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sabato 18 settembre 2010

La bislacca teoria sul nazifemminismo, ovvero come mescolare vari ingredienti storico politici per farne un minestrone: ricetta.| Valentina Tomasini

 

Ultimamente un dibattito mi appassiona e mi irrita i polpastrelli a più non posso. Il dibattito su coloro che hanno trasformato le donne in nazifemministe. Una pagina fake chiamata "NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE" diffonde da qualche tempo post e articoli di dubbia provenienza, affermando la radice nazista del femminismo. Questa pagina è solamente la punta dell'iceberg d'un movimento che si è sparso in rete a macchia d'olio, numerose infatti sono le pagine e i siti clonati.

Le femministe sarebbero quindi comuniste (?), e utilizzerebbero metodi violenti e per strappare i figli ai padri amorevoli. A quanto pare una donna che denuncia maltrattamenti è una nazifemminista, così come colei che chiede il divorzio, strumento del potere femminile per distruggere la sacralità della famiglia. Ah! Il femminismo è pure causa di episodi come quello della donna di Trento, che si è vista portare va la figlia dopo il parto. Da non dimenticare inoltre che pare che il 90% delle denunce per abusi sessuali siano false, che l'Italia sua il Paese più sicuro del mondo per le donne, e che la maggior parte delle donne faccia violenza sui mariti, se sono femministe poi non ne parliamo, sarebbe un massacro. Secondo l'idea riportata da questi uomini afflitti, che peraltro pongono il femminismo alla stregua di maschilismo e razzismo, i centri antiviolenza sarebbero dei focolai di femmine incarognite e misandriche. Femmine che avrebbero come scopo ultimo lo sterminio simbolico del genere maschile e la supremazia delle donne nel mondo.  

Un progetto ambizioso! (Immagine della Medusa mitologica che appare silenziosamente nella mia testa, non chiedetemi il perché).

Eh!, oh!, beh!, aspettate un attimo, mi pare che il divorzio sia un diritto di entrambi i sessi, cioè, mah!, vabbè. Forse erano meglio le sane vecchie tradizioni di una volta; dove il divorzio non esisteva e c'erano strumenti sicuramente migliori per sbarazzarsi di una moglie petulante e racchia, a suon di ripudio e delitti d'onore, o semplicemente si scendeva al bar dell'angolo a comprare le sigarette e non si tornava più. In ogni caso lei aveva poco da fare, o era morta o era disonorata, ragazza madre con figli a carico e un lavoro in nero sottopagato. Effettivamente era molto più semplice, accidenti a noi che vogliamo complicare le cose.

Tornando a questo famoso termine de nazifemminismo: fu coniato da uno sconosciuto (non ha manco una pagina wikipedia) professore di economia (che c'azzecca un economista in una teoria che si potrebbe definire d'interpretazione di un fenomeno storico/sociale?) dell'università di California a Davis, Tom Hazlett, e volgarizzato da un singolare conduttore di talk-show radio, Rush Limbaugh. Quest'ultimo, conservatore fino al midollo, comincia la sua brillante carriera di politologo e analista in un programma che non prevedeva ospiti e si basava unicamente sull'opinione dello stesso. Un illuminato del dibattito alla pari del nostro presidente del consiglio (le minuscole sono d'obbligo), qualcuno a cui piace confrontarsi insomma.

Il senso di questa parola rivoluzionaria sarebbe, secondo un sito gestito da questi padri maltrattati;

"feminazi: una femminista militante o radicale, percepita come intollerante verso le idee altrui."

