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giovedì 30 settembre 2010

Ultimo aggiornamento per le fiaccolate di venerdì 1 Ottobre a Portici e Bologna, per Teresa Buonocore

udi Credo di dover dire che questo è l'ultimo aggiornamento che faremo girare  prima della manifestazione. Le adesioni che continuano ad essere inviate saranno comunque registrate e lette nel corso della fiaccolata.
Il consenso e la partecipazione convinta di tante donne, associazioni, centri antiviolenza ed anche uomini, parla della commozione affettuosa suscitata dalla vicenda di Teresa Buonocore, e parla del cambiamento che in modo caparbio in tante stiamo perseguendo nel nostro paese: questo anche oggi, a poche ore dalla fiaccolata ci rende consapevoli di un risultato.
La mobilitazione è il risultato della coscienza diffusa che il femminicidio non è la somma di tante follie, imprevedibili e fatali, ma la conclusione dei gesti proprietari degli uomini sulle donne. Le mafie sono assai meno antiche di quei gesti assassini , ma li riproducono e li estendono, perché sono i gesti che mostrano la capacità di comando e sopraffazione.
I politici che rifiutano questa semplice verità, e che anzi coi loro atteggiamenti confermano l'irrisione e lo sfruttamento dei corpi e che offrono donne in pagamento e, ancora, che tolgono risorse alla rete di autoaiuto delle donne, sono irresponsabili e conniventi. Sono la rappresentazione piena di un sistema mortifero dove non a caso i collegamenti mafiosi sono tollerati e previsti: come le molestie , i ricatti sessuali, la rappresentazione spettacolare della sottomissione femminile.
E di questo si muore, e per questo si uccidono e si torturano anche bambine e bambini, proprietà di qualcuno nominato o autonominato padrino.
Le cittadine e i cittadini stanno già cambiando e come Teresa stanno pronunciando il loro NO:  ora deve cambiare lo Stato.
Ringraziamo tutte e tutti coloro che ci hanno incoraggiate, il Sindaco di Portici per l'affettuosa vicinanza al nostro impegno e per la sua fratellanza con la famiglia di Teresa.
Ringraziamo tutte e tutti quelli che hanno promesso di esserci e che ci saranno; un grazie speciale alle donne di Bologna che saranno nella loro piazza con le loro fiaccole ed un pensiero particolare al Centro Roberta Lanzino di Cosenza che rischia la chiusura "per mancanza di fondi"
Stefania Cantatore ( l'UDI di Napoli) ed Elena Coccia (avvocata di Teresa) per le organizzatrici della fiaccolata
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Aggiornamento delle adesioni

Udi di Napoli, Udi Di Portici, La Camera delle donne, Associazione Maddalena, Arcidonna, Donne Medico Arcilesbica, Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Femminismo a Sud, UDI Monteverde (Roma), Consigliera di Parità della Provincia di Napoli, Donne in nero Napoli, Pina Orpello dell'ANPI, Dolores Madaro – Anpi, UIL Napoli, UIL Campania, UDI Catania, UDI Romana La Goccia, DonneSudonne, Rosa Oliva – Aspettare stanca, Cooperativa Eva, Centro Antiviolenza Eva, Centro Antiviolenza Aradia, Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, UDI "le orme"- Reggio Calabria, UDI Lentini. CEDAV Messina, Controviolenzadonne, MediterraneanMedia- Cosenza, CGIL Campania, CGIL Napoli, Associazione Sott’ e n’coppa, Sportello Antiviolenza Lilith, Associazione Salute donna, Centro La Magnolia, AFEM (association femmes Europe Meridionale), CISL Campania, CISL Napoli, Casa Internazionale delle Donne- Roma, Tina Femiano, Centro antiviolenza ERINNA- VT, Rosanna Leone, Associazione Ernesto Rossi, Viviana Esposito, UDI Cerchio del Lago (Brescia),Napolipuntoacapo, Unione donne Terzo millennio (Torino) , Cooperativa L’Orsa Maggiore, Fondazione Mediterraneo, Clorinda Boccia Burattino, Centro Donna Artemisia, Maria De Marco, Comitato “29 Agosto” (Acerra- NA), Maria Grazia Pagano, Ass. “voce donna” (Castrocaro- Forlì), Comunità per donne maltrattate “Karabà”- Coop.Dedalus, Annamaria Carloni, Commissione Pp Oo Provincia di Napoli, Caffè delle donne” Udi Trieste, Fuoricampo lesbian group (Bologna). Luisa Menniti, Valeria Valente, comitato Internazionale 8 Marzo, Maschile Plurale e Uomini in Cammino, Barbara Maffione, Patrizia Gubellini, Rete Lilliput-Nodo Napoli, Clitorixstrix (BO), Ars e Labor Campania, Luisa Iodice, Luisa Laurelli, Liberamente, Dream Team, Donne In Nero Bologna, Tavola delle donne sulla violenza di Bologna, Club delle donne di Siracusa, Comitato Piero Gobetti, Cellula Concioni, Uscita Libera, associazione Exit, Associazione Rosso democratico, Arcigay Antinoo, Giuristi democratici, Associazione culturale del Plebiscito, UARR, Associazione Orlando Bologna, Legambiente Napoli- Centro antico, Giovanna Consonni, Marcella Raiola, da Bologna : 'Altracittà, Armonie e “Quelle che non ci stanno”', Claudia Preto

Il Comune di Pesaro approva la delibera contro lo sfruttamento dell’immagine femminile nelle campagne pubblicitarie

Mentre a Fano il Comune  ha approvato la mozione della lista di ispirazione cattolica “Bene comune” che chiede l’ingresso nel Consultorio pubblico di personale di associazioni private, secondo la mozione introdotta dal presidente di una associazione di ispirazione cattolica vicina al Movimento per la vita, come possiamo leggere qui e qui su Femminismi.it , possiamo registrare a Pesaro un risultato positivo per l’immagine della donna che non trova oppositori perché, evidentemente, procede nella stessa direzione desiderata dalle associazioni cattoliche. Procede, quindi, anche nelle Marche lo smantellamento delle strutture laiche per la famiglia e per la tutela gratuita della salute della donna in favore delle associazioni cattoliche e della demonizzazione e criminalizzazione dell’aborto, nel quasi silenzio generale, e si incassa quello che io bollo senza remore come un “contentino”. Un contentino importante, senza dubbio, ma pur sempre un modo per dirottare l’attenzione da decreti e ddl che andranno a minare i diritti delle donne negli anni a venire.

