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giovedì 25 novembre 2010

CONOSCO I PASSI

Antonietta Multari scarpaQuella dell’illustrazione che abbiamo scelto, non è una foto creata con Photoshop, non è un disegno, un fumetto, né l’immagine di un film. é ciò che è restato in strada di Antonietta Multari, uccisa in strada, sotto gli occhi di tutti, nel pieno centro di Sanremo, da Luca Delfino, un pericoloso sociopatico che aveva già ucciso Luciana Biggi ed era già additato come un mostro a spasso.

Ancora ed ancora l’orrore si ripete a cadenza sistematica. C’è sempre una donna uccisa da un ex, da un marito geloso, da un padre padrone, molto spesso denunciato, a volte addirittura condannato e lasciato ai domiciliari. C’è sempre una donna uccisa e che avrebbe potuto continuare a vivere se solo la si fosse adeguatamente protetta.

Ancora ed ancora questo non avviene. Ancora ed ancora il pericolo è sottovalutato ed i mezzi di autodifesa delle donne vengono soffocati dai tagli dello Stato, che colpiscono sempre le fasce più deboli, e dall’indifferenza di una stampa machista.

Ancora ed ancora, dalla notte dei tempi, le donne pagano un interminabile tributo di sangue, un assurdo sacrificio inutile all’ego di certi maschi.

Oggi e sempre ciò che maggiormente addolora le donne e gli uomini consapevoli, è il complice sistema omertoso che nasconde la violenza sulle donne. Oggi più che mai, il 25 Novembre, nella Giornata Internazionale Contro la Violenza Sulle Donne, vogliamo urlare per squarciare il silenzio.

Non sono “fatti privati”, non è vero che “tra moglie e marito non mettere il dito”. Il dito si deve mettere eccome, invece, in tutte quelle situazioni di violenza maschile, prepotenza, esercizio della coercizione, abuso. La donna non è stata fatta per servire l’uomo, non è stata fatta per fungere da sfogatoio, non è stata fatta per essere legata con catene ad una struttura patriarcale.

La donna è fatta per camminare al fianco maschile, unire la propria forza, le proprie capacità alle maschili per il pieno e pacifico sviluppo della società. Vogliamo capirlo o no?

CONOSCO I PASSI

di Nadia Somma
Dedicato alle donne vittime di violenza e ad E. operatrice di un centro antiviolenza che mi insegnò molto sul dolore e la paura e sulla capacità di ascoltare ed accogliere.
Aiuto le donne a scappare, lo faccio da vent’anni. Aiuto le donne a scappare dall’inferno della violenza. I sacchi dell’immondizia adoperati come valigie dove, in fretta, in fretta, stipano alla rinfusa i pochi indumenti che riescono ad afferrare dai cassetti quando in piena notte con la volante sotto casa sono portate via dalla polizia, insieme ai loro bambini, in un riparo occasionale: alberghi, bed and breakfast.

Sacchi di immondizia dove, spesso, ci sono anche vestitini, piccole maglie, pannolini, i documenti, le chiavi,  un peluche, un automobilina, qualche foto, una bambola. Le fughe organizzate di nascosto, i fogli con le denunce, i referti del pronto soccorso, i lividi, così neri e gonfi che non avrei immaginato di vedere, le mani fasciate, le bende sugli occhi, i tagli sulla fronte, i lividi sul collo, i capelli strappati, le ustioni. Le aule del tribunale, le caserme e gli uffici  disadorni dei carabinieri e  della polizia.
Le parole prive di emozione con cui raccontano gli insulti, i pugni, le botte, i calci, le mani addosso, le mani tra le gambe, le denigrazioni continue, le umiliazioni: “puttana, troia, mignotta, scrofa, vacca, pazza, pezza di merda, striscia, t’ammazzo, t’uccido, ti brucio, ti strozzo, ti amo, ti amo ancora, perdonami, perdonami ancora e ancora e ancora, ancora una volta”.
Sedute nelle sale d’attesa del pronto soccorso, in attesa della radiografia, dei referti, del ricovero o sui lettini ginecologici: immobili e con gli occhi sgranati e fissi al soffitto, a cercare si sentire se c’è ancora il tracciato del battito cardiaco del feto, quando i colpi con furia cieca sono arrivati sulla schiena, sulla pancia; su quegli stessi lettini per una visita che accerti uno stupro.
Con le valigie e i bambini in braccio che aspettano un treno in stazione, o con le valigie in mano mentre scendono da un treno. All’aeroporto per mettere distanza tra loro e la violenza. Sedute sulla poltrona davanti a me: silenziose, in lacrime, adirate, offese, spaventate, determinate, realiste, illuse, in bilico tra la libertà e la cronaca di una morte annunciata. In bilico tra la decisione di tornare sui loro passi o andare via, in bilico tra la paura e la speranza che qualcosa cambierà. Incerte mentre si guardano intorno nella casa rifugio che le ospiterà, e anche improvvisamente allegre, ottimiste, piene di speranze e di progetti. Ricordo le loro risate i loro pianti e i loro silenzi. Italiane, inglesi, americane, rumene, russe, marocchine, tunisine, algerine, croate, bulgare, indiane, cingalesi, malgascie, cubane.
Di ogni parte del mondo. Sposate, fidanzate, prostituite, barattate per aver perso al gioco, pedinate, rinchiuse in casa, buttate fuori casa. Perché in vent’anni ne ho incontrate tante. Ne incontrerò ancora, non sono stanca. Sono stata una di loro, una donna in fuga, conosco i passi, i silenzi e le urla improvvisa dell’anima, l’angoscia e la speranza, la paura e il coraggio. Conosco il deserto che sembra infinito, e quella sensazione di essere di vetro. Trasparente come se ti potessero leggere dentro i segni della violenza anche quando non sono visibili sul corpo, fragile come se potessi andare in pezzi da un momento all’altro, con  pensieri che come schegge di vetro esploso, potrebbero schizzare  portandoti via, portandoti altrove la mente per sempre, purchè sia lontano, lontano da quel deserto. Frangibili come fossero di vetro eppure, eppure irriducibili. Eppure forti.
Assetate d’amore, di rispetto, di riguardo, di  riconoscimento, ricongiungimento. E’ tuo marito, è tuo padre, è il migliore amico, è il tuo amante, è il tuo ex, è il tuo compagno di scuola, è tuo fratello, è  il tuo datore di lavoro, è il tuo capo, è il tuo collega, è uno sconosciuto, è il tuo uomo. Ora basta!  Non sono stanca, conosco i loro passi.
Non vivo più in quel deserto e conosco i passi che portano via.

