stesso reato. Le percentuali sono 84% dei padri e 19% delle madri puniti con una pena detentiva in carcere.”

Marks / Krumar…

“D’Orban / Cheung – percentuali inferiori, attorno all’ 11%, di donne in carcere in seguito ad omicidio di adulti o adolescenti; la maggior parte ottiene la libertà condizionale o va in un ospedale psichiatrico.”

D’Orban / Cheung…

Controlliamo le credenziali di questi illustrissimi luminari D’Orban / Cheung… Marks / Krumar…. Philip Resnick

I primi due sono sconosciuti al mondo, fatta eccezione per sito di cui sopra.
www.violenza-donne.blogspot.com, probabilmente colleghi del nostro sconosciutissimo collaboratore: Dottor Guascò.
I secondi sono sconosciuti al mondo senza eccezione alcuna.
Il terzo è uno studioso canadese di etica processuale che è impossibile collegare in alcun modo ai dati riportati.

“Si tratta estratti da ricerche statunitensi, in Italia non vengono finanziati studi specifici e l’unica fonte rimangono gli episodi di cronaca nera. “

Aaaah…Forse è per questo, allora, che non li abbiamo trovati!
Posso dunque citare qualche nome preso da un cappello e affermare che mi abbia fornito dati estratti da ricerche della Papua Nuova Guinea?
La risposta è: sarebbe UN FAKE.
Oltreché scorretto, credo.

“Con particolare riferimento all’infanticidio, in linea di massima se viene commesso dal padre questi è un criminale e va in galera, se è commesso dalla madre è malata e deve essere curata. Non solo per crimini inerenti l’infanzia, anche nei confronti di vittime adulte la donna che delinque gode di una particolare indulgenza giudiziaria o, se viene condannata, sconta pene inferiori o misure alternative al carcere difficilmente concesse ad assassini di genere maschile.
Che età hanno e di quale ceto fanno parte solitamente le donne violente?
Ampia trasversalità anche per quanto riguarda età e ceto sociale dell’autrice di delitti. Per l’estrazione sociale non esistono confini: delinque la contadina e l’impiegata, la casalinga e la rappresentante delle Forze dell’Ordine, la sindacalista e la donna dell’alta società (delitto Gucci Docet).
Medesimo discorso per l’età. La casistica registra la ragazza ventenne che accoltella il fidanzatino trovato con un’altra come pure l’omicidio del marito 55 enne messo in atto da moglie 48enne e suocera 72enne. Alcuni episodi riguardano esclusivamente soggetti di età avanzata, omicidi per interesse nei quali l’autrice e la vittima, con suocere, erano entrambe a ridosso degli 80 anni. Va inoltre ricordato il fenomeno della baby-criminalità, che porta a delinquere ragazze in età scolare verso vittime ambosessi.”

DOVE SIAMO ANDATI A PARARE?
Qui.
Tutte le donne sono violente o potenzialmente tali. Tutte DELINQUONO.
Gucci? Bisogna andare al 1993? La sindacalista???? La ragazza ventenne che trova il fidanzatino con un’altra?
Come se piovesse.
Chi non ha almeno un’amica o una parente donna che non abbia DELINQUITO?

Da dove nasce secondo voi questo fenomeno?

Dai vostri blog?..ad esempio.

“Non sappiamo dire da dove nasca il fenomeno, possiamo solo testimoniare quanto la percezione sociale sia profondamente diversa a seconda del sesso dell’autore del crimine: l’immaginario collettivo tende a conferire una sorta di carattere “risarcitorio” alla criminalità femminile. “L’ha fatto perché é stata costretta”. Vale a dire che il delitto di un uomo suscita sdegno collettivo mentre quello di una donna ha più facilità nell’essere compreso, spesso giustificato, sia dall’opinione pubblica che dalla magistratura. Si tratta della teoria della Cortina di Pizzo, descritta da Warren Farell in “the Myth of the Male power” (Il mito del potere maschile): quando delinque un uomo l’attenzione si concentra sull’efferatezza del gesto criminale, quando il delitto è commesso da una donna l’attenzione si concentra sulle cause che potrebbero averla spinta a commetterlo.”

