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venerdì 8 ottobre 2010

Mentre si fa a pezzi Chi L’Ha Visto, si attende con ansia il plastico del garage di Avetrana, con la benedizione istituzionale.

 

Particolari cruenti, analisi e controanalisi. Interviste a cugine disperate, piangenti, sfigurate da notti passate a singhiozzare. Inquadrature strettissime sul volto impenetrabile di Concetta. Pagine e pagine sul perché Concetta non piange e non offre scene di disperazione da rivendere al tg1, su cosa cela l’enigmatico volto inespressivo. Setacciamento dei filmati, dei cortili, degli androni, dei balconi, delle case allo scopo di trovare anche la più piccola traccia di disperazione spendibile nei pomeriggi televisivi di rai1, rai2 e canale5. Per non parlare di questi 42 giorni passati a mostrare a tutti le pagine del diario di Sarah, le interviste ad innocenti pasticcieri ed amici adulti chiamati in causa, spremuti prima dalla polizia ( a fin di bene) e poi dai giornalisti ( a fin di tiratura). Speculazioni ignobili sul carattere di Sarah messo sotto la lente d’ingrandimento deformante. Alla fine Sarah è risultata essere normalissima. Una normalissima ragazzina di 15 anni, anche molto calma, molto silenziosa. Ce ne sono di più sveglie ed autonome a quell’età. E chi di noi non ha mai detto di volere andare via, almeno una volta? Chi di noi non l’ha fatto senza, per questo, essere così stupidi da mettersi nelle mani di assassini? E infatti Sarah stupida non era. Non si è mai esposta al rischio.

Sappiate che vi è andata male, cari giornalisti istituzionalmente accettati. Sedersi in autobus accanto ad un senegalese o ad un rumeno è ancora sicuro. Non significa affatto esporsi al pericolo di essere stuprate ed uccise.

Continuano ad offrire zoomate sulle rughe, sulle macchie di grasso, sugli occhi azzurri del mostro ed io continuo a pensare che quello non sembra proprio il volto di un mostro. Mai come stavolta le teorie di Lombroso sono state sconfitte. Non un lampo celato di malvagità sul viso di quel contadino assassino. Si scava nella sua vita, si centellina, si smantella, si scompone, si cercano le molestie ad altre donne. Le molestie ad altre donne? Ma centinaia di uomini esprimono apprezzamenti molesti alle donne di passaggio. Centinaia tentano approcci. Tutti, tutti spiano (chi in modo più o meno evidente) scollature, sederi, gambe di passaggio. Per fortuna, non tutti sono potenziali stupratori di cadaveri di nipotine. E allora lasciamo stare, per cortesia. Lasciamo analizzare la personalità dell’assassino dagli specialisti, da chi può affermare quando un bravissimo padre di famiglia qualsiasi possa, eventualmente, nascondere i segni di disagio che un giorno esploderanno in un raptus e quando i segnali erano, invece, chiari e riconoscibili da tempo. Lasciamo spiegare quando un raptus è frutto di una psicopatologia e quando, invece, è il risultato di una cultura maschilista che potenzia la pericolosità di personalità prepotenti e legittima l’identificazione della “donna” con il “corpo della donna” in versione idealizzata attraverso la continua esibizione di lolite perfette che sfrecciano sui banchi di programmi satirici o improvvisano mossettine (che, mi spiace, non sono minimamente paragonabili alla danza) in qualsiasi trasmissione del giorno o della sera.