Pubblicità lesiva per le donne, in Comune si approva la delibera

E' stato votato a maggioranza il documento che prevede una serie di azioni volte a sensibilizzare la comunità locale sul tema dell'impatto del marketing.

I lavoratori del Cantiere navale all'assemblea del Consiglio Comunale

I lavoratori del Cantiere navale all'assemblea del Consiglio Comunale

Pesaro, 28 settembre 2010 - Approvata ieri pomeriggio a maggioranza dal Consiglio comunale una delibera che prevede una serie di azioni volte a sensibilizzare la comunità locale sul tema dell’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini.

La delibera prende le mosse dalla risoluzione del Parlamento europeo del 3 settembre 2008, con la quale, a stragrande maggioranza, si è deciso di invitare gli stati membri ad elaborare e lanciare iniziative per arginare il fenomeno dell’utilizzo d’immagini e messaggi lesivi della dignità delle donne e degli uomini nella pubblicità.

L’Unione Donne Italiane (Udi) ha portato avanti un’iniziativa importante su tutto il territorio nazionale con raccolte di firme – anche a Pesaro ne sono state roccolte circa mille, ieri consegnate al sindaco – interpellando Comuni e Province affinché si facessero parte attiva, vigilando sulla presenza di messaggi sul proprio territorio che possano essere in contrasto o comportare discriminazioni, dirette o indirette, delle donne.

E’ noto ed evidente a tutti come la pubblicità non sia solo uno specchio sociale – spiega l’assessore alla Cultura Gloriana Gambini - ma sia esso stesso un mezzo potentissimo di produzione di cultura che alimenta stereotipi e luoghi comuni difficili poi da sconfiggere con azioni educative. I bambini e gli adolescenti, infatti, sono coloro che più facilmente assorbono questi messaggi distorti in cui l’immagine femminile viene utilizzata per promuovere di tutto, anche con messaggi allusivi e a sfondo sessuale”.

Nel documento, il Consiglio comunale invita inoltre a proseguire e a potenziare nelle scuole elementari e medie, politiche e programmi per trasmettere ai bambini e alle bambine il rispetto della dignità umana, la parità di genere, il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze. “Vogliamo proporci di agire con una serie di azioni – continua l’assessore Gambini -, stiamo organizzando un incontro con le agenzie di grafica e comunicazione della città per verificare con loro le possibili azioni comuni, per valutare insieme il rispetto del codice di autodisciplina pubblicitaria e inoltre attivare in accordo con il Forum della associazioni femminili di Pesaro, una serie di percorsi didattici e informativi con giovani e adolescenti presso gli istituti scolastici”.

Il Resto Del Carlino - Pesaro - Pubblicità lesiva per le donne, in Comune si approva la delibera

Nasce a Matera lo sportello antiviolenza su donne e minori| Notiziario Italiano.it/ Basilicata

 

Politiche a sostegno della tutela delle donne

Politiche a sostegno della tutela delle donne

MATERA - Si legge in un comunicato stampa della Provincia di Matera che domani, mercoledì 29 settembre alle ore 9.30, presso la Sala giunta dell’Ente di via Ridola, la Provincia di Matera siglerà l’intesa con l’avvocato Concetta Rollo. Obiettivo: consulenza legale gratuita per le persone in condizioni disagiate vittime di violenza.
“In questi ultimi anni – ha evidenziato la consigliera provinciale di Parità, Tonia Giacoia – ho potuto constatare come il malessere, scaturito da violenze taciute, sia un fenomeno piuttosto ampio e, purtroppo, in pericoloso aumento. Le donne maltrattate non sono poche nel nostro territorio e, osteggiate in famiglia a denunciare le violenze, poche volte trovano la forza di chiedere aiuto. Un aiuto che costa caro, in termini affettivi ed economici. Capita infatti che chi trova il coraggio per denunciare non avendo le risorse per chiedere consigli legali rinunci. Con l’istituzione dello sportello informativo daremo a queste donne gli strumenti per uscire dal tunnel.”
Lo sportello sarà attivo in Provincia, presso l’ufficio della consigliera di Parità, nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 14.00 alle ore 16.00.
“Il territorio provinciale esprime numerose e diverse richieste – ha sottolineato il presidente dell’Ente, Franco Stella – soprattutto nell’ambito del welfare. Per sviluppare politiche sociali incisive e rispondenti ai bisogni reali dei cittadini stiamo cercando di legare le attività da mettere in campo alle esigenze espresse. Tra le numerose istanze figurano in primo piano proprio quelle delle donne vittime di abusi, sul luogo di lavoro o in famiglia. Una piaga che intendiamo debellare dalla nostra provincia attraverso una “terapia d’urgenza” in cui la legalità e la disponibilità all’ascolto faranno da guida.”
(foto dalla rete)

28/09/10 19:04

Stefania Palumbo

Politiche a sostegno della tutela delle donne  NotiziarioItaliano.IT - Giornale On Line di Informazione Nazionale

martedì 28 settembre 2010

Buon compleanno, Ru-486!|Giornalettismo.com

 

Dieci anni dopo l’ approvazione da parte della FDA del mifepristone per gli aborti terapeutici, è un buon momento per fare bilanci su quello che la sua disponibilità ha cambiato.

E’ stata una strada lunga e lenta per il mifepristone, noto anche come RU-486. I primi risultati di successo con la pillola sono arrivati nel 1982; il primo utilizzo approvato in Francia risale al 1988, dopo una battaglia in cui è intervenuto anche il governo francese. “Non potevo pillola ru486 big Buon compleanno, Ru 486!permettere che il dibattito sull’aborto privasse le donne di un prodotto che rappresenta il progresso della medicina. Dal momento in cui è stata concessa l’approvazione governativa per il farmaco, la RU-486 è diventata proprietà morale delle donne, non solo  proprietà di una casa farmaceutica affermò il ministro della  Salute all’epoca.

MENO ABORTI CHIRURGICI - La copertina del Time è del 1993. La FDA ha approvato il mifepristone (conosciuto sul mercato col nome più accattivante di Mifeprex) nel 2000. Nel 2007, il 21 per cento degli aborti condotti negli Stati Uniti prima delle nove settimane erano chirurgici e il numero era in crescita. Il farmaco ha anche fatto sì che una maggiore percentuale di aborti avvengono prima, così come riporta un articolo di Jodi Jacobson:

L’aborto farmacologico è appropriato solo per le gravidanze indesiderate e insostenibili fino alle nove settimane. La disponibilità di farmaci abortivi ha fatto sì che una quota crescente di aborti avvengano prima, e una quota crescente di aborti precoci sono effettuati prima delle sei settimane e prima delle nove settimane.