Altro esperto altro regalo!
Chi è Warren Farrel?
Warren Farrell è il massimo esponente del movimento mascolinista ( leggasi “neomaschilista” ndr). Ha cominciato come femminista ed è stato l'unico uomo ad essere mai eletto al comitato direttivo della National Organization for Women. Successivamente ha cominciato ad occuparsi della condizione maschile firmando i best-sellers "Perché gli uomini sono come sono" e "Il mito del potere maschile" (pubblicati in Italia presso Frassinelli). Recentemente è uscito negli Stati Uniti un nuovo importante libro di Farrell sulla condizione maschile: "Women Can't Hear What Men Don't Say".
La home page di Warren Farrell è
http://www.warrenfarrell.com
http://digilander.libero.it/uomini/farrell2000.htm


E, siccome al lettore intelligente non sfugge niente, cos’è codesta teoria della Cortina di Pizzo?
Su google la Cortina di Pizzo si trova solo qui:
http://falseaccuse.blogspot.com/2010/05/la-cortina-di-pizzo-seconda-parte.html

cortina di pizzo


Su questo blog si denuncia come la maggior parte delle accuse di stupro delle donne sia falsa. Perché è falsa? Perché lo dice il blog.
Con un buon lavorio di persuasione invitano -le donne- a fare un esame di coscienza prima di effettuare una denuncia per stupro: forse si era consenzienti senza saperlo, magari ad avere un rapporto un po’ violento, oppure se in caso, a tredici anni, ci siamo lasciate convincere da un trentenne ad avere un rapporto sessuale…magari in realtà lo abbiamo voluto…?
Dove vogliono andare a parare?
Questa è una conclusione che lascio volutamente alla coscienza personale.

“Perchè se ne parla così poco solitamente?”

E’ presto detto: è direttamente proporzionale alla reale dimensione del fenomeno.
Invece quando accade, se ne parla moltissimo. E, quando la madre o la donna non siano direttamente responsabili, è sempre messa in dubbio una loro eventuale responsabilità.
Basti pensare a Domnika (che mi è persino antipatica).

“Domanda da un milione di dollari. La risposta potrebbe essere articolata su alcune centinaia di pagine;”

Ci vorrebbe qualche altro documento appositamente inventato: sono tante pagine, qualche centinai (O).

“per dovere di sintesi posso parlare di preconcetti consolidati nei secoli. In Italia non un solo euro è mai stato stanziato per una ricerca istituzionale, l’unico campo di indagine degno di attenzione è quello della donna-vittima. È doveroso prendere posizione a favore di ogni singola vittima femminile, ma è curioso che per quanto riguarda le autrici (e di conseguenza le vittime maschili) il fenomeno sembra non esistere. Diversi ricercatori statunitensi, canadesi, austriaci, spagnoli etc, si sono espressi. “

Partendo con la Contessa Bàthory, passando per la famosa “mantide di Capriolo”, proseguendo per la Franzoni, arrivando a Erika de Nardo e andando anche oltre…non direi!
Quante ore di trasmissione, quante righe di articolo, quante le discussioni tra conoscenti?
L’autrice afferma che questo sia il pensiero comune.
Domandiamoci se lo è davvero o se lei stia cercando di convincerci che lo è.

“L’unico parere italiano è della criminologa Prof.ssa Chiara Camerani. 230 studi sulla violenza domestica, effettuati nel periodo 1975 – 2008 in: Canada, Stati Uniti, Messico, Brasile, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Finlandia, Danimarca, Austria, Svizzera, Germania, Sudafrica, Ghana, Tanzania, Israele, Cina, India, Iran, Tahilandia, Filippine, Nuova Zelanda, Australia.”


