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giovedì 16 settembre 2010

Lettera aperta ai padri che soffrono| UDI Napoli

 

Lettera aperta ai padri che soffrono

udi La legge sull’affido condiviso non ha avuto buoni risultati, complicando le cose, forse per imperizia o per concreta inapplicabilità, nella vita delle donne e degli uomini, a soprattutto in quella dei bambini. Almeno di molti bambini, donne e uomini.

Ma un effetto sicuro è stato quello di rendere visibile una comunità, fino a poco fa impensabile, di uomini che si associano tra di loro, rivendicando una forma di oppressione e minorità giuridica per la sola appartenenza al genere maschile.

Forse sarà per gli effetti per lo più negativi di questa legge, per la sua, per certi versi, superfluità rispetto ad un diritto di famiglia che già prevedeva ragionevolmente ampi spazi alla (brutta parola) bigenitorialità, che da tempo giudici, uomini e donne ne dichiarano l’inadeguatezza.

Quando una legge è inadeguata ai problemi che affronta, presto o tardi, viene cambiata, ed il presto evidentemente rappresenta un problema per chi l’ha ardentemente voluta.

La prospettiva di un cambiamento ha evidentemente allarmato, a ragione o a torto, coloro che “da oppressi” hanno vissuto quella legge come l’inizio di una conquista: la definitiva esautorazione legale delle madri. Legale appunto, perché, nella pratica, i dati sull’occupazione femminile, sulla consistenza patrimoniale, sul livello di autodeterminazione femminile (ultimi dati sulle violenze in famiglia, sulle previdenze alla maternità, ecc.) già parlano della condizione effettiva delle madri nel nostro Paese.

Nonostante una, mia ed associativa, lunga esperienza di padri che non versano gli alimenti pur potendo, che usano le visite settimanali come randelli, o che addirittura le minacciano solo avendo in realtà l’intenzione di passare altrimenti il proprio fine settimana, credo che tra quei padri “oppressi” ci siano delle vittime della rigida divisione dei ruoli e del giudizio di tribunali prevaricati dalla pigrizia paterna del magistrato, se non dalle angherie di una donna.

A questi padri, sinceri e, spero, umili nel riconoscere il magistero della facoltà materna voglio suggerire alcune riflessioni sulla trasparenza, non di tutte, ma certamente di alcune associazioni “di papà separati”. Ce ne sono alcune che usano slogan femminicidi insieme all’apologia delle percosse preventive a compagne e mogli; ce ne sono alcune nate dal teorema dello strapotere globale del genere femminile; ce ne sono addirittura alcune collegate ad altre che postulano l’inesistenza dei contorni del reati di pedofilia.

Conosco queste cose per ragioni ovvie ed anche per le intrusioni piratesche nella mia posta( personale e quella dell’associazione a Napoli). So queste cose ed altre per gli attacchi pubblici ai già asfittici centri antiviolenza “covi di femministe misandriche”.

La volontà associativa, nel nostro paese, è coperta dalla più ampia garanzia di libertà, quindi nulla da eccepire sul fatto che degli uomini si associno in base alla loro appartenenza al genere.

In merito a queste associazioni, va solo osservato che chi vi aderisce deve forse tener conto che in Italia la legge prevede, e la punisce (o dovrebbe), l’apologia di reato e l’associazione a delinquere di stampo ideologico. Prima di aderire o sostenere in blocco la bontà di certe argomentazioni, vale la pena di approfondire ed esaminarne lo sbocco sociale e politico di tante insistenze anche parlamentari .

I recenti tagli alla spesa sociale a sostegno delle madri, il definanziamento del sostegno alle vittime di violenza sessuata, non saranno forse da mettersi in relazione diretta con la nuova, grande visibilità assunta dalle testimonianze dei padri separati. Ma forse quella visibilità e quei tagli sono sintomi di un male del quale non si vogliono riconoscere i motivi profondi: l’incapacità di affrontare l’ineguaglianza tra generi a scapito delle donne.

Per gli uomini e le donne di questo Paese c’è ancora chi pensa ad un futuro difensivo se non offensivo verso le donne, c’è ancora chi pensa per le proprie figlie, giovani e piccole donne, ad un futuro “protetto nelle maglie di una dominazione maschile” e per questo esprime, in modo non sempre apertamente dicibile, scherno e ostilità per quel patrimonio di convivenze che è ancora, e sarà per molto tempo, il femminismo. Per gli uomini che credono giusto associarsi e fare lobby in nome di un’oppressione, conseguenza dei favori stessi dei quali godono, e per gli uomini che vogliono essere giusti la riflessione è d’obbligo.

Stefania Cantatore (UDI Napoli)

Napoli, 16/09/10

Il “matrimonio riparatore”: in India come in Italia 30 anni fa

L’articolo di Teresa Scherillo su Giornalettismo.com ci riporta alla mente di un passato per nulla lontano. Era solo ieri. Accadeva solo ieri ed oggi già osano sostenere che le donne abbiano troppo potere. Il 5 Agosto 1981, l’art.1 della legge n.442 portava all’abrogazione dell’art.544c.p., ovvero quello che consentiva l’estinzione della pena di stupro in caso di matrimonio con la vittima.

La prima a ribellarsi ed a rifiutare il matrimonio riparatore con il suo stupratore fu Franca Viola nel 1966. Come recita Wikipedia alla voce Franca Viola :

Il 26 dicembre 1965, all'età di 17 anni, Franca Viola, figlia di una coppia di coltivatori diretti, venne rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da Filippo Melodia, un suo spasimante sempre respinto, imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi, che agì con l'aiuto di dodici amici. La ragazza venne violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966.

Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, venendo additata come "donna svergognata".

All'epoca la legislazione italiana, in particolare l'articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerato oltraggio alla morale e non reato contro la persona.