"Il nazismo proclamava i tedeschi vittime degli ebrei in modo da poterli odiare e colpire.  Allo stesso modo il nazi-femminismo proclama le donne vittime degli uomini, inventando termini quali “femminicidio” per definire quel 20% degli omicidi nei quali la vittima è un essere umano di sesso femminile, e falsificando le statistiche arrivando a sostenere falsità assurde quali “la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne”. Secondo l’ideologia nazi-femminista la famiglia deve essere distrutta: aborto, divorzio, false accuse, bambini chiusi in centri femministi, bambini alienati, bambini esposti a materiale sessuale in modo da costruire calunnie pedofile…

Molte femministe sostengono che il termine nazi-femminismo sarebbe solo un tentativo di marginalizzare il proprio pensiero e la propria attività politica.  Tuttavia, le stesse parole di molte ideologhe femministe, inneggiando alla superiorità femminile ed allo sterminio maschile, ricordano l’ideologia nazista."

o ancora:

"La struttura familiare al centro della società è un punto di contatto che fa decisamente pensare ad una connessione tra il neofemminismo e il nazifascismo, giacché attaccando e partendo da esso si può ampiamente influenzare efficacemente una società, sia che essa sia occidentale o orientale.

L’idea della famiglia come la sintetizzazione di un sistema produttivo e riproduttivo controllato era presente nelle idee del nazifascismo, che presentava l’idea di massimizzare la produzione di un nucleo familiare, ponendo come punto cardine il padre che produce la ricchezza finanziare e la fedeltà allo stato sia in pace che in guerra, rappresentandosi come un fuhrer casalingo (fuhrer significa condottiero, quindi assumendo il ruolo di guida familiare), indi ponendo la prole come il futuro produttivo e fedele del paese e la madre come meccanismo di riproduzione della ricchezza proletaria."

Sebbene "non esistano reali elementi storico politici che possano collegare la follia nazista a quella, degli ultimi 50 anni, del nazifemminismo"  questa bislacca teoria è data per vera e il termine è ampiamente diffuso nel web.

Primo: partiamo dal fatto che il nazismo sia stato un'ideologia che sposava elementi cattolici e pagani appoggiando una visione propriamente patriarcale e razziale dei ruoli familiari. La donna "regina" del focolare, riproduttrice di ariani e esclusa dalle decisioni politiche, e l'uomo attore privilegiato del mondo politico, cittadino nell'originario senso del termine, dotato di diritti e doveri.

Secondo: ricolleghiamo l'ideologia al contesto storico, quello di un'epoca di nazionalismi feroci e di guerra. I due elementi hanno influenzato tutti gli stati coinvolti nel conflitto, trasformando effettivamente la famiglia in luogo di produzione massiva di forza lavoro, piccoli soldati da spedire al macello europeo. La donna in tutto questo si ritrova ancora confinata al ruolo di protettrice dei valori familiari patriarcali, immagine di abnegazione e sottomissione al pater familias e alla patria, in una struttura sociale rigidamente controllata che riproduceva su scala nazionale i ruoli familiari. Il Furher o il Duce erano in effetti i padri della nazione.

D'altronde questa situazione è spiegata abbastanza bene anche negli articoli che diffondono l'ideologia sul nazifemminismo. Ciò che non si capisce in effetti è il collegamento tra questi due fatti ideologicamente distanti. Il primo fu una dottrina politica nazionalista, centrata sulla purezza della razza e sull'odio antisemita, con una riconoscibilissima impronta maschilista. Maschilismo che piazza appunto la femmina come animale da riproduzione, animale preferibilmente pudico all'esterno delle mura di casa e sottomesso ai desideri del marito. Associata all'eugenetica, questa pratica assomiglia un po’ all'allevamento di giumente da riproduzione.

Cosa ci faccia il femminismo qui dentro continuo a non capirlo, il termine è infamante e pericoloso, oltre che decontestualizzato. Non capisco inizialmente come si possano associare la visione della famiglia su modello nazista alla concezione femminista della stessa, se di concezione si può parlare. Quale assurdo malfunzionamento cerebrale può immaginare che il femminismo consideri la famiglia su modello cristiano (madre+padre+figli) una fabbrica di prole ? Eppure a me risultava che i diritti di aborto e contraccezione fossero battaglie eminentemente femministe, atte a scongiurare, appunto, l'idea della donna come utensile da cucina, all'occorrenza forno. Queste battaglie furono fatte perché ogni donna avesse il diritto, e non l'obbligo, di disporre di se stessa e della sua sessualità. Oltre a fare figli con chi vuole.

