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lunedì 18 ottobre 2010

Le bufale anti-donna.2 – La scomparsa dell’antico “farabutto” in favore delle madri degeneri. Figli abbandonati.

 

nim-vr148 Il movimento mediatico dei padri (di cui abbiamo trattato a scopo illustrativo nell’introdurre la nostra campagna di debunking  o confutazione delle bufale anti-donna nel primo paragrafo che trovate qui )  tiene molto a dimostrare che la figura materna sia stata sopravvalutata a svantaggio di quella paterna. Ci tiene al punto da favorire la diffusione su larga scala di testimonianze negative sui comportamenti femminili e la scomparsa delle testimonianze negative sulla figura genitoriale maschile. Queste testimonianze su madri degeneri potrebbero essere esagerate o strumentali ma, di certo, molto di rado sono smentite dalle dirette interessate. Le mamme sembrano trovare ben poco spazio in rete, ultimamente. La rete stessa è invasa da siti che parlano di paternità. Lo scopo è quello di ammaestrare l’opinione pubblica e creare un “luogo comune” e difatti, nonostante l’esperienza ci  ponga di continuo davanti a tutt’altra realtà, non si contano più gli uomini e le donne stesse che si battono in difesa dei diritti dei padri, convinti che le “stronze” siano molto più diffuse di quanto non siano davvero.

Non c’è altrettanta difesa delle madri che hanno fatto di tutto per favorire un buon rapporto tra ex mariti e figli ma che sono state, invece, abbandonate alla loro sorte, prive di supporto economico e di collaborazione educativa.

Che fine hanno fatto queste madri? Crollate nelle ultime pagine dell’indicizzazione di Google? Censurate da televisioni, quotidiani e riviste? Verosimilmente sono state abbandonate alla loro solitudine e non hanno il tempo né i mezzi per sfogare la propria rabbia su internet.

Ma non sono solo le madri, anzi, per la precisione le brave madri, ad essere scomparse dai mezzi di comunicazione di massa. Si sono magicamente volatilizzati anche i padri degeneri o anche semplicemente gli uomini per nulla intenzionati a fare i padri. Sono scomparsi i classici “farabutti” di una volta, quelli che si giustificavano dietro le vocazioni naturali del maschio mammifero, ovvero procreare casualmente ed a ripetizione con più femmine della stessa specie.

La celebrazione dei “padri seriali” continua ma solo allo scopo di omaggiare “la virilità” (noi diremmo, piuttosto, la vitalità spermatica) perché, si sa, un uomo che abbia una sessantina di figli è ammirevole ed invidiabile, una donna che abbia tre figli da tre padri differenti è una poco di buono.

Da Panorama.itMi piacciono le mie donne”, ammette l’anziano proprietario terriero, “però non ne amo nessuna. L’amore è un pericolo. Proibisco anche a loro dirmi che mi amano.” Non le amerà ma di certo non fa mancare loro il sostentamento. Lo stesso non si può dire per moltissimi “devoti” papà italiani, che dell’obbligo al mantenimento dei figli e a come sfuggirgli hanno vere e proprie ossessioni paranoidi.

Le leggi della natura sono sempre state stravolte a piacimento dal genere umano. Quando serve potersi volatilizzare all’orizzonte, “il maschio è cacciatore” destinato ad inseminare quante più donne è possibile, tanto poi a mettere al mondo e crescere i pupi ci pensano loro. Adesso, invece, il maschio cacciatore è quasi posto sotto silenzio ed il Paese sembra essersi popolato di aspiranti ”mammi”, che mettono in dubbio, stavolta, il ruolo femminile e ne rivendicano le prerogative. Padri aspiranti mammi ma anche moltissimi padri (di stampo più maschilista) aspiranti patriarchi, che rivendicano ruoli educativi complementari anche in famiglie, ormai, allargate. I secondi dovrebbero prendersela più con i moderni testi di pedagogia che con fantomatiche leggi femministe (inesistenti) perché se la figura del patriarca che detta le regole e castiga è caduta in disuso è a causa del mutare stesso della società verso un maggiore permissivismo ed una struttura familiare più elastica e a causa degli studi pedagogici che rivalutano modelli educativi “morbidi”, che conducano per mano i piccoli alla scoperta del mondo.

Spariscono, quindi, i seduttori seriali che si rifiutano di fare i papà e contemporaneamente rifiorisce la battaglia contro l’aborto. Vogliamo futuri eserciti di senza nome, abbandonati o futuri eserciti di madri singles con prole e nessun aiuto dallo Stato? Pensiamoci perché, purtroppo, non tutti i papà sono esempi di abnegazione e devozione.

Ben 4 padri assenti su 10, tra i casi recensiti dall’associazione Salvabebè-Salvamamme, infatti, sono italiani benestanti e professionisti che rifiutano di riconoscere figli avuti da donne straniere ed extracomunitarie.