LA TELEMEDICINA - Ma la speranza fondamentale che l’accesso al farmaco cresca per le donne povere o geograficamente svantaggiate, non è ancora stata realizzata, secondo lo studio dell’Istituto Guttmacher:

“Invece, quasi un decennio più tardi, troviamo che le donne nelle zone che già avevano accesso all’aborto hanno ora la possibilità di scegliere tra un farmaco o un aborto chirurgico. Ma per la maggior parte delle donne che non erano facilmente in grado di accedere al mifepristone, resta comunque difficile da ottenere.

La situazione potrebbe cambiare se più fornitori di servizi sanitari adottassero il programma di telemedicina che Planned Parenthood della Heartland sta pilotando in Iowa:

Le donne che cercano la pillola possono recarsi in una delle 16 cliniche, fare una ecografia, essere esaminate da un infermiere, quindi parlare con un medico da una connessione Internet sicura. Il medico ha le cartelle cliniche della donna e, se non vengono rilevate complicanze, può da remoto aprire un contenitore per fornire la pillola.

ESPERIENZA INDIVIDUALE - Circa 2.000 donne hanno già beneficiato del programma. Un altro vantaggio, è che si decentrano le operazioni, rendendo molto più difficile per gli attivisti anti- aborto, cercare di intimidire il paziente o il medico. Ma l’aborto medico non è per tutti, come l’amministratore delegato della Reproductive Health Technologies Project ha spiegato a USA Today: “L’aborto è un’esperienza davvero individuale“.

Le donne che privilegiano l’aborto attraverso il farmaco preferiscono “essere in grado di praticare un aborto nel comfort della propria casa e dintorni”. Ma “se sei una mamma con due bambini piccoli a casa e un fidanzato che non è così utile” si potrebbe preferire un aborto chirurgico.

Insomma, tanti risultati positivi, ma anche tanta strada ancora da percorrere per questo farmaco che ha rivoluzionato la vita delle donne e che incontra ancora tante, troppe resistenze.

di Teresa Scherillo (makia)   pubblicato il 28 settembre 2010 alle 19:37

Buon compleanno, Ru-486! giornalettismo.com

lunedì 27 settembre 2010

Alleviamo i futuri figli dell’ignoranza e della disinformazione

Non paghi di avere spacciato per femminista una dichiarata fascista che è arrivata alla notorietà dopo un passato da soubrette ed alla politica in un modo che speriamo non sia quello delle chiacchiere di palazzo, che sostiene tranquillamente nelle interviste che il suo motto sia “Dio, Patria, famiglia” ed è così legata alla questione femminile da avere sostenuto in un programma televisivo che le donne italiane abbiano avuto il diritto al voto nel 1960…

…non paghi di spacciare per femminista qualsiasi donna picchi un bambino, molesti un uomo o osi divorziare, oggi persino Lindsey Lohan è diventata femminista o figlia del femminismo.

figlidelfemminismoed

Quando si gestisce una pagina di Facebook con 215mila iscritti, si ha il DOVERE ASSOLUTO di farlo con senso di responsabilità. Sa benissimo, l’admin che ha postato questo scatto, di stare diffondendo disinformazione, di stare diffamando ed insultando il femminismo.

Persino chi si dichiara comunista, come vediamo nei commenti, dimostra di avere ormai le idee confuse dal feroce, brutale ed ingiusto revisionismo maschilista e di dimenticare che questi non sono i figli del femminismo ma i figli del consumismo liberista e delle mafie.

Se, poi, vogliamo parlare della storia dell’introduzione delle droghe nel mondo occidentale e constatare ad opera di chi è avvenuto, noteremo che le donne non c’entrano neppure per sbaglio ma, anzi, sono per l’ennesima volta le vittime di un sistema non voluto da loro.

Ci si dimentica dei fatti e si insultano le tantissime mamme coraggio che vivono gomito a gomito con figli eroinomani che le picchiano, che fanno prostituire le loro sorelle e le loro fidanzate, che derubano le famiglie ed arrivano ad ucciderle (l’82% degli figli killer sono maschi, il 54,1% delle vittime sono madri) .

Ma cosa c’entra Lidsey Lohan col femminismo? Le sgallettate sono da sempre state l’antitesi stessa del femminismo!

Ho una sola parola per chi passa messaggi così distorti, capziosi, menzogneri e colpevoli: VERGOGNA!

Donne, datevi una svegliata. Ci stiamo rimettendo salute, vita e libertà!

 Ricordiamolo, perché il revisionismo maschilista sta facendo l’impossibile per distorcere anche questa verità:  femminismo e maschilismo non sono le due facce della stessa medaglia. Il primo è un movimento (divenuto, ormai, quasi solo un atteggiamento mentale), che propugna i pari diritti, le pari opportunità di scelta, la pari dignità tra donna e uomo; il secondo è un atteggiamento mentale, di recente divenuto vero e proprio movimento, anche se i rami che lo compongono hanno deciso di definirsi "associazioni maschili" per meglio mimetizzarsi e non raccogliere su se stessi la pubblica riprovazione. Per questo stimo quasi di più Salvatore Marino di Maschio 100x 100 che, almeno, ha il coraggio delle proprie idee e non tenta vili operazioni mimetiche. Eppure, se leggete i contenuti dei vari siti maschilisti o “maschili” antifemministi, constaterete la loro sostanziale identicità.

MarinoLui lo dice chiaramente, anziché usare la parola “paritarismo” nascondendone la distorsione del significato come fanno movimenti più subdoli che si fingono moderati, come Uomini3000: pari opportunità sì ma al contrario, ovvero volte alla tutela del maschio.

 

maschilismononesisteedQui, invece, ammiriamo uno splendido esempio di menzogna e tentativo di mimetismo e di negazionismo. L’unica cosa che l’amministratore di questa pagina ha dimostrato è di mentire.