La questione della figura del padre come produttore della ricchezza familiare è ancora più semplice. Sebbene gli abili manipolatori la rigirino come un'ideologia femminista, il padre che produce ricchezza (NB: che mantiene moglie e figli) fa sempre parte di quel sistema patriarcale. Il pater familias che dispone delle economie della famiglia è una minaccia per le donne, non solo femministe. Egli provvede a nutrire il suo focolare e controlla ogni spesa, ciò che entra e che esce. Per secoli questo modello ha mantenuto le donne sotto scacco, perché questo padre può diventare aguzzino; può rifiutare di dare soldi per una ragione o per l'altra, può ricattarti, molestarti, violentarti. Le donne che vivevano (e vivono ancora in molte zone del mondo e probabilmente anche in Italia) sottomesse al pater non disponevano di se stesse, delle loro doti, dei loro figli. L'ideologia voleva che la donna fosse una bambina, da proteggere e punire, da addestrare al ruolo di schiava domestica. E bambina rimaneva, l'educazione per signorine ce la metteva tutta per preparare giovani vergini ignare, che sapevano cucire e cucinare, suonare uno strumento, cantare e danzare con armonia. Vergini della vita appunto, per nulla preparate al padrone a cui il padre padrone le affidava all'altare. Che per la maggior parte finivano stuprate durante la notte di nozze, in ogni caso non sapevano nulla di ciò che accadeva loro.

Oggi questa figura paterna non è del tutto estinta, casomai è rimasta sepolta nell'immaginario comune.

I padri separati si lamentano in realtà dell'idea del padre economicamente più forte, costretto cioè in caso di divorzio a provvedere al mantenimento economico di moglie e figli. Il dibattito, se affrontato in modo serio, potrebbe essere fruttuoso e rivelare le battaglie che uomini e donne devono ancora assolvere allo scopo di migliorare le leggi sul divorzio e sull'affido.

Affrontato a modo loro questo problema diventa opposizione, calunnia, accusa. Se l'ex marito è ancora colui che mantiene l'ex moglie vuol dire ancora una volta che i salari di uomini e donne, a parità di mansione, rimangono sostanzialmente differenti. Se le donne sono pagate meno è colpa delle femministe ? O siamo ancora nei vecchi schemi patriarcali letti qui sopra ? Forse c'è un tentativo incosciente di mantenere il sesso femminile in posizione di debolezza economica ?

Perché per essere sincera spero di non trovarmi mai in una situazione di ricatto economico da parte di un ipotetico ex marito, vista la tendenza  odierna, che si manifesta tramite questi siti, di criminalizzare l'ex moglie. Utopicamente sarebbe bene che si garantissero a entrambi i coniugi tutte le possibilità di vivere con dignità dopo un divorzio. Le grida di queste associazioni di padri, che inneggiano a un ritorno al "maschio", non sono grida di sofferenza. Sono urla violente contro ogni principio di parità che il  maledetto ventesimo secolo ha lasciata in eredità, sono la riappropriazione dell'uomo sulla donna, sono la revisione storica della vita di milioni di donne che si sono ribellate alla loro posizione sottomessa per strappare (sì strappare) con i denti uno straccio di diritto. E ogni volta, (il voto, il divorzio, l'aborto, la violenza sessuale), queste donne sono state chiamate lesbiche, castratrici, streghe, frustrate.

Il discorso di questi uomini è aberrante ed è bene scriverci sopra, dire la nostra, vecchie e nuove femministe, vecchie e giovani donne. Non cediamo ai ricatti psicologici, alle rivendicazioni inventate, i compromessi si fanno con i giusti e non con i boia. E di uomini giusti ce ne sono, ma non su questa pagina.

PS: per quanto riguarda questo articolo, (e qui mi rivolgo ai lor signori)

http://www.comunicazionedigenere.com/2010/09/18/violenza-donne-dati-veri/

Io sono dell'opinione che i dati statistici vadano usati con le pinze e non vomitati continuamente sui siti, perché poco credibili e facilmente manipolabili. Però non si è mai pensato che accostare i dati dell'Italia a quelli, per esempio, degli USA, sia un tantino una stronzata ? Voglio dire qual è la demografia degli Stati Uniti e quale quella italiana ? Senza contare che le violenza domestiche in Italia continuano a non essere denunciate, i panni sporchi si lavano in casa no ?