Ma, contrariamente alle consuetudini del tempo, Franca Viola non accettò il matrimonio riparatore. Suo padre, contattato da emissari durante il rapimento, finse di acconsentire alle nozze, mentre con i carabinieri di Alcamo preparavano una trappola: infatti, quando rapitore e complici rientrarono in paese con la ragazza furono arrestati

Subito dopo il fatto, la famiglia Viola, che aveva contravvenuto alle regole di vita locale, fu soggetta ad intimidazioni: il padre Bernando venne minacciato di morte, la vigna fu rasa al suolo ed il casolare annesso bruciato.

Il caso sollevò in Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze parlamentari. Durante il processo che seguì, la difesa tentò invano di screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d'amore, la cosiddetta "fuitina", allo scopo di mettere la propria famiglia di fronte al fatto compiuto per ottenere il consenso al matrimonio.

Filippo Melodia venne condannato a 11 anni di carcere, ridotti a 10 e a 2 anni di soggiorno obbligato nei pressi di Modena. Pesanti condanne furono inflitte anche ai suoi complici dal tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Giovanni Albeggiani. Melodia uscì dal carcere nel 1976 e venne ucciso, nei dintorni di Modena, da ignoti con un colpo di lupara il 13 aprile 1978.

Franca Viola diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei subirono le medesime violenze ed ebbero, dal suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio riparatore.

Franca Viola si sposò nel 1968 con il giovane compaesano Giuseppe Ruisi, ragioniere, con il quale era fidanzata, che insistette nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timori di rappresaglie. La coppia ebbe due figli: si trasferì a vivere a Monreale per i primi tre anni di matrimonio, per poi tornare ad Alcamo.

Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, inviò alla coppia un dono di nozze per manifestare a Franca Viola la solidarietà e la simpatia sua e degli italiani. In quello stesso anno i due sposi vennero ricevuti dal papa Paolo VI in udienza privata.

Il regista Damiano Damiani, nel 1970, realizzò il film La moglie più bella, ispirato alla vicenda e interpretato da un'esordiente e giovanissima Ornella Muti.

Franca Viola ha due figli e due nipoti e vive ad Alcamo.

Passeranno ancora sedici anni per l'abrogazione di quella norma inutilmente invocata a propria discolpa dall'aggressore: l'articolo 544 del codice penale sarà abrogato dall'articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.

Immaginate la comodità di potersi scegliere la schiava, rapirla, violentarla, obbligarla al matrimonio (sorpassando tutto quel noioso e costoso processo tipicamente femminista chiamato “corteggiamento” e quell’altro stupido concetto femminista chiamato “libertà di scelta femminile”),chiuderla in casa a fare figli, impedirle di lavorare, di amministrare denaro, di potere avere amanti (pena la minaccia del delitto d'onore, altro capolavoro italiano abrogato dallo stesso articolo 1 della legge 442, 5 Agosto 1981), di potere scappare (pena l’incriminazione per abbandono del tetto coniugale), di potere divorziare, di potere abortire…

State immaginando la condizione della donna in Italia solo 29 anni fa.

La stessa che vige nei paesi islamici oggi, la stessa alla quale lentamente le associazioni maschiliste stanno cercando di riportarci combattendo il femminismo, i centri antiviolenza, i consultori, le leggi sull’affido dei minori, sul divorzio,sugli alimenti, il diritto alla scelta sul destino del feto, la presenza delle donne nell’esercito, la libertà di scelta persino in ambito domestico, eccetera…

Per una buffa ironia della sorte, il video sottostante è caricato su Youtube proprio da quei radicali di sinistra che appaiono coinvolti nella proposta di legge di Olimpia Tarzia volta allo smantellamento dei consultori ed alla istituzione di consultori privati consegnati nelle mani del “Movimento per la vita”.

Curioso difendere l’autonomia delle donne ed, al tempo stesso, combatterla nel totale disprezzo della propria memoria storica.

 

 

Può una donna sposare il suo stupratore? (Giornalettismo.com)

Quando un violentatore si  offre come marito di chi ha subito lo stupro, si potrebbe pensare alla soluzione perfetta della vicenda. Ma non è questa una ulteriore vittimizzazione dell’abusata?

Scrive il Times of India che normalmente non ci si aspetta che  una ragazza sposi il suo stupratore, ma in un recente caso avvenuto a West Delhi, una donna ha sposato il ragazzo che l’avrebbe violentata. Questo, ovviamente, non è un episodio una tantum e porta 200611241705Stupro Può una donna sposare il suo stupratore?definitivamente alla ribalta l’esistenza di una società insensibile che non ci pensa due volte prima di mettere una ragazza in difficoltà.

CADONO LE ACCUSE - Nel mese di marzo, KG Balakrishnan, l’allora presidente della Corte Suprema dell’ India aveva detto: “A una donna dovrebbe essere consentito di avere un bambino da uno stupro e/o di sposare l’uomo in modo da far  cadere l’accusa di stupro se lei lo desidera“.  Ma la maggior parte non giustificano queste parole. Kavita, un operatore di una ONG insiste sul punto: “La ragazza ha già subito un torto. E per aggiungere miseria a miseria, il suo predatore sfugge con faciltà alle conseguenze del reato, semplicemente sposando la ragazza. Non si sa mai se con questa pratica gli stupratori potrebbero ricorrere a tali tecniche su ogni ragazza su cui fantasticano“.

LO STIGMA – Lo stupratore sfrutta anche lo stigma sociale per il quale nessun uomo accetta una donna che è stata violentata. Una fonte dalla National Commission of Women rivela: “Abbiamo salvato alcune ragazze di una piccola città in passato. Facciamo in modo di sfidare le decisioni insensate della comunità panchayat. Ma in alcuni casi diventa molto difficile quando la famiglia della ragazza e la ragazza stessa sono d’accordo a sposare il violentatore“. Ma la ragazza dovrebbe essere messa in condizione di prendere una decisione libera, senza dover soccombere agli atteggiamenti sociali.

