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lunedì 27 settembre 2010

Donne, datevi una svegliata. Ci stiamo rimettendo salute, vita e libertà!

 Ricordiamolo, perché il revisionismo maschilista sta facendo l’impossibile per distorcere anche questa verità:  femminismo e maschilismo non sono le due facce della stessa medaglia. Il primo è un movimento (divenuto, ormai, quasi solo un atteggiamento mentale), che propugna i pari diritti, le pari opportunità di scelta, la pari dignità tra donna e uomo; il secondo è un atteggiamento mentale, di recente divenuto vero e proprio movimento, anche se i rami che lo compongono hanno deciso di definirsi "associazioni maschili" per meglio mimetizzarsi e non raccogliere su se stessi la pubblica riprovazione. Per questo stimo quasi di più Salvatore Marino di Maschio 100x 100 che, almeno, ha il coraggio delle proprie idee e non tenta vili operazioni mimetiche. Eppure, se leggete i contenuti dei vari siti maschilisti o “maschili” antifemministi, constaterete la loro sostanziale identicità.

MarinoLui lo dice chiaramente, anziché usare la parola “paritarismo” nascondendone la distorsione del significato come fanno movimenti più subdoli che si fingono moderati, come Uomini3000: pari opportunità sì ma al contrario, ovvero volte alla tutela del maschio.

 

maschilismononesisteedQui, invece, ammiriamo uno splendido esempio di menzogna e tentativo di mimetismo e di negazionismo. L’unica cosa che l’amministratore di questa pagina ha dimostrato è di mentire.

 

Salvatore MarinoE ringraziamo di nuovo Salvatore Marino per la sua onestà

 

Il femminismo non è una parolaccia, non è qualcosa di cui vergognarsi, non nasconde sentimenti ignobili come la volontà di assoggettare l’altro, anzi, chi ha bene aperti gli occhi avrà capito che, mai come in questo momento, dopo decenni, del femminismo c’è una grande necessità. Soprattutto della sua guida per accompagnare alla fisiologica crescita della società verso una fase di più matura consapevolezza dell’uguale importanza del genere maschile e femminile, senza gli scossoni e i bruschi tentativi di ritorno al passato messi in atto da minoranze di privilegiati che non si arrendono all’idea di perdere un piccolo pezzo del proprio potere e di fare spazio a tutti.

è bello leggere il fermento vivere in tante giovani donne che come me e come Lunetta Savino si sono scontrate con la differenza tra l’essere state allevate alla parità nelle proprie famiglie ed essersi affacciate alla società scoprendo che la parità era illusoria.

Ma ancora più illusoria è l’idea di un ritorno al patriarcato attraverso una serie di leggi volte a forzare le donne a sottomettersi agli uomini che hanno avuto l’ingenuità di sposare, per cui, cari maschilisti, smettete di illudervi: non andrà mai come voi sperate.

Donne, siate "Libere". E femministe- La Stampa.it

 

Le protagoniste dello spettacolo "Libere" Isabella Ragonese e Lunetta Savino

A Torino e a Milano lo spettacolo delle Comencini: in scena due attrici di diverse generazioni