 

Salvatore MarinoE ringraziamo di nuovo Salvatore Marino per la sua onestà

 

Il femminismo non è una parolaccia, non è qualcosa di cui vergognarsi, non nasconde sentimenti ignobili come la volontà di assoggettare l’altro, anzi, chi ha bene aperti gli occhi avrà capito che, mai come in questo momento, dopo decenni, del femminismo c’è una grande necessità. Soprattutto della sua guida per accompagnare alla fisiologica crescita della società verso una fase di più matura consapevolezza dell’uguale importanza del genere maschile e femminile, senza gli scossoni e i bruschi tentativi di ritorno al passato messi in atto da minoranze di privilegiati che non si arrendono all’idea di perdere un piccolo pezzo del proprio potere e di fare spazio a tutti.

è bello leggere il fermento vivere in tante giovani donne che come me e come Lunetta Savino si sono scontrate con la differenza tra l’essere state allevate alla parità nelle proprie famiglie ed essersi affacciate alla società scoprendo che la parità era illusoria.

Ma ancora più illusoria è l’idea di un ritorno al patriarcato attraverso una serie di leggi volte a forzare le donne a sottomettersi agli uomini che hanno avuto l’ingenuità di sposare, per cui, cari maschilisti, smettete di illudervi: non andrà mai come voi sperate.

Donne, siate "Libere". E femministe- La Stampa.it

 

Le protagoniste dello spettacolo "Libere" Isabella Ragonese e Lunetta Savino

A Torino e a Milano lo spettacolo delle Comencini: in scena due attrici di diverse generazioni

SIMONETTA ROBIONY

ROMAragonese_savino01g
Va in scena venerdì al teatro Carignano di Torino e domenica al Franco Parenti di Milano Libere, il testo scritto da Cristina Comencini e messo in scena dalla sorella Francesca a Roma, a luglio, con un lungo dibattito finale davanti a un pubblico molto interessato. Libere, il confronto tra una donna matura e una molto giovane, è uno dei primi atti di «Dinuovo», un'associazione di donne che vorrebbe riportare all'attenzione pubblica la questione femminile. All'attenzione privata, quella delle singole donne, il problema è sempre stato presente, anche in questi anni di apparente silenzio.
Ancora una volta, a interpretare questo dialogo scritto alla maniera degli «essai» francesi, sono Lunetta Savino, al momento in partenza per recitare a Parigi i versi di Alda Merini, ma anche sul set di Bar sport, il film da Stefano Benni, e Isabella Ragonese, ex madrina della Mostra di Venezia, oggi a Torino sul set di Il giorno in più accanto a Fabio Volo.
Nessuna delle due, per ragioni diverse, ha partecipato attivamente al movimento femminista degli Anni Settanta: una perché presa dal lavoro in teatro, l'altra perché non era ancora nata. Entrambe, però, hanno sentito l'esigenza di riparlare, come si può, della vita delle donne nel nostro Paese, dove molte cose sono state ottenute ma molte sono tuttora da chiedere.
ISABELLA RAGONESE
"Io, educata a una parità che non esiste"
Sono stata cresciuta da una madre che, pur non avendo fatto militanza, aveva assorbito e creduto nei valori del femminismo di quegli anni. Non c'è mai stata, a casa mia, una differenza nell'educazione tra maschi e femmine. Sapevo di essere libera e, quindi, di poter fare ciò che volevo. Ma, come molte della mia generazione, era una sensazione individualistica, autonoma, personale. Mi sono accorta che non è così. Recitando questo testo, sento un'identificazione totale con il mio personaggio quando accusa la donna matura di avere educato le figlie alla libertà mentre queste, arrivate nel mondo, si sono però sentite dire tutt'altro. A partire dal fatto che mettere oggi insieme carriera e famiglia è diventato un incastro insostenibile. Ti chiedono di scegliere ma è una scelta che non ti appartiene. La situazione italiana è assurda. A scuola noi ragazze andiamo meglio dei maschi, ci laureiamo in numero maggiore, vinciamo i concorsi. E poi? I prezzi delle case sono altissimi, gli asili nido pubblici scarseggiano, il tempo pieno per i figli c'è in pochi casi, l'assistenza ai genitori anziani ricade sulle nostre spalle, perfino i consultori dove andare per conoscere meglio la nostra sessualità stanno chiudendo e se vai in ospedale per interrompere una gravidanza non voluta corri il rischio di trovarti davanti a un ginecologo obiettore di coscienza, dopo aver fatto una fila come alle poste. Indietro non vogliamo tornare, ma in questo modo non andiamo neppure avanti. Lo so.
Dovrebbe essere la politica a occuparsi di queste cose, altrimenti che ci sta a fare? Ma se la politica pare sorda, ricominciamo da noi stesse. Dobbiamo capire, per esempio, perché ci siamo sottoposte tutte, passivamente, senza reagire, al diktat della bellezza imposta: trucco, peso, chirurgia, massaggi, spogliarelli con biancheria intima costosissima. Perché abbiamo accettato di fare una vita assurda correndo tutto il giorno senza avere per noi neanche mezz'ora: bambini, lavoro, casa, pranzo, e poi di nuovo bambini, compiti, palestre, cena, tivù e a letto a dormire. No. In questo modo non siamo felici. E non sono felici neanche i maschi che ci stanno accanto, anche loro diversi da quelli di un tempo perché cresciuti da madri che credevano nella parità.
LUNETTA SAVINO
"Il potere? Bene ma non basta Serve creatività"
Ci sono dei punti in questo testo che durante le prove mi hanno addirittura emozionato. Specialmente quando il mio personaggio racconta la sua esperienza nei collettivi femministi, il piacere di poter condividere con altre donne le sue emozioni, la sensazione di non essere sola e poter uscire dal guscio della paura. In quegli anni io, anche se ero molto giovane, facevo altro. Un po' di vita politica nelle organizzazioni di sinistra che presto però mi annoiarono e molta preparazione per poter arrivare al mestiere di attrice.
Adesso, invece, sento il bisogno di riflettere più a fondo su cosa significhi essere una donna. E mi sono messa a studiare. Questa estate ho letto alcuni libri per riflettere: Una stanza tutta per me di Virginia Woolf, Taci, anzi parla. Diario di una femminista di Carla Lonzi, Oltre l'uguaglianza. Le radici femminili dell'autorità Luisa Muraro. Voglio ripartire dalle radici del loro pensiero.
Quand'ero più giovane, certe letture le ho trascurate: oggi sento il bisogno di prendere in mano quei libri e confrontare la mia esperienza personale con le parole che quelle autrici hanno scritto: cerco di approfondire per comprendermi meglio. Mi incuriosisce capire perché alcune intuizioni sono state lasciate cadere. Mi stimola tentare di rifare il loro percorso ideologico e filosofico. Mi piacerebbe arrivare a credere nell'utopia che il pensiero della differenza possa cambiare il modo di vedere il mondo delle donne e degli uomini. Anche quello della politica. Il mio convincimento, infatti, è che se non capovolgiamo i nostri ragionamenti, anche se le donne in Italia dovessero arrivare a ottenere importanti cariche pubbliche, la situazione non sarebbe diversa da quella che è. Lo abbiamo visto con Golda Meir in Israele, Indira Ghandi in India, Margaret Thatcher in Gran Bretagna, la stessa Hillary Clinton negli Stati Uniti o Angela Merkel in Germania, che pur avendo avuto o avendo tuttora un immenso potere, in fondo si sono limitate a copiare il modello maschile. Questo non ci serve. Io credo di più che occorra accendere nelle nostre teste lampadine imprevedibili per arrivare a una rivoluzione fatta in un modo nuovo.