MATRIMONIO CRIMINALE - La psicologa Seema Hingoranny è d’accordo, “Una donna non dovrebbe mai sposare il suo stupratore. Lo stupro è un grosso trauma e la vittima ha bisogno di una terapia intensiva per uscirne. Alcune persone si sposano a causa della loro insicurezza e a causa dello stigma che nessuno le sposa. Ma queste ragazze a malapena dimenticano lo stupratore“. E aggiunge: “Inoltre, non si può completamente ignorare lo stato psicologico di un uomo. Qualcuno che può commettere un crimine efferato ha qualcosa di sbagliato nel suo carattere e tali matrimoni non potranno mai funzionare. Potrebbero portare ad una maggiore violenza. Sono totalmente contro questa idea. Invece della vittima sposata con lo stupratore, la famiglia e il governo dovrebbero  pensare a modi per riabilitare la sua vita“.

UNA FICTION? - Alcuni problemi ci sono pure con la TV indiana. Dice un attivista: “La televisione indiana ha replicato questi episodi di vita reale nelle serie televisive. Quello che non capiscono è che questo potrebbe portare a gravi repurcussionsi. I canali televisivi dovrebbero assicurare che non stanno propogando l’atto mostrando le vittime sposate ai loro stupratori“. Le conseguenze dell’abuso che sono così profondamente impresse nella mente della ragazza non le lasciano quasi mai superare il trauma. E la diluizione della pena per lo stupratore non deve essere tollerata!”

di Teresa Scherillo (makia)    pubblicato il 16 settembre 2010 alle 09:37

Giornalettismo.com http://www.giornalettismo.com/archives/82074/puo-donna-sposare-suo-stupratore/

Perché anche questa non è misandria?

Come mai i detrattori della legge sullo stalking, che vorrebbero equiparare lo stalking al corteggiamento, attaccano pervicacemente e con violenza solo leggi per le donne e donne stesse, singolamente, in gruppo o in massa? Come mai anche questo episodio non viene visto come una castrazione verso innocue manifestazioni romantiche?

Ohibò e qui si limita l’espressività di uomini innamorati. Orsù, alle crociate!!!

Ma, purtroppo, i carabinieri non erano carabiniere e la legge non è a firma femminile, altrimenti ne avremmo lette di belle in difesa di altri gesti cretini (oltre alle difese di uxoricidi e stalking)!

  •  Per scuse persona amata scrive su muro per 12 m, denunciato

Impiegato fiorentino trentenne bloccato da cc con spray in mano

16 settembre, 17:36

(ANSA) - FIRENZE, 16 SET - Voleva scusarsi probabilmente con la persona amata, per questo si e' messo a scrivere sui muri di via Maggio a Firenze, imbrattando le facciate per 12 metri di lunghezza e 3 di altezza. L'uomo, un impiegato fiorentino di 30 anni, e' stato pero' notato da una gazzella dei carabinieri mentre, armato di bottiglietta spray, portava a compimento la sua scritta. Cosi' e' stato denunciato per imbrattamento di cose altrui.(ANSA).

Per scuse persona amata scrive su muro per 12 m, denunciato - Toscana - ANSA.it

Come mai non una voce di leva tuonante sulla rete o su Facebook contro una simile risposta data da un detentore di sacro scettro ad un altro?

Come mai non ci si ribella a tanta ostilità verso un padre?

Come mai anche l’ANSA, il municipio di Givoletto, le scuole di Givoletto e gli amministratori comunali che consigliano di usare il preservativo non sono accusati di misandria?

Ma se frasi simili le avessero pronunciate delle donne, cosa sarebbe accaduto?

  • Non puo' pagare mensa scuola,papa' s'incatena nel torinese
  • Ha 3 figli. Consigliere gli avrebbe risposto, usi i preservativi

    16 settembre, 17:08

    (ANSA) - TORINO, 16 SET - Non riesce a pagare le rette della mensa scolastica ai suoi tre figli e cosi' si incatena per protesta. E' accaduto nel torinese, a Givoletto dove stamattina un uomo si e' incatenato davanti al municipio e ha annunciato di voler fare lo sciopero della fame e della sete. Sposato con tre figli, ha detto di non riuscire a sostenere l'esborso di 80 euro mensili per ognuno di loro. Ma si e' arrabbiato ancora di piu' quando - ha raccontato - un un consigliere comunale, lo avrebbe invitato a far uso dei preservativi.(ANSA).

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/piemonte/2010/09/16/visualizza_new.html_1763036626.html

E questa?

  • Violenza sessuale: stupra amico

Si rifugia in commissariato per sfuggire a familiari vittima

16 settembre, 07:40

ANSA) - ENNA, 16 SET - Ha approfittato di un amico che lo ospitava a casa per violentarlo mentre dormiva.Protagonista della vicenda e' un giovane di 18 anni.
E' stato arrestato dagli uomini del commissariato di Piazza Armerina dove si era rifugiato per sfuggire a un tentativo di linciaggio da parte dei familiari della vittima.
L'arrestato, che ha piccoli precedenti penali, dopo avere perso l'ultimo autobus diretto al suo paese era stato invitato dall'amico a dormire nella casa dove abita con i genitori.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/09/16/visualizza_new.html_1763097196.html

Non è violenza degli uomini sugli uomini, ovvero la forma di violenza più diffusa al mondo in assoluto? Come mai non si accusano gli aggressori di odiare gli uomini? Eppure le donne misogine esistono, noi ne ammettiamo l’esistenza. Gli uomini misandrici non esistono?