Per farvi un'idea del fenomeno ecco qui le fonti:

http://www.nazifemminismo.info/nazi_archives/origine-del-termine/

http://www.nazifemminismo.info/nazi_archives/la-struttura-familiare-al-centro-della-societa-e-un-punto-di-contatto-che-fa-decisamente-pensare-ad-una-connessione-tra-il-neofemminismo-e-il-nazifascismo/

e le pagine incriminate (presumibilmente gestite da uno stesso gruppo di persone e che si collegano a vari siti):

http://www.facebook.com/noviolenzadonne?ref=search

http://www.facebook.com/lapasqua?ref=search    (eh sì pure la pagina sulla pasqua)

http://www.facebook.com/bentornato.pater.familias?ref=sgm

http://www.facebook.com/centriantiviolenza

http://www.facebook.com/movimentoperilpadre

http://www.facebook.com/misandria.stop?ref=sgm

Simpatica vignetta sulle nazifemministe.

pubblicata da Valentina Tomasini il giorno sabato 18 settembre 2010 alle ore 23.19

Fonte: http://www.facebook.com/notes/valentina-tomasini/la-bislacca-teoria-sul-nazifemminismo-ovvero-come-mescolare-vari-ingredienti-sto/435744779059

4 commenti:

  1. Caro Davide Insinna le chiacchiere stanno a zero.

    Quei gruppi sono di Gianni Furlanetto e di Vincenzo Spavone della Gesef (ass.ne Genitori Separati dai figli).

    Ma tu, sapendolo, non hai il coraggio di una vera denuncia alla autorità giudiziaria.

    Se loro sono certamente dei facinorosi, sappiamo che per te è solo questione di affari.

    Lo denota la tua associazione che ha solo uomini ai vertici e nessuna donna.

    Così appartiene all'ovvio che Tu, Furlanetto e la Gesef abbiate costumi analoghi.

    Quando ti iscriverai alla Adiantum e alle associazioni che statutariamente coprono gli abusi e la violenza contro i minori ne avremo la certezza.

    Io ti ho ben visto all'opera, prono ad ogni tipo di pettegolezzo, anche se proveniente da pseudonimi anonimi.

    Questo blog è una ennesima mistificazione.

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  2. Cara Lorendana Morandi, io non sono Davide Insinna. Davide Insinna non fa parte di questo blog, io non faccio parte della sua associazione la quale associazione non è a scopo di lucro ma piuttosto fonte di spese a vuoto e tu hai scritto una serie di sciocchezze enormi e pure cattive.
    So chi sei, so che ogni tanto scrivi qualcosa di giusto ma che sei anche famosa per essere non propriamente lucida.
    Se non sai le cose non scriverne, grazie.
    Non credo proprio che tu abbia visto Insinna all'opera e sappi che hai anche postato una mia nota sul tuo blog (senza mai chiedermi il permesso, per altro). So bene chi sono le persone di cui parli e sia io (che sono una donna) che Davide (che è solo un amico) siamo sulla posizione opposta rispetto a questi.
    Pubblico questo commento solo perché tu ti renda conto di stare sbagliando (speriamo).
    Sperando che tu lo capisca...
    Ciao!

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  3. Certo che è un bell'insulto mettere me e certa gente sullo stesso piano, visto che ho aperto il blog proprio per svelare le loro mistificazioni ma so che non sei molto lucida, per cui per ora ti pubblico,ti chiarisco le idee (spero) e ti perdono.
    Non ho tessere, non faccio parte di associazioni ma l'ultima associazione della quale potrei mai far parte è quella che hai nominato, stai pur certa.

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  4. bel post. dico sul serio. sono giorni che cercavo qualcuno che scrivesse di questa incredibile assurdità del nazi femminismo. Non ne potevo più(anche i siti che parlano di questa cretinata come se fosse vera sono sempre di più).
    sono solo un mucchio di maschilisti pazzi da legare.

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