PROFESSORESSA CHIARA CAMERANI! Subito:
Vai con l’intervista:
Intervista a Chiara Camerani presidente del Cepic
"Una donna che decide di intraprendere la professione del criminologo entra in punta di piedi in un ambito finora prettamente maschile, fortemente competitivo e poco disposto alla collaborazione. Elemento quest'ultimo che trovo fondamentale...Lo svantaggio è che spesso per essere considerata la metà di un uomo, una donna deve valere almeno il doppio! Il vantaggio è che lo spirito da vitelloni e la tendenza a sottovalutare le donne, li spingono talvolta a scegliere collaboratrici femminili in quanto meno "minacciose" di un collega maschio rendendoci la vita un'pò più facile...Beata ingenuità...ops..parità."

e non ultimo il motto del cepic:

image

La traduzione giuridica di tutto ciò sarebbe ad esempio che un pedofilo o un assassino, debitamente curati con questo metodo express, possono tornare alla propria vita e ai propri “cari” pronta consegna.

“Alvarez Deca ha prodotto una raccolta di 58 studi sulla violenza nella coppia, pubblicati nel 2009, i cui risultati coincidono con la raccolta dei decenni precedenti. Evidenzia la sfasatura creatasi tra le conclusioni della comunità scientifica internazionale e le politiche attuali, basate sul paradigma di genere.”

Chi è Alvarez Deca?
Su wikipedia non risultano esservi affermazioni che si possano accostare a quanto sopra, ammesso che il capoverso abbia un senso compiuto.

Alvarez Deca

“I dati.
Reati femminili commessi in Italia dall’inizio dell’anno 2011 (quelli che il Centro Documentazione ha intercettato tra le notizie apparse su internet):
ogni 15 giorni un omicidio
ogni 8 giorni un tentato omicidio
ogni 5 giorni un accoltellamento
ogni 10 giorni un arrestata o denunciata per maltrattamenti sui minori
ogni 2 giorni un arrestata o denunciata per maltrattamenti sugli anziani
ogni 4 giorni un arrestata o denunciata per sfruttamento della prostituzione”

(Ma in Italia o in tutto il mondo? ndr)
E per finire questo splendido estratto dall’autorevolissimo :
CENTRO DOCUMENTAZIONE   
Centro documentazione di…. ?
Se non ci fosse…bisognerebbe inventarlo ;)!


NDR: una mia digressione ludica per evidenziare la scelta dell’immagine che accompagna l’articolo originale.  Caravaggio oltre che un pittore straordinario fu un misogino e un violento che andò in prigione per omicidio: Giuditta e Oloferne di Caravaggio, 1599
http://caravaggio.historiaweb.net/giuditta-oloferne-caravaggio.html
La scelta di una scena dipinta da un misogino è puramente casuale?
Non è dato saperlo.

RIEPILOGO:
Una delle obiezioni più frequenti di qualcuno che incappi nel finto NOALLAVIOLENZASULLEDONNE, è questa:
“Ci sono vari articoli da loro riportati che dimostrano nero su bianco le loro tesi.”.
In questo caso
Quando a commettere violenza sono le donne — di Silvia Fattore
L’articolo è originario di La Valsugana, è riportato su un blog FAKE il quale a sua volta riporta varie nefandezze che sarebbero compiute da donne, ma s’intitola IO DONNA. E’ scritto da una “giornalista” con malcelate tendenze antisemite e che cita un po’ troppo il nazismo (due studi di dieci pagine su ognuno dei due blog presi in esame). Contiene fonti con links a pagina vuota, esperti irrintracciabili o misogini dichiarati come Farrel, o rintracciabili su blog fake come QUESTO o che invitano a credere che donne stuprate "se la siano cercata” spesso, come QUESTO.
Infine citano, senza riportare alcun link preciso, un ipotetico “centro documentazione” cui hanno attinto le statistiche sul fenomeno.
Per finire, è facile far credere che:
“Ci sono vari articoli da loro riportati che dimostrano nero su bianco le loro tesi.”
E’ facile, ma non è vero.
Occhio alle pagine false, o che contengano falsi ideologici, falsi storici e teorie bizzarre di cui si tenta di spiegare la stessa totale assenza di credito.
Chiedetevi sempre: se la notizia è plausibile, dove è riportata questa notizia, qual è l’articolo originale, chi l’ha scritto e quali altre cose abbia scritto.
Soprattutto, quando il dubbio resta ugualmente, chiedetevi: DOVE VUOLE ANDARE A PARARE?
Quanto a me, le fonti sono due: la rete e il buon senso… e sono facilmente consultabili entrambi.

M.P.C.

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