Donne, siate "Libere". E femministe- LASTAMPA.it

Cos’è la PAS? In breve…

nopas2 Se ne sente parlare, se ne legge in giro. A dire il vero, le voci contrarie sono ormai ridotte ad un farfuglio dacché, curiosamente, i detrattori della PAS sono sempre più ignorati dai mass-media convenzionali e stanno scivolando tra le pieghe dell’indicizzazione di Google, nonostante nel resto del mondo (eccetto che in Brasile) la falsa sindrome sia rigettata dagli ambienti scientifici internazionali come una teoria tutt’altro che comprovata, ritenuta responsabile di aver fatto notevoli danni negli USA, dov’è stata inventata ed adottata quasi esclusivamente da aspiranti ex mariti nelle cause di divorzio.

Associazioni come Adiantum si sono schierate nettamente a favore della PAS, di cui sostengono l’ammissione nell’iter-processuale divorzile attraverso la presentazione del ddl 957 (firmato PdL) integrato con il ddl 2209 (a firma della leghista Lussana) che riguardano il cosiddetto “ affido condiviso-bis” (se ne parla ampiamente, noi condividiamo le preoccupazioni esposte da Femminismo a Sud  qui) .

Questo ottimo articolo rinvenuto su un numero dell’Observer UK, riassume in breve e con estrema chiarezza la discussa falsa sindrome e la storia del suo ideatore.

Buona lettura.

Dr Richard A. Gardner

Psichiatra infantile che sviluppò la teoria della Sindrome di Alienazione Parentale.

Sabato, 31 Maggio 2003

Richard Alan Gardner, psichiatra nato a New York il 28 Aprile 1931; MD 1956; sposato due volte (un figlio maschio, due figlie femmine); Morto a Tenafly, New Jersey, il 25 Maggio 2003.

 

In una disputa combattuta per la custodia di minori, avvenuta nei sobborghi di Pittsburgh qualche anno fa, tre ragazzini implorarono il tribunale minorile di non forzarli a continuare la frequentazione con il loro padre perché, dissero, era fisicamente abusivo nei loro confronti. Piuttosto che credere ai ragazzi, il giudice fece affidamento sulla testimonianza di un esperto nominato dal padre, un professore di psichiatria clinica della Columbia University, Richard A. Gardner.

Gardner asserì che i ragazzi stessero mentendo come risultato di un “lavaggio del cervello” ad opera della loro madre e raccomandò qualcosa che lui chiamava “la terapia della minaccia”. Essenzialmente, ai ragazzi Grieco fu detto che avrebbero dovuto essere rispettosi ed obbedienti nelle loro visite al loro padre e che se non lo fossero stati la madre sarebbe finita in prigione. Poco dopo, il sedicenne Nathan Grieco, il maggiore dei fratelli, si impiccò nella sua camera da letto, lasciando dietro di sé un diario in cui aveva scritto che la vita era diventata un “tormento senza fine”.  Sia la corte che Gardner non ammisero mai i propri errori persino dopo il suicidio, e fu solo dopo un esposto sul quotidiano locale che le disposizioni per la custodia per i due ragazzi sopravvissuti furono cambiate.

La “terapia della minaccia” era parte di una più ampia teoria gardneriana conosciuta nei tribunali  preposti al diritto di famiglia in tutti gli Stati Uniti come “Sindrome di Alienazione Parentale” (Parental Alienation Syndrome, PAS). La teoria – uno dei più insidiosi pezzi di scienza-spazzatura alla quale le corti statunitensi hanno dato credito negli anni recenti – sostiene che ogni madre che accusi il marito di abusare i figli stia mentendo più o meno per definizione. Ella racconterebbe queste bugie per “alienare” i figli dal loro padre, una scioccante negazione di responsabilità parentale per la quale lei meriterebbe di perdere tutti i diritti di custodia in favore dell’ipotetico abusante.

Questa non è solo una tattica pacchiana, garantita dall’inizio per proteggere all’atto della separazione gli interessi dei padri , di gran lunga i più entusiastici sostenitori di Gardner, ma ha anche distrutto le vite di centinaia, forse migliaia di famiglie americane negli scorsi 15 anni. In uno stato dopo l’altro, le corti si sono rimesse alle credenziali accademiche di Gardner ed hanno consegnato la custodia dei bambini nelle mani dei loro presunti abusanti, persino nei casi in cui referti della polizia, referti medici e testimonianze di insegnanti ed assistenti sociali avevano supportato le accuse della madre.

Ormai, il concetto di “alienazione parentale” è entrato nella giurisprudenza ed ha governato migliaia di dispute in cui Gardner stesso non ha svolto alcun ruolo. Tuttora non ha basi scientifiche nella maniera più assoluta. Non è riconosciuta dall’Associazione Psichiatrica Americana o da qualsiasi altro corpo professionale. Il flusso di libri che Gardner produsse sulla materia a partire dai tardi anni ‘80 furono tutti di auto-pubblicazione, senza il tradizionale processo di revisione. Il suo metodo per determinare l’affidabilità delle accuse di abusi sessuali fu denunciato da un noto esperto di violenza domestica, Jon Conte dell’Università di Washington, come “probabilmente il più ascientifico pezzo di spazzatura che abbia mai visto nel campo in tutta la mia carriera”.