Le donne sono violente e misandriche perché osano difendersi  da una feroce, sleale, brutale campagna di denigrazione, di fomentazione all’odio e gli uomini che uccidono, stuprano, offendono, sfruttano altri uomini? Come mai per i nazimisogini gli altri uomini non sono mai violenti?

Cos’è questo spirito di corpo così forte tale da far loro tollerare ogni omicidio, violenza, insulto, ingiustizia causata da uomini ad altri uomini? Eppure sono le forme più diffuse…

La furia vendicativa e le nuove leggi sull’affido: l’ennesimo episodio

bambini%20contesi Nella giornata di ieri ho avuto la fortuna di raccogliere le confidenze dal vivo di una persona che mi ha raccontato la propria esperienza personale ed io, colpita dal fatto di essermi ritrovata ancora davanti allo stesso tipo di storia, ho deciso di parlarne, omettendo tutti i dettagli che possano rendere identificabili in qualche modo i personaggi della faccenda, che mi è parsa esemplificativa nonché l’ennesimo non-casuale palesarsi di tutta una fenomenologia  che caratterizza le vicende di una particolare lobby di padri separati.

La figlia di questa persona ha una relazione, priva di legame coniugale, ormai agli sgoccioli quando scopre di aspettare un bambino e decide di metterne a parte il padre, ormai lontano. Costui, interpellato telefonicamente, con una certa indifferenza, risponde: “Fai come ti pare”. La donna, allora, decide di portare a termine la gravidanza e di tenere l’ex compagno al corrente degli sviluppi. Lo chiama ad ogni occasione proponendogli di accompagnarla alle visite ginecologiche ed agli esami ma lui rifiuta sempre, adducendo scuse varie. è presente (per un pelo) al momento del parto. Nasce una bella bambina. Viene messa sullo stato di famiglia della madre, la quale chiede anche di poterle imporre il doppio cognome accostando cognome materno e paterno, richiesta alla quale l’uomo reagisce con veemente opposizione. Infine costui si eclissa nuovamente.

I primi anni di vita della piccola sono caratterizzati dall’assenza e dalla indifferenza dell’uomo, che non versa neppure un euro per il mantenimento della figlia, la cui cura è completamente affidata alla madre ed alla famiglia della madre. In seguito la donna decide di trasferirsi, di cambiare regione per consentire alla piccola di crescere in un ambiente più consono e più “a misura di bambino”. Da questo momento il padre (che pure precedentemente risiedeva ad una certa distanza dalla casa della ex fiamma) è colpito da un tardivo e belligerante istinto genitoriale e comincia a rivolgersi alle autorità, assume un atteggiamento arrogante ed aggressivo, pretende di vedere la piccola quando vuole, quanto vuole e di pagare il mantenimento che vuole.

Iniziano telefonate minacciose ed offensive, intimidazioni, invio di poliziotti in casa della ex per ogni motivo, denunce di ogni tipo verso lei ed i familiari di lei supportate da testimonianze fasulle per episodi mai verificatisi, minacce inviate attraverso terzi personaggi dall’aspetto poco raccomandabile, insomma, nulla è rimasto intentato allo scopo di impaurire la  donna e la famiglia di lei e costringerla alla resa.

La madre chiede solo che la bambina, per la quale il padre è poco più di un estraneo, abbia modo di abituarsi un po’ alla volta alle disposizioni del tribunale che il padre riesce ad ottenere in virtù delle nuove leggi.

La bimba non ha piacere ad incontrare il padre, ogni volta fa i capricci, la madre è collaborativa al massimo e non reagisce mai ai comportamenti intimidatori dell’ex, anche per le pressioni della nonna materna, persona in cui prevale la tendenza all’atteggiamento accomodante.

Il padre della piccola, reagisce alla freddezza ed al malcontento della figlia chiamando, in presenza di lei, la madre al telefono e urlandole accuse, insulti, frasi mortificanti e minacce di ogni genere.

Neanche a dirlo (ma che strana coincidenza!) il signore in questione è iscritto ai classici movimenti per padri separati di cui non si fa che parlare, quei  particolari gruppi che hanno fatto della linea aggressiva la propria bandiera, decidendo di fomentare i loro iscritti, di alzare i termini dello scontro esasperando i toni.

La vicenda si conclude con una schiacciante vittoria legale di lui, che ottiene di poter vedere la figlia tutti i week-end, di poter scegliere una festività tra Natale e Capodanno ed il versamento di soli 100 euro al mese per i bisogni della piccola.

100 euro al mese per una bambina che sta per iniziare ad andare a scuola dai certamente eccessivi 750 euro, inizialmente chiesti dal magistrato nella prima fase del dibattimento ( e, si specifica, erano soldi destinati al solo mantenimento della bambina, non chiesti dalla madre e non dovuti in alcun modo agli alimenti, non essendoci mai stato matrimonio ed essendo la suddetta una professionista con un buono stipendio) e il merito, purtroppo, non è neppure tutto da addebitarsi ai potenti mezzi della lobby dei padri separati ma anche ad una serie di autogoal, di sottovalutazioni della situazione, di permissivismo, di lassismo tipici di atteggiamenti femminili iper-tolleranti e di tendenza alla condiscendenza ed all’atteggiamento materno che le donne sembrano conservare universalmente nei confronti del genere maschile.

Altri particolari non posso aggiungerne ma è emerso dal racconto un desiderio da parte di lui di competere, primeggiare, vendicarsi. L’atteggiamento esaltato, intimidatorio, recriminatorio, pareva nascondere, più che altro, un desiderio di competizione con l’elemento femminile e di vendetta. Chissà, magari vendetta per essere stato abbandonato, visto il modo in cui alcuni uomini reagiscono al rifiuto femminile.