CONOSCO I PASSI da www.zeroviolenzadonne.it

DONNE: D.I.RE., FINANZIARIA STRANGOLA I CENTRI ANTIVIOLENZA

loc_25nov2010

Riceviamo ed inoltriamo. Che senso ha l’appoggio a chiacchiere di un Ministero per le Pari Opportunità parecchio zoppo e poco paritariamente opportuno che appoggi le iniziative per celebrare l’appello internazionale alla cessazione della violenza sulle donne, se vengono tagliati i fondi per i centri che salvano le donne? Che senso ha dirsi attivi e contrari alla violenza sulle donne se poi ad essere attaccate per prime sono proprio le strutture di accoglienza che aiutano tante donne a mettersi al riparo, a scampare alla loro morte? Che razza di prevenzione sarebbe? Non ci sono i soldi in cassa e quindi si decide di sacrificare la vita delle donne con tante parole di scuse? Noi non ci stiamo. Marciamo per essere la metà della forza economica del Paese, siamo la colonna portante della famiglia, l’unico ammortizzatore sociale che davvero funzioni. Aiutare questo ammortizzatore sociale a sopravvivere dovrebbe essere ovvio e scontato, e invece pare non sia così.

DONNE: D.I.RE., FINANZIARIA STRANGOLA I CENTRI ANTIVIOLENZA
* *(ANSA) - ROMA, 23 NOV -*  I Centri antiviolenza chiudono l'uno
dopo l'altro ''strangolati dai tagli della Finanziaria e
dall'ostilita' degli Enti locali, intanto 19 donne vengono
uccise dai partners o ex partners solo in 26 giorni, tra ottobre
e novembre di quest'anno''. E' quanto denuncia
D.I.RE. (Donne in
rete contro la violenza), l'associazione che raccoglie 58 centri
antiviolenza in Italia, alle soglie della Giornata
Internazionale contro la Violenza alle Donne, che ricorre
giovedi' 25 novembre.
*In una conferenza alla Casa Internazionale delle Donne di Roma,
le rappresentanti dei centri di Palermo, Cosenza, Viterbo,
Pescara, Udine, Messina, Napoli e Roma hanno fornito la propria
testimonianza per lanciare un allarme sull'inadeguatezza
numerica delle strutture di accoglienza rispetto al bisogno
generato dal fenomeno della violenza nel Paese e sull'esistenza
di leggi regionali che non vengono finanziate.* Secondo
D.I.RE.,
infatti, nel 2009 13.587 donne, il 67% delle quali italiane, si
sono rivolte ai centri antiviolenza dell'associazione: il 14,2%
in piu' rispetto al 2008. Nelle strutture che prevedono la
possibilita' di alloggio, sono state ospitate 576 donne e 514
minori, a fronte di una capacita' alloggiativa di 393 posti
letto.
''La realta' del nostro Paese - ha spiegato Concetta Carrano, di
Differenza Donna - e' in contrasto con le indicazioni dell'Onu e
dell'Unione Europea, i cui standard, fissati nel 1999, prevedono
l'esistenza di almeno un centro antiviolenza familiare ogni
10.000 persone e un centro di emergenza ogni 50.000 abitanti''.
Durante la conferenza e' stato sottolineato, inoltre, che i
centri antiviolenza costituiscono un investimento non solo
sociale ma anche economico del Paese, perche' ''una donna
accolta in un centro costa sette volte meno rispetto al caso in
cui viene assistita dai servizi sociali''. ''Esempi virtuosi -
hanno detto le iscritte a Donne in rete - sono i centri di
Differenza Donna nel Lazio, fiore all'occhiello
dell'amministrazione Zingaretti''.
''Sono anni che il ministero ci assicura l'esistenza di un fondo
di 20 milioni di euro - ha concluso Carrano - ma ancora non sono
chiari ne' i tempi ne' i modi di distribuzione''. *(ANSA) ore 13.37
*