Nessuno con esperienza nei casi di divorzio con alta conflittualità potrebbe negare che le madri, un qualche caso, producano false accuse contro i loro mariti. Ma Gardner andò molto oltre. Ritenne che il 90% delle madri fossero bugiarde che “programmavano” i  bambini a ripetere le loro bugie e non si curò mai dell’evidenza comprovata. Teorizzò che i presunti abusi delle madri esprimessero, in forma dissimulata, le loro stesse inclinazioni sessuali verso i propri figli.

Ed egli stesso sostenne che non vi fosse nulla di particolarmente sbagliato nella pedofilia, incestuosa o meno. “Uno dei passi che la società deve fare per fare i conti con l’attuale isteria è “venirne fuori” ed assumere un atteggiamento più realistico verso il comportamento pedofilo,” scrisse in “ Sex Abuse Hysteria - Salem Witch Trials Revisited (1991)” ( L’isteria dell’abuso sessuale – I processi alle streghe di Salem rivisitati, ndr). La pedofilia, aggiunse, è una pratica largamente diffusa e praticata tra letteralmente miliardi di persone”. Intervistato una volta su cosa avrebbe dovuto fare una madre se il suo bambino avesse lamentato di subire abusi sessuali da suo padre, Gardner replicò: “Cosa dovrebbe dire? Non dire queste cose di tuo padre. Se lo farai, ti picchierò.”

è incredibile che una tale figura possa essere stata presa seriamente in considerazione dai giudici nei tribunali ma, in un sistema antagonistico dove i padri hanno spesso più denaro da spendere nelle cause di divorzio, le teorie di Gardner si sono dimostrate notevolmente persuasive. Il giornale dell’Accademia Americana di Psichiatria Adolescenziale e Infantile scrisse nel 1996 che un libro di Gardner, Protocols for the Sex-Abuse Evaluation (Protocolli per la valutazione dell’abuso sessuale), era “una ricetta per dimostrare la falsità degli abusi sessuali, nascosta sotto la forma di obiettività scientifica e clinica. Si sospetta che diventerà un bestseller tra gli avvocati difensori.” E così si è verificato.

Il lavoro di Gardner ha creato una generazione di madri e figli psicologicamente terrorizzati ed, in molti casi, fisicamente dalle sentenze tribunalizie che egli ha influenzato. In uno dei suoi primi casi, una donna fisico del Maryland  da lui etichettata come “alienatrice parentale”, inadatta ad ottenere la custodia dei suoi bambini, fu successivamente colpita a morte dal suo ex-marito. Ciò nonostante, Gardner non cambiò il suo punto di vista secondo il quale la moglie fosse la reale cattiva; le bugie di lei, insisté lui, avevano reso il marito temporaneamente psicotico.

Il passato di Richard Gardner era sorprendentemente convenzionale. Nato nel Bronx, a New York, nel 1931, studiò medicina e psichiatria in varie prestigiose università dello stato di New York, ed assolse al compito di psichiatra dell’esercito statunitense in Germania. Nominato nella Divisione di Psichiatria Infantile alla Columbia nel 1963, fu rispettato per molti anni come esperto nell’esperienza infantile in ambito di divorzio.

Dopo lo sviluppo della sua Sindrome di Alienazione Parentale nel 1980, comunque, lui e la Columbia University si allontanarono lentamente ed egli trascorse la maggioranza del suo tempo nell’esercizio privato della professione nel New Jersey. Lungo il percorso si trasformò anche nell’autentico mostro americano.

Andrew Gumbel

 