SIMONETTA ROBIONY

ROMAragonese_savino01g
Va in scena venerdì al teatro Carignano di Torino e domenica al Franco Parenti di Milano Libere, il testo scritto da Cristina Comencini e messo in scena dalla sorella Francesca a Roma, a luglio, con un lungo dibattito finale davanti a un pubblico molto interessato. Libere, il confronto tra una donna matura e una molto giovane, è uno dei primi atti di «Dinuovo», un'associazione di donne che vorrebbe riportare all'attenzione pubblica la questione femminile. All'attenzione privata, quella delle singole donne, il problema è sempre stato presente, anche in questi anni di apparente silenzio.
Ancora una volta, a interpretare questo dialogo scritto alla maniera degli «essai» francesi, sono Lunetta Savino, al momento in partenza per recitare a Parigi i versi di Alda Merini, ma anche sul set di Bar sport, il film da Stefano Benni, e Isabella Ragonese, ex madrina della Mostra di Venezia, oggi a Torino sul set di Il giorno in più accanto a Fabio Volo.
Nessuna delle due, per ragioni diverse, ha partecipato attivamente al movimento femminista degli Anni Settanta: una perché presa dal lavoro in teatro, l'altra perché non era ancora nata. Entrambe, però, hanno sentito l'esigenza di riparlare, come si può, della vita delle donne nel nostro Paese, dove molte cose sono state ottenute ma molte sono tuttora da chiedere.
ISABELLA RAGONESE
"Io, educata a una parità che non esiste"
Sono stata cresciuta da una madre che, pur non avendo fatto militanza, aveva assorbito e creduto nei valori del femminismo di quegli anni. Non c'è mai stata, a casa mia, una differenza nell'educazione tra maschi e femmine. Sapevo di essere libera e, quindi, di poter fare ciò che volevo. Ma, come molte della mia generazione, era una sensazione individualistica, autonoma, personale. Mi sono accorta che non è così. Recitando questo testo, sento un'identificazione totale con il mio personaggio quando accusa la donna matura di avere educato le figlie alla libertà mentre queste, arrivate nel mondo, si sono però sentite dire tutt'altro. A partire dal fatto che mettere oggi insieme carriera e famiglia è diventato un incastro insostenibile. Ti chiedono di scegliere ma è una scelta che non ti appartiene. La situazione italiana è assurda. A scuola noi ragazze andiamo meglio dei maschi, ci laureiamo in numero maggiore, vinciamo i concorsi. E poi? I prezzi delle case sono altissimi, gli asili nido pubblici scarseggiano, il tempo pieno per i figli c'è in pochi casi, l'assistenza ai genitori anziani ricade sulle nostre spalle, perfino i consultori dove andare per conoscere meglio la nostra sessualità stanno chiudendo e se vai in ospedale per interrompere una gravidanza non voluta corri il rischio di trovarti davanti a un ginecologo obiettore di coscienza, dopo aver fatto una fila come alle poste. Indietro non vogliamo tornare, ma in questo modo non andiamo neppure avanti. Lo so.
Dovrebbe essere la politica a occuparsi di queste cose, altrimenti che ci sta a fare? Ma se la politica pare sorda, ricominciamo da noi stesse. Dobbiamo capire, per esempio, perché ci siamo sottoposte tutte, passivamente, senza reagire, al diktat della bellezza imposta: trucco, peso, chirurgia, massaggi, spogliarelli con biancheria intima costosissima. Perché abbiamo accettato di fare una vita assurda correndo tutto il giorno senza avere per noi neanche mezz'ora: bambini, lavoro, casa, pranzo, e poi di nuovo bambini, compiti, palestre, cena, tivù e a letto a dormire. No. In questo modo non siamo felici. E non sono felici neanche i maschi che ci stanno accanto, anche loro diversi da quelli di un tempo perché cresciuti da madri che credevano nella parità.
LUNETTA SAVINO
"Il potere? Bene ma non basta Serve creatività"
Ci sono dei punti in questo testo che durante le prove mi hanno addirittura emozionato. Specialmente quando il mio personaggio racconta la sua esperienza nei collettivi femministi, il piacere di poter condividere con altre donne le sue emozioni, la sensazione di non essere sola e poter uscire dal guscio della paura. In quegli anni io, anche se ero molto giovane, facevo altro. Un po' di vita politica nelle organizzazioni di sinistra che presto però mi annoiarono e molta preparazione per poter arrivare al mestiere di attrice.
Adesso, invece, sento il bisogno di riflettere più a fondo su cosa significhi essere una donna. E mi sono messa a studiare. Questa estate ho letto alcuni libri per riflettere: Una stanza tutta per me di Virginia Woolf, Taci, anzi parla. Diario di una femminista di Carla Lonzi, Oltre l'uguaglianza. Le radici femminili dell'autorità Luisa Muraro. Voglio ripartire dalle radici del loro pensiero.
Quand'ero più giovane, certe letture le ho trascurate: oggi sento il bisogno di prendere in mano quei libri e confrontare la mia esperienza personale con le parole che quelle autrici hanno scritto: cerco di approfondire per comprendermi meglio. Mi incuriosisce capire perché alcune intuizioni sono state lasciate cadere. Mi stimola tentare di rifare il loro percorso ideologico e filosofico. Mi piacerebbe arrivare a credere nell'utopia che il pensiero della differenza possa cambiare il modo di vedere il mondo delle donne e degli uomini. Anche quello della politica. Il mio convincimento, infatti, è che se non capovolgiamo i nostri ragionamenti, anche se le donne in Italia dovessero arrivare a ottenere importanti cariche pubbliche, la situazione non sarebbe diversa da quella che è. Lo abbiamo visto con Golda Meir in Israele, Indira Ghandi in India, Margaret Thatcher in Gran Bretagna, la stessa Hillary Clinton negli Stati Uniti o Angela Merkel in Germania, che pur avendo avuto o avendo tuttora un immenso potere, in fondo si sono limitate a copiare il modello maschile. Questo non ci serve. Io credo di più che occorra accendere nelle nostre teste lampadine imprevedibili per arrivare a una rivoluzione fatta in un modo nuovo.

Donne, siate "Libere". E femministe- LASTAMPA.it

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