Ancora una volta, le nuove leggi sull’affido condiviso, l’atteggiamento generalmente favorevole ai padri, diventano un’arma da ritorcere contro le madri, un modo per saldare vecchi debiti di orgoglio, per vendicarsi, sottomettere, intimidire, creare disagio, aggredire a norma di legge, ridurre in schiavitù, impedire alle madri di rifarsi una vita o anche solo di disporre del proprio tempo liberamente, persino sentirsi liberi di urlare al telefono: “Fai schifo come madre!”.

Ancora una volta tutto questo accade perché noi stesse lasciamo che accada.

I bambini in queste storie sono le cause scatenanti ma, al tempo stesso, appaiono marginali. Non si considerano le loro esigenze, la loro sensibilità, i loro tempi di adattamento, le loro abitudini e divengono solo piccoli specchi in cui riflettere il proprio ego in un eterno: “ Tu a chi vuoi più bene: a mamma o a papà?”

La r-esistenza delle donne molestate- Femminismo a Sud

 

Non serviva certo l’Istat per sapere che 10,5 milioni di donne hanno subito molestie sessuali. Unahttp://www.repubblica.it/images/2010/07/21/071827057-a5bb5051-e4a4-474f-a599-3695bb3bf7ee.jpg donna su due. Nella vita, nel lavoro, nello studio. Tra molestie verbali, fisiche, pedinamenti, ricatti sul lavoro, ricatti in spregio al diritto all’istruzione che le donne hanno.

Ma a noi sembra anche che siano molte di più. Forse 10,5 milioni sono quelle coscienti di aver subito una molestia sessuale. Altre vengono ammansite da uomini negazionisti e addestrate a banalizzare, a riderci su, a considerare le molestie quali “forme di corteggiamento” o “garbati complimenti e apprezzamenti”, come abbiamo avuto modo di sentire di recente in una nota premiazione letteraria.

Molestie che poi, certo, sono tutte da dimostrare perchè nei tribunali si fa a gara alla sentenza più sudicia, a quella più permissiva.

La mano morta dello straniero su culo italico giammai ma la mano sulla tetta in ufficio da parte del collega giocherellone invece si. Lo strusciamento nel bus da parte del vecchiaccio segaiolo viene assemblato alla serie di comportamenti da linciaggio e il toccamento di coscia da parte del datore di lavoro invece implica mille prudenze e mille pregiudizi nei confronti delle donne.

La verità è che viviamo in un paese talebano in cui ancora ti dicono che se non vuoi essere molestata devi indossare un burqa. Molti maschi, di qualunque estrazione sociale, vanno in giro a spargere molestie come fosse semina primaverile in attesa del raccolto.

Sono maschi che si arrabbiano se li mandi a quel paese, gli stessi che pensano che le donne esistano in quanto che stanno lì a disposizione del genere maschile. Che altro potrebbe desiderare una donna se non di essere molestata dal primo stronzo che arriva? Eh, già. Che altro, sorelle?

Potremmo fare un lungo elenco ma lo abbiamo già fatto mille volte e un po’ siamo stanche di dover sempre ripetere le stesse cose a fronte di miserabili e mediocri individui che ritengono il mondo appeso al loro uccello.

Che ne sanno loro del fatto che la nostra vita è una specie di autoscontro in cui bisogna essere addestrate ad evitare gli ostacoli. Parliamo di ostacoli che ti si schiantano contro pretendendo che tu li accolga a braccia aperte.

Pietre che rotolano, infami, infinite, in una lapidazione costante che non ci consente di esistere in serenità come accade a loro. Protetti dalle istituzioni, nei luoghi di lavoro, a fare branco con altri molesti dal sorrisino complice del dopo/stupro, a sogghignare del culo della tizia o del seno dell’altra tizia, le quali tizie invece tentano solo di esistere e di resistere avendo appreso l’arte del subire.

Perchè reagire in italia è proibito. Un paio di donne che hanno reagoto alle molestie per strada quest’anno sono state ferite con i coltelli. Reagire in generale viene considerato un gesto degno di amputazione della lingua.

Sono tutti lì a impartirti lezioni su come si deve essere femmine che accettano le molestie:

se non le accetti sei invidiosa;

se non le accetti sei una che ha poco senso dell’umorismo;

se non le accetti sei una che non sta allo “scherzo”;

se non le accetti sei una puttana.

E andando avanti di questo passo sai le risate, mentre sfumano le occasioni di studio e di lavoro e ogni possibile opportunità di esistenza a meno che non fai dichiaratamente la puttana, cosa che gli uomini molesti non gradiscono.

Con quelli che pontificano sulla santità delle donne che non la danno immaginando di essere ancora nel tempo in cui loro DEVONO provarci e le donne DEVONO resistere.

Ma chi l’ha detto che le donne devono stare sempre in trincea a resistere?

In ogni caso, eccola lì la verità. E se ci volete in R-Esistenza, poi non lamentatevi se qualcuna reagisce inventandosi giochi contro i maschi molesti.

Leggi anche:

La morale dei segaioli molestatori del web

Certi uomini ritengono che le donne nel web siano tutte puttane

By maraliberasettembre 16, 2010

La r-esistenza delle donne molestate – Femminismo a Sud

Molestie sessuali, colpita una donna su due - Cronaca - ANSA.it

 

Istat: vittime 10,5 mln italiane, più diffuse molestie verbali.

15 settembre, 22:03

Molestie sessuali e ricatti, vittime 10,5 mln italiane

Molestie sessuali e ricatti, vittime 10,5 mln italiane

 

ROMA - Una donna su due di eta' fra i 14 e 65 anni - nel complesso 10 milioni 485 mila - ha subito nel corso della sua vita almeno una molestia sessuale o un ricatto sul lavoro a sfondo sessuale. Piu' diffuse sono le molestie verbali (26%), i pedinamenti (21,6%), l'esibizionismo (20,4%), la molestia fisica (19%). Sono piu' a rischio - rileva l'Istat in un'indagine sulle molestie sessuali e i ricatti sessuali sul lavoro nel biennio 2008-2009 - le donne delle grandi citta' (64,9%) e nei comuni periferici (58%). Valori sopra alla media (51,8%) si rilevano per le donne del nord-ovest (57,2%) e del nord-est (54,3%); in particolare in Piemonte (58,9%), Lombardia (56,9%), Emilia Romagna (56,3%) e Liguria (55,5%).