Intanto si spreme la faccenda per quanto possibile. La si spreme nei pomeriggi sul “due”, coi post-Cucuzza sull’ “uno” mentre i vari Pigi Battista saltano alla gola di Chi L’Ha Visto. L’unica trasmissione che faccia qualcosa per sbattere sotto gli occhi di tutti il fatto che il femminicidio non è un episodio occasionale. Chi L’Ha Visto è l’unico ad aver alzato la voce per dire “Le bambine di 11 anni non scappano da sole, neppure le ragazzine di 15! Le mamme non abbandonano improvvisamente i figli senza dare più segni! Le ragazzine non si suicidano dandosi fuoco e incolpando innocenti sul letto di morte! Finitela di archiviare le scomparse e di scaricare coscienze e responsabilità!”. Chi L’Ha Visto è scomodo perché sbatte in faccia il dato che l’orrore è quotidiano. Le donne scomparse sono decine all’anno. Non sono tutte squilibrate. Non si sparisce da casa in pantofole, senza cellulare, senza denaro, coi bambini piccoli ancora nei lettini, in attesa di trovare la colazione pronta al risveglio. Chi L’Ha Visto è scomodo perché è l’ennesima trasmissione di rai3, l’ennesima trasmissione bolscevica condotta da una giornalista bolscevica e in rapporti troppo amicali con un magistrato scomodo come Henry John Woodcock. Non importa che fosse stata proprio una giornalista del Corriere della Sera a chiamare la madre di Sarah in piena diretta su rai3 per chiedere conferma dei rumors sul ritrovamento del cadavere della figlia.

Se pure Chi L’Ha Visto avrà sciacallato, almeno fa del bene a tantissime famiglie e singoli abbandonati da tutti. Pensiamo a chi sciacalla senza fare del bene a nessuno.

Intanto la vicenda della 15 enne Sarah, adottata da tutta Italia ( tranne che da qualche troll bastardo e dai coriacei misogini negazionisti della violenza sulle donne) serve da prologo all’ennesima trasmissione sui poveri papà allontanati dalle ex mogli e dai figli. Serve a vendere una legge (il condiviso-bis) che non si dice a nessuno che farà ancora più vittime tra donne e bambini e che consentirà ai pochi padri internettiani che l’hanno chiesta di ottenere la loro vendetta legalizzate sulle ex compagne, tacendo il dato secondo cui la reale maggioranza dei padri italiani non ha tempo per per prendersi a casa i figli e non chiede affatto il condiviso. La morte di Sarah non sta affatto servendo allo scopo, ovvero a mettere a fuoco l’orrore che può nascondersi persino nella normalità. Non sta servendo allo scopo di generare allarme sulle violenze sulle donne. Non sta servendo allo scopo di gridare una bel “basta” allo sfruttamento dei corpi nello spettacolo televisivo istituzionale e benedetto persino dalla chiesa. Non sta servendo allo scopo di insegnare ai bambini, ai ragazzini, alle donne giovani o anziane come difendersi anche dalle avances di un parente stretto.

Sta servendo, invece, al solito scopo di arma di distrazione di massa.

Mentre si indaga nelle viscere di Avetrana e si fa a brandelli l’ennesimo programma “di sinistra”, ci aspettiamo almeno una ventina di puntatone di Porta a Porta con un bel plastico del garage dove la ragazzina è stata uccisa, certi che il Corriere benedirà l’iniziativa.

Sarah è l’eccezione, per i media nazionali.

La normalità ignorata, invece, è quella che era invisibile prima ed è ancora invisibile oggi: le donne continuano a morire per mano maschile, per mano di ex, per mano di spasimanti, per mano di conviventi. Continuano ad essere ferite a picconate, a colpi di ferro da stiro, a coltellate e in tutti i modi che la fantasia omicida suggerisce.

Intanto per l’infanticidio di Trento, senza un corpo, senza un movente, senza un’arma del delitto, su mere prove indiziarie, si incarcerano persone presumibilmente informate dei fatti (nella insussistenza del pericolo di inquinamento delle prove e del pericolo di reiterazione del reato); per un femminicidio che sembra del tutto premeditato, con un cadavere, con chiarissime prove ambientali, con mattonelle ed igienici distrutti da una testa spinta da una mano omicida per essere fracassata, con prove di alibi che non reggono, con prove di moventi chiarissimi, ci sono uomini assolti in appello con formula piena.

Chi è davvero senza colpa, scagli la prima pietra!

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