In troppi uomini italiani si radicano assurdi preconcetti sulle donne straniere, soprattutto su quelle dell’est, che nelle fantasiose testimonianze sarebbero più disposte ad avventure sessuali leggere e meno interessate a “sistemarsi” mirando ad uomini benestanti. Ovviamente non è così. Le donne mirano alla stabilità per istinto naturale tanto quanto “l’uomo è cacciatore” (fatte salve le dovute eccezioni), non dovrebbe essere più un mistero per nessuno. Perché i naturali istinti valgono per gli uni sì e per le altre no, secondo necessità?

Le bufale da bar hanno avvelenato i rapporti tra i sessi per secoli e continuano a fare danni dipingendo a certe menti maschili, tra le meno inclini al pensiero critico ed intellettuale, delle realtà fumettistiche ed immaginarie.

Troppi figli abbandonati dai loro padri italiani"

 

Sono oltre mille le donne che si sono rivolte all'associazione Salvabebè- Salvamamme,

attiva a sostegno delle madri in difficoltà. Il 74% sono straniere,

soprattutto del Sud America e dell'Est europeo. Si ritrovano sole perché i padri

(italiani in 4 casi su 10) rifiutano di riconoscere i figli. "Spesso - spiega Salvabebè - la

donna non chiede per paura il test di paternità" di Antonia Ilinova

 

ROMA - A volte mamme non per propria scelta, perché vittime di violenza. A volte

ragazze abbandonate, illuse da uomini che si rifiutano di fare da padri ai figli che

hanno concepito. Oppure coppie che, prive di un lavoro o di una casa, faticano a gioire

dell'arrivo di un figlio. Perlopiù immigrati, tutti costretti a vivere una quotidianità

difficile, ma con il desiderio di garantire ai figli una vita migliore. Sono le persone che

si rivolgono all'Associazione I diritti civili nel 2000 – Salvabebé/Salvamamme,

che ieri ha presentato il dossier “Figli di Dee minori?”.

L'Associazione assiste attualmente circa 1300 donne in gravidanza o neomamme e

1500 bambini. “Quasi il 45% delle donne che seguiamo è stata abbandonata dal

partner prima o immediatamente dopo la nascita del bambino, – racconta Maria

Grazia Passeri, presidente di “Salvabebé – Salvamamme”– ogni giorno siamo

testimoni di storie estremamente drammatiche, a volte atroci. C'è sempre un comune

denominatore: “lui” se n'è andato, sono rimasta senza casa, senza lavoro, senza

risparmi, senza il mio amore, la mia famiglia è lontana e sono incinta".

Di fronte a questa realtà Passeri si è chiesta: “Stanno nascendo figli di Dee minori?

C'è un sommerso di discriminazione verso la donna immigrata e il figlio che si è avuto

da lei?”. Da queste è altre domande è nato il dossier che denuncia i casi di mancato

riconoscimento e di abbandono affettivo ed economico del figlio da parte del padre. Le

statistiche sono state fatte su un campione di 1107 donne. Il 74% sono straniere.

Provengono per lo più dal Sud America (323), dall'Est Europa (255), dall'Africa (169)

e dall'Asia (53).

Il 40% dei neonati sono abbandonati da un padre italiano e di loro il 15% ha la

mamma straniera. “Generalmente – dice Maria Grazia Passeri – il papà italiano è un

uomo benestante, professionalmente affermato. Le donne non vogliono sottoporre l'ex

partner all'esame della paternità per paura che il figlio li venga tolto”.

Alla presentazione del dossier c'erano mamme sole, che si erano trovate costrette a

dormire alla stazione centrale con il loro bambino di 10 mesi, neonati che avevano

trascorso notti all'aperto, ammalandosi di polmonite.

Grazie al volontariato, alle offerte e ai fondi della Regione Lazio “Salvabebé-

Salvamamme” aiuta le donne in difficoltà e i loro bambini offrendo gratuitamente

indumenti e prodotti per l'infanzia di ogni genere, sostegno psicologico, assistenza

medica e legale. Attualmente l'associazione ha due sedi, una a Roma e una a

Frosinone. Inoltre a sostegno di chi abita in piccoli centri c'è un “Camper

Salvamamme” che si sposta per l'intero territorio laziale.

Alessandra Mandarelli, assessore alle politiche sociali della Regione Lazio, è

impegnata personalmente a sostegno del progetto. “Visto che le risorse non sono

sufficienti per aiutare tutti - ha detto – invito le famiglie benestanti ad adottare una

mamma e il suo bambino da noi assistiti”.

 

SPORTELLO SALVAMAMME

Roma – via Attilio Friggeri 57-61; telefono 06.35403823 – 06.35404351;

Frosinone – via Fedele Callosa 1; telefono 348.5534204

Numero verde: 800.283.110 (24 ore su 24)

www.salvabebe.org

Fonte "Troppi figli abbandonati dai loro padri italiani"

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