L'indagine, frutto di una convenzione dell'Istat con il ministero per le pari opportunita', e' stata presentata oggi da Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell'Istituto, e da Simonetta Matone, capo di gabinetto del ministero guidato da Mara Carfagna. Negli ultimi tre anni, in particolare, sono state 3 milioni 864 mila (il 19,1% del totale) le donne di 14-65 anni ad aver subito almeno una molestia sessuale o un ricatto sessuale sul posto di lavoro. Le piu' colpite sono le ragazze di 14-24 anni (38,6%) che hanno il doppio delle probabilita' di subire una molestia, seguono le 25-34enni (29,5%).

PER 2,6 MLN LAVORATORI VITA D'INFERNO IN UFFICIO - Il 9% dei lavoratori che hanno lavorato con superiori, colleghi o persone a loro sottoposte, dichiara di aver sofferto, nel corso della vita, vessazioni o demansionamento o privazione dei compiti. In totale sono 2 milioni e 630 mila persone. Lo rileva un'indagine Istat, redatta sulla base di una convenzione con il Dipartimento delle Pari Opportunità, sul disagio nelle relazioni lavorative, presentata oggi a Roma. Il 6,7% dice di aver subito situazioni di disagio negli ultimi 3 anni, il 4,3% negli ultimi 12 mesi. A subire di più sono le donne, con il 9,9% nel corso della vita. Ci sono inoltre 7.948.000 di lavoratori che invece hanno vissuto situazioni di disagio caratterizzato però da frequenza e durata contenuta, ma una parte di questi, 198 mila, si possono definire "altamente a rischio", dal momento che sono state oggetto di comportamenti vessatori più volte al mese, ma per una durata inferiore a 6 mesi

Molestie sessuali, colpita una donna su due - Cronaca - ANSA.it

DIRITTI UMANI. Un appello a sostegno di Nessma | Delt@ News

 

DIRITTI UMANI. Un appello a sostegno di Nessma

Pubblicato il 16 settembre 2010 da Redazione Delt@

(Roma) L’appello parte da diverse associazioni (ARDHIS, leZ Strasbourgeoises e altre),  contattate da Nessma, tramite alcuni suoi amici francesi.

stalking Nessma è una giovane lesbica libica che ha subito gravi violenze e persecuzioni nel suo paese per la sua omosessualità. Sulla base della sua testimonianza, ha subito sevizie ricorrenti ed è stata terrorizzata da membri della polizia libica in seguito al fatto che la sua omosessualità è stata rivelata su internet. Da circa 6 mesi è rifugiata in Francia, dove  ha fatto domanda di asilo. La Francia ha iniziato una procedura per farla riammettere in Italia perché lei è titolare di una Visa italiana. Ma Nessma ha timore di venire in Italia dove membri della sua famiglia vogliono costringerla a un matrimonio forzato e dove rischia un’espulsione verso la Libia. Passato un certo tempo, se la procedura di riammissione in Italia non va a buon fine, starà alla Francia pronunciarsi sulla sua domanda d’Asilo.

L¹ARDHIS (associazione di aiuto alle/ai rifugiate/i LGBTI) è mobilitata sul suo caso ma non c’è ancora nessuno a Metz, dove vive, che la sostiene se non la coppia di amici francesi che la ospitano. L’associazione è intenzionata “a costruire una rete di solidarietà a più livelli:

1)Un sostegno sul posto a Metz e/o in prossimità:nell’immediato, il più urgente, è che Nessma esca dal suo isolamento e trovi sostegno umano e conforto sul posto a Metz o nelle vicinanze, che si tratti di associazioni o semplicemente persone solidali. La ragazza è molto provata per quello che ha subito in Siria e terrorizzata all’idea di ripartire per l’Italia o la Libia. Attualmente, Nessma non ha ancora nessuna possibilità di contatti diretti con persone o associazioni LGBTI, specialmente lesbiche a Metz, ma anche il sostegno di associazioni locali di difesa dei diritti umani o altre è benvenuto!

2) Una rete di sostegno associativo, nazionale, regionale e locale:l¹ARDHIS (associazione parigina che aiuta le/i rifugiate/i LGBTI) lavora sugli aspetti giuridici e inizia ad organizzare una rete solidale. Un sostegno giuridico, una solidarietà inter-associativa nazionale sono necessarie e noi siamo già alcune associazioni ad aver creato la rete. E’ fondamentale che le associazioni LGBTI del Grande Est (Alsazia, Lorena ecc.) siano presenti in questa rete solidale. E un sostegno sul posto a Metz o in prossimità sono assolutamente necessarie. Le persone e associazioni che assicureranno il sostegno sul posto non saranno ovviamente isolate perché altre associazioni sono attive.