Fonte: Dr Richard A. Gardner - Obituaries, News - The Independent

sabato 25 settembre 2010

Con dolore

parto Non ho mai sognato il principe azzurro, il matrimonio in bianco, la famiglia del mulino bianco. In effetti mi hanno sempre considerata una bambina un po' strana. In particolare ho paura del parto. All' età di 12 anni ho realizzato che l'idea di un dolore così prolungato e acuto mi sembrava aberrante, ingiusto, nonostante la società e, soprattutto, certi uomini, affermino che sia la cosa più naturale e spontanea del mondo per una donna.
Saranno stati i vari film e cartoni animati, mostranti terribili urla durante il parto, ma partorire non mi è mai sembrata questa goduria, né una passeggiata.
La consapevolezza del fatto che in passato (e a dire la verità, ancora oggi, anche se molto di meno) il parto poteva condurre alla morte, ha reso la maternità ai miei occhi assai poco desiderabile.
Ad esempio oggigiorno succede ancora qualcosa del
genere.
Una donna è morta per complicazioni post partum (una crisi cardiaca, pare) dopo aver subito un cesareo per far nascere i tre gemelli dagli embrioni che aveva dovuto farsi impiantare per usufruire della fecondazione assistita (la famosa incivilissima legge 40, che sancisce che un embrione è più importante della salute della donna).
Dopo aver appreso la notizia, mi sono trovata per puro caso a riflettere sul dolore del parto con una donna che soffre di una tremenda malattia che le complicherebbe un'eventuale gravidanza.
Si discuteva  su se fosse possibile partorire senza provare atroci dolori, e se l'epidurale funzionasse e riuscisse a non far sentire atroci tormenti.
Sosteneva che non possiamo sapere in anticipo quanto soffriremo durante il parto, e che noi donne dovremmo rivendicare il diritto a poter usufruire di antidolorifici dietro richiesta.
Si fa tanto per difendere la legge 194 e il diritto -sacrosanto- ad abortire, ma abbiamo dato poca importanza alla possibilità di non provare dolore ( o almeno, provarne poco) nel figliare, invece di rischiare salute e vita!
Oggigiorno esistono tanti modi per evitare il dolore, perché soffrire inutilmente? Ha senso passare l'inferno per mettere al mondo un figlio in nome della 'naturalezza' ? Non è un po' come operarsi senza anestesia perché 'nei secoli passati usava così'?
Perché' far soffrire una persona se si potrebbe evitare?
Del resto è diffusissimo il parto cesareo, che i dottori somministrano anche quando manchi un vero motivo terapeutico.
Invece la famigerata epidurale non viene quasi mai concessa gratis a causa del costo elevato: in alcuni ospedali per ottenerla si devono pagare anche 600 euro.
Sarebbe questo il welfare? Sarebbe questo uno dei 'privilegi' che le donne, secondo un nutrito gruppo di misogini anacronistici, avrebbero?
Sembra davvero sempre maggiore il divario tra persona benestanti e indigenti. Chi non ha i soldi per pagare sembra essere lasciato a soffrire, quando non addirittura peggio. Eppure avremmo tutt* bisogno di cure.
Sarebbe bello se ogni donna potesse essere libera di vivere il parto senza sentirsi squarciare dentro, senza venire annientata da atroci dolori prolungati.
Dovremmo cercare di combattere per conquistarci questo diritto, nonostante in quest'epoca forze reazionarie si stiano muovendo per strapparci anche quei diritti che sembravano definitivamente acquisiti.
Non è giusto soffrire senza poter scegliere di stare meglio!
Non è giusto soffrire perché' così parrebbe volere la natura: se dovessimo seguire questo ragionamento dovremmo assoggettarci a tante cose che ormai rifiutiamo.
La natura ha creato i virus che ci attaccano, cosa dovremmo fare, tenerli perché hanno diritto alla vita anche loro?
La natura ha creato terribili e disastrosi uragani, dovremmo accettarli in quanto 'naturali' e smettere di evitarli, di allertare ed aiutare la popolazione colpita?
Tutto può essere considerato naturale, ma sappiamo bene che l'uomo ha da sempre utilizzato l'originaria dote fornitaci (l’intelletto) da madre natura per migliorare la qualità della vita.
Chi di voi, se provasse un atroce dolore, per esempio, nella minzione, non cercherebbe un modo per farlo passare?
Lo stesso ragionamento deve essere applicato al parto. E' giusto che le donne possano assolvere alla loro funzione riproduttiva nella massima sicurezza e senza grandi dolori. Qualcuno potrebbe obiettare che non tutte le donne soffrono molto durante il travaglio, ma perché abbandonare a sé stesse coloro che sono , diciamo, meno fortunate da questo punto di vista? La natura va corretta quando è ingiusta!
E a questo punto non posso fare a meno di ricordare alcuni politici che predicano contro le donne italiane colpevoli di non procreare abbastanza...ma con quale coraggio!!!
Prima di tutto, mettiamo in chiaro che non siamo delle macchinette incubatrici oggetti per sfornare esseri umani, nonostante quello che pensano certi australopitechi neo mascolinisti mai evoluti.
Secondo, sappiate che molte di noi procreerebbero anche se potessero usufruire del parto indolore o del cesareo..ma non se la sentono di fare un parto secondo natura.
Mi hanno fatto notare alcune persone che alcuni soggetti del personale medico sembrano educati a elargire perle di saggezza del tenore di “il dolore poi si scorda”!
A parte il fatto che è un'immensa fesseria: il problema è quando un dolore ce l'hai, non dopo!!! E' quando ti senti morire che devono aiutarti a farti stare meglio!
Io vorrei sapere chi, al giorno d'oggi, toglierebbe un dente senza anestesia per poi sentirsi dire :''poi ti scordi il dolore ''?
Temo che qui ci sia proprio una volontà di fare soffrire la donna dettata dalla misoginia , nel rispetto della tradizionale e secolare figura di angelo del focolare ricolma di spirito di sacrificio.
Per favore. Troppa ipocrisia in giro, noi donne siamo essere umani e meritiamo tutto il rispetto e l'aiuto possibili in quella tanto santificata attività creatrice che nei fatti non viene, purtroppo, agevolata.
Non siamo, né dobbiamo essere, martiri della perpetrazione della specie.
Credo sia importante firmare la petizione per richiedere che l'epidurale sia garantita dagli ospedali e gratuita
http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita

FIRMA PER Analgesia epidurale gratuita e garantita

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Se vuoi davvero dare una mano alla causa: Analgesia epidurale gratuita e garantita, firma la petizione e condividila anche tu su Facebook.

by Baky 

venerdì 24 settembre 2010

Una fiaccola, più una, più una ….. per Teresa

Venerdì 1 Ottobre ore 18

Una fiaccola, più una, più una …..

per Teresa

Piazza S. Ciro – Portici (Napoli) – Italia

stop logo 2.jpgSaremo tutte in piazza, a Portici con le donne di Portici, con tutte le donne che hanno paura, con tutte quelle che hanno coraggio,

Per lei che ha vinto la paura, per avere il coraggio di andare verso la libertà di sua figlia e delle figlie di tutte, vogliamo scandire le parole che avrebbe detto, se le armi omertose “della famiglia” non l’avessero zittita. Teresa voleva vivere, parlare e compiere i gesti necessari a tutte.

Teresa non cercava la morte, cercava la vita come deve essere vissuta, e ha chiesto allo Stato di vincere con lei sull’arroganza efferata che spezza le vite di bambine, bambini e donne.

Ancora una volta è stato troppo tardi, un altro motivo per dire basta con tutta la forza che abbiamo e per dire che non basta deplorare. Un altro motivo per chiedere che tutti, ma prima di tutti lo Stato, scelgano da che parte stare.

Gli assassini hanno colpito per affermare il diritto a disporre dei corpi e delle coscienze, per stabilire chi comanda. Il grido delle donne, la loro capacità di opporsi al controllo mafioso sulle loro vite sono un patrimonio di civiltà che non può e non deve essere più essere dissipato e calpestato. All’orrore non si risponde con le lacrime. Il coraggio delle donne, il coraggio di Teresa, rivendica il riscatto della politica dalle complicità con chi usa donne e bambini come oggetti.

Ci vogliono atti concreti, ci vuole una legge organica contro le violenze, ci vuole la salvaguardia delle vittime, perché sono le testimoni, il bene più prezioso per costruire la giustizia. Ci vuole coraggio e i politici devono finalmente averne, quello delle donne troppo spesso finisce nel sangue.

Invitiamo tutte ad essere con noi, con una fiaccola per la libertà dal silenzio che avvolge un crimine antico e organizzato, che deve e può essere sconfitto: di fronte al dolore di sua figlia e di ognuna, mobilitarsi perché Teresa sia l’ultima è un dovere non un’utopia.