3) Un aiuto per prendere contatti con associazioni italiane:nell’eventualità (temuta) in cui Nessma sarà costretta a ritornare in Italia, noi vorremmo prendere contatti con associazioni LGBTI e di difesa dei diritti umani in Italia. Per questo  cerchiamo persone che parlano italiano per aiutarci in questa presa dei contatti e contatti con associazioni LGBTI o di difesa dei diritti umani italiane.Per le risposte, l’indirizzo di contatto è: ardhis@ardhis.org ; http://lezstrasbourg.over-blog.com (fonte : scumlambda@no-log.org)

(Delt@ Anno VIII, n. 170  del 16 settembre 2010)     

DIRITTI UMANI. Un appello a sostegno di Nessma | Delt@ News

Maestra precaria invitata a dimagrire «La dirigente: sa, l'immagine è tutto» - Corriere del Veneto

 L'Ufficio Scolastico: fatto grave, faremo subito una verifica per capire come si sono svolte le cose

L'obesità, a scuola è visto come un problema (web)

L'obesità, a scuola è visto come un problema

BASSANO (Vicenza) - Insegnante precaria invitata a perdere peso perché «troppo grassa per lavorare». Ora l’Ufficio scolastico provinciale vuole vederci chiaro. «Faremo delle verifiche per capire come si siano svolti i fatti» - dice il dirigente Franco Venturella, definendo l’episodio «inammissibile». Non bastassero i tagli alle cattedre, ai precari della scuola conviene stare attenti anche alla linea, perché qualche chilo di troppo potrebbe risultare un «impedimento per il lavoro». La denuncia arriva da un’insegnante precaria, Domenica Di Biase, in un'intervista al Tgr Veneto della Rai. La maestra racconta di aver avuto, lo scorso sabato, un colloquio con la dirigente scolastica di un non meglio precisato istituto vicino a Bassano del Grappa. Dopo averle dato atto del buon punteggio in graduatoria, la dirigente le avrebbe consigliato di perdere qualche chilo: «Mi ha chiesto se ho mai pensato di dimagrire e ha sottolineato che il mio sovrappeso può essere un impedimento per il lavoro perché l’immagine è fondamentale per i genitori e per gli allievi - afferma l’insegnante - Lei preferisce avere insegnanti che non rischino di ledere l’immagine della scuola e della sua utenza. Ha aggiunto che, come me, è di origini meridionali e che per essere accettata in Veneto ha dovuto dare priorità alla sua immagine perché qui le imperfezioni fisiche non sono ben accette. Il mio sgomento è stato totale».

G.T.
14 settembre 2010(ultima modifica: 15 settembre 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

Maestra precaria invitata a dimagrire «La dirigente: sa, l'immagine è tutto» - Corriere del Veneto

Workshop di Sinistra, Ecologia e Libertà sul pensionamento femminile

 Postecipare l’età del pensionamento femminile di 5 anni è certamente giusto qualora le donne svolgano esclusivamente lavori esterni ma, quando le donne hanno la consueta doppia mansione di lavoratrici e di casalinghe, lavorare  5 anni in più appare discutibile.

Per chi fosse interessato, ecco un workshop di discussione sulla questione dell’età del pensionamento delle donne.

Quanto lavorano le donne? Campagna per la dichiarazione di TUTTI i lavori delle donne

In pensione a 65 anni, altri cinque anni in più di lavoro obbligatorio. Ora le dipendenti pubbliche poi questo Governo vorrà continuare sicuramente con tutte le altre. E’ un’inaccettabile ingiustizia verso le molte giovani che non hanno un lavoro sicuro e verso colore che fanno  lavori usuranti.

Due più due fa cinque quando si calcolano gli anni di lavoro delle donne, di tutte le donne: dipendenti pubbliche, private, precarie, disoccupate , casalinghe… Vogliamo rendere visibile e far contare ciò che viene dato per scontato e perciò nascosto.

Vogliamo dichiarare pubblicamente tutti i lavori che le donne svolgono:  produttivi e riproduttivi, retribuiti e gratuiti. Questi lavori tengono in piedi la società!

martedì 14 settembre 2010 15:22 - di redazione

Primo incontro nazionale a Roma venerdì 1 ottobre 2010 ore 15.00 presso la Provincia di Roma – Sala della Pace – Palazzo Valentini via IV Novembre, 119/

Sinistra Ecologia Libertà  Quanto lavorano le donne? Campagna per la dichiarazione di TUTTI i lavori delle donne

Sakineh: misteriosa intervista televisiva da Repubblica.it

Sakineh, figlio e avvocato
"Estorta la smentita su torture"

Sarebbe stata costretta a rilasciare l'intervista una donna che, a volto coperto, si presenta come Sakineh. L'intervistata nega di aver subito violenze e torture. Lettera aperta dei figli: "Non abbandonateci!"

Sakineh, figlio e avvocato "Estorta la smentita su torture"

TEHERAN -  È stata "estorta" l'intervista in cui una donna con il volto coperto che si presenta come Sakineh Mohammadi-Ashtani nega di aver subito violenze e torture in carcere: lo sostengono il figlio di Sakineh, Sajad, e l'avvocato Houtan Kian, citati dal Guardian online. "L'intervista è stata estorta e serve a preparare l'opinione pubblica iraniana per la sua esecuzione", hanno sottolineato i due.
"In realtà, per me è stato un grande sollievo vedere mia madre ancora in tv dopo un mese di completo isolamento, perché almeno ho scoperto che è ancora viva", ha detto Sajad, ricordando che a tutt'oggi non gli è stato consentito di visitare la madre in carcere, né a lui né al suo avvocato.
Nell'intervista, Sakineh ha nuovamente detto di aver lasciato che un suo conoscente uccidesse il marito. La donna, 43 anni, per questo era stata condannata nel 2006 a 10 anni di carcere. Poi era stata condannata a essere lapidata a morte perché giudicata colpevole di adulterio. Lo scorso 9 luglio l'Iran ha annunciato la "sospensione" della condanna a morte.
I figli alla Comunità internazionale: "Non lasciateci soli". "Aiutateci! Ci sentiamo soli e, tranne il nostro coraggioso avvocato Javid Hutan Kian, all'interno della Repubblica islamica siamo completamente abbandonati". È questo il disperato appello lanciato in una lettera aperta da Sajjad e Sahideh Ghaderzadeh, i due figli di Sakineh Mohammadi Ashtiani. La lettera è stata inviata ieri notte dall'avvocato della famiglia, Hutan Kian, ad AKI- AdnKronos International. Nella lettera aperta i figli denunciano di aver subito delle minacce, affermando: "gli agenti dell'intelligence, quando avevano fatto irruzione nell'ufficio del nostro legale, ci hanno minacciati, dicendoci chiaramente che, anche se un giorno dovessimo riuscire a salvare la vita di nostra madre, non avremmo comunque mai pace. Loro ci renderanno la vita insopportabile. Gli agenti hanno poi detto che l'opinione pubblica mondiale adesso è attenta alla vita di nostra madre, ma che, una volta calata l'attenzione, non ci sarà più interesse per questa vicenda e allora la nostra vita sarà rovinata". I figli di Sakineh, poi, hanno lanciato un appello alla Comunità internazionale: "La nostra unica speranza, oltre al nostro avvocato, siete voi in tutto il mondo. Le vostre pressioni esercitate tramite i media internazionali e la vostra vicinanza sono molto preziose per noi e vi supplichiamo di continuare a sostenerci. Non abbandonateci! Non lasciateci qui soli. Vi supplichiamo".

(16 settembre 2010)

Sakineh, figlio e avvocato "Estorta la smentita su torture" - Repubblica.it

Bravi a chiacchiere: Farah come Sakineh. Oggi il Regno Unito la consegna al boia. Da Giornalettismo.com

Farah come Sakineh. Oggi il Regno Unito la consegna al boia

pubblicato il 14 settembre 2010 alle 16:45 

La Ghaemi, accusata dalle autorità iraniane di aver fatto circolare copie dei Versetti Satanici di Salman Rushdie, sarà rimpatriata in Iran con i suoi due bambini e rischia la lapidazione.

Continua la nostra ricerca di storie di donne che nel mondo rischiano una condanna a morte proprio come Sakineh. Scopriamo così che il Guardian riporta il caso di una donna iraniana accusata dal regime di Teheran di aver fatto circolare copie dei Versetti Satanici di Salman  Farah come Sakineh. Oggi il Regno Unito la consegna al boiaRushdie e che rischia di essere frustata e lapidata se oggi avverrà il suo allontanamento forzato dalla Gran Bretagna.

INTOLLERABILE - Gerald Kaufman, parlamentare laburista di Gorton, da dove è partita la campagna mediatica per impedire il reimpatrio della famiglia, ha bollato come “intollerabile” la decisione di allontanare Farah Ghaemi, 45 anni e i suoi figli di 20 e 10 anni. “Questa donna sarà senza dubbio esposta alla possibilità di essere picchiata, torturata, imprigionata o lapidata – ha affermato Kaufman – questo è un regime estremamente crudele e pericoloso. Spedire una famiglia che comprende una donna vulnerabile in un posto come l’Iran mi sembra intollerabile“.

GOVERNO INGLESE SPIETATO - Il reimpatrio programmato arriva proprio quando crescono i timori per la sicurezza delle donne dissidenti iraniane dopo il caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani, che potrebbe affrontare l’esecuzione dopo essere stata condannata per un presunto caso di coinvolgimento nell’omicidio del marito e dopo aver ricevuto 99 frustate in carcere per “diffusione di corruzione e indecenza” per una sua presunta foto senza velo apparsa sul Times – foto che apparteneva in realtà ad un’altra donna. Kaufman ha scritto al ministro dell’immigrazione, Damian Green, ma fino a ieri non aveva ancora avuto una risposta. “Sono in Parlamento da 40 anni e non ho mai affrontato un governo, laburista o conservatore cosi spietato e indifferente verso casi di immigrazione individuale come questo” ha aggiunto.

GO HOME - I sostenitori temono che la famiglia Ghaemi, arrivata nel Regno Unito, dopo essere fuggita dall’Iran nel 2007, sia stata inclusa nei tentativi del governo di coalizione di noleggiare voli per far tornare i richiedenti asilo con i bambini nei loro paesi d’ origine il più rapidamente possibile. Nel mese di agosto, la donna era stata sottoposta ad un colloquio in cui le venne chiesto di tornare volontariamente in Iran altrimenti sarebbe stata allontanata con la forza. Lei rifiutò e venne informata che avrebbe ricevuto un provvedimento di allontanamento entro due settimane. Tutti i precedenti tentativi della famiglia di chiedere asilo nel Regno Unito erano falliti, ma gli avvocati adesso ci stanno riprovando per motivi nuovi, sostenendo cioè che il ragazzo di 10 anni è sottoposto ad una consulenza psicologica per i traumi sperimentati durante un periodo di lavoro presso il centro di detenzione di Yarl’s Wood. Donna Brown, rappresentante legale della famiglia, ha detto che non vi era stata alcuna valutazione dello stato mentale del bambino anche se lui aveva ricevuto una consulenza settimanale a partire da gennaio per il trauma subito durante la detenzione. Una domanda separata, inoltre, è stata effettuata per ottenere un provvedimento inibitorio contro il rimpatrio da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo.

IL LIBRO NOCIVO - La donna ha affermato di essere arrivata nel Regno Unito durante l’estate del 2007 per visitare parenti e per riprendersi dopo la morte del marito avvenuta in un incidente d’auto. Sottolinea che si sarebbero dovuti trattenere all’estero solo per uno o due mesi, ma che poi hanno ricevuto una telefonata dall’Iran nella quale li avvisavano che la loro casa era stata perquisita dalla polizia. Gli avvocati hanno già prodotto una copia e la traduzione del mandato d’arresto, dove è riportata la motivazione: “In relazione alla diffusione, la fabbricazione e la propaganda, contro il sistema sacro della Repubblica islamica dell’Iran, del libro nocivo dei Versetti Satanici“.

di Teresa Scherillo (makia)

Da Giornalettismo.com  Farah come Sakineh. Oggi il Regno Unito la consegna al boia