BASTA MORIRE PER ESSERE LIBERE

BASTA MORIRE DA DONNE PER LIBERARE TUTTI DALL’ORRORE

Udi di Napoli, Udi Di Portici, La Camera delle donne, Associazione Maddalena, Arcidonna, Donne Medico Arcilesbica, Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Femminismo a Sud, UDI Monteverde (Roma), Consigliera di Parità della Provincia di Napoli, Donne in nero Napoli, Pina Orpello dell'ANPI, Dolores Madaro – Anpi, UIL Napoli, UIL Campania, UDI Catania, UDI Romana La Goccia, DonneSudonne, Rosa Oliva – Aspettare stanca, Cooperativa Eva, Centro Antiviolenza Eva, Centro Antiviolenza Aradia, Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, UDI "le orme"- Reggio Calabria, UDI Lentini. CEDAV Messina, Controviolenzadonne, MediterraneanMedia- Cosenza, CGIL Campania, Associazione Sott’ e n’coppa, Sportello Antiviolenza Lilith, Associazione Salute donna, Centro La Magnolia, AFEM (association femmes Europe Meridionale), CISL Campania, CISL Napoli

martedì 21 settembre 2010

Comunicato per Teresa. Uccisa il 20 settembre del 2010| UDI Napoli

20100921_omicidio_teresa_buonocore15 Non posso che unire la mia voce a queste parole, con grande dolore, avvertendo la solidarietà della popolazione napoletana, veramente esasperata per la punizione degli onesti, e la tremenda indifferenza delle istituzioni, in un momento in cui la presenza delle madri è cancellata e dei padri che uccidono mogli e figli se ne fanno dei martiri. Se a morire così fosse stato un “padre sponsorizzato” (perché non tutti i padri separati hanno questo privilegio e ciò va ricordato), le televisioni non parlerebbero d’altro. Quando un vecchio padre muore per difendere una figlia minacciata da un ex marito, è altrettanto ignorato.

A Napoli si parla di “santi in paradiso” e Teresa, evidentemente, non ne aveva ma aveva la forza, il coraggio di una semplice mamma. Che le figlie vivano nella luce di colei che le ha difese al prezzo della vita. Noi siamo con loro.

Comunicato per Teresa. Uccisa il 20 settembre del 2010

Teresa Buonocore è morta, uccisa da sconosciuti, dai soliti sconosciuti.

Abbracciare e solidarizzare coi figli, o aver plaudito al coraggio di Teresa nel proteggere la sua bambina per proteggerne altre, è ed è stato doveroso, ma comunque la cosa più comoda che si possa fare.

Si deve dire di più quando una donna muore essendo l’ultima vittima del coraggio di lasciare, denunciare, ribellarsi.

Teresa Buonocore è l’ultima donna vittima di una lunga teoria di uccisioni, nella quale la straordinaria coincidenza tra un evidente fare camorristico dei carnefici, il mutismo dei testimoni occasionali e l’autodifesa in solitudine delinea la qualità del patto sociale.

Come in molta parte della difesa dei diritti delle cittadine, sul femminicidio lo Stato Italiano è flebilmente presente, e lo è per lo più solo dal punto di vista comunicativo. Si tratta di una comunicazione alla quale si sono piegati anche alcuni media, sottolineando sempre ed ossessivamente “la necessità del coraggio da parte delle vittime”.

Teresa ha avuto coraggio. Di più ha elargito dignità, pagando nei tribunali e fuori, fino ad essere soppressa.

Noi dobbiamo avere fiducia negli inquirenti, perché con loro abbiamo costruito un rapporto di collaborazione nel sostegno alle vittime che “hanno il coraggio di denunciare”, un protocollo tra femminismo e questura di Napoli. Abbiamo anche noi avuto coraggio, a sperimentare una strada che nel 2005 sembrava impercorribile, avviando il dialogo nei luoghi dove la violenza è intercettata: commissariati ed ospedali.

Teresa ha avuto coraggio ed ha investito su una risposta che dallo Stato non è venuta.

Non si tratta di fatalità, come non lo è stata per Matilde Sorrentino, nemmeno a dirlo, uccisa con modalità camorristiche, per aver difeso i figli di tutte dagli orchi di Torre Annunziata.

C’è tanto da fare nel nostro paese, simbolicamente, a partire dai luoghi dove la proprietà sui corpi e la pretesa del silenzio esibiscono l’affronto aperto alla sovranità dello Stato di diritto. Non si tratta solo del Sud, o almeno si tratta di quel sud che è ovunque la comunità nazionale individua nella vittima “la colpa di non aver avuto coraggio, ed insieme di averne avuto troppo”, cioè dovunque c’è una cittadina di serie b, una donna .

In questi giorni Dacia Maraini ha affermato che la serie infinita dei femminicidi mostra la scomposta reazione alla maggiore richiesta di libertà delle donne, merito, ha detto, del femminismo.

Noi aggiungiamo che c’è un altro merito, taciuto ancora pervicacemente nella categoria “e femministe dove sono?”, oltre la rivendicazione della sacrosanta libertà, di tutti, dalle violenze contro le donne. È il merito di aver promosso il “tema culturale” del femminicidio, facendolo approdare tra le istanze di piena responsabilità e competenza del potere politico.

Se i cittadini spettatori non parlano, se le vittime sono sole, se alle donne viene chiesto il coraggio di morire, se lo Stato protesta come un comune cittadino e come quello si rifugia nella retorica, vuol dire che manca qualcosa. Nella difesa di molti diritti manca qualcosa, ma quel qualcosa che manca nel caso delle uccisioni sistematiche delle donne è la presenza simbolica dello Stato, che altrove si esprime se pure in modo inefficiente.

Contro altri reati, lo Stato tiene a difendersi dalle accuse dei cittadini per i suoi insuccessi. Questo perché il danno provocato dei reati camorristici, comunemente detti, e corruttivi, comunemente detti, con leggi e provvedimenti, è riconosciuto formalmente come danno allo stato ed alla comunità tutta.

Contro le violenze sulle donne e la loro uccisione, non è avvenuto nulla di più che l’introduzione di una parola, che sembra uno sport (stalking che, come dice Maraini, andrebbe sostituita con persecuzione), e la diffusione di uno spot che reclamizza un prodotto che non si vende e non è a disposizione dello Stato : il coraggio delle donne.

Il dolore che di nuovo proviamo è pieno di rabbia.

Udi di Napoli

lunedì 20 settembre 2010

Se denunci la violenza sulle donne, sei una criminale. Si chiama logica capovolta.

Esaminiamo questa interessantissima schermata che accompagnava un link sulla violenza tra lesbiche (perché, non so se ci avete fatto caso, ma in certe pagine contro la violenza omosessuale si parla solo di violenza tra lesbiche, come se i gay non si dessero mai neppure un pizzicotto per scherzo)

 

furlyviolenzamisandria.JPGed

No, noi che siamo persone intelligenti, non ci siamo mai chiesti perché le femministe (la tua ossessione) non parlino mai di violenza tra donne. Non ce lo siamo chiesti perché sappiamo benissimo che si tratta di episodi sporadici, estremamente rari rispetto alla violenza degli uomini sugli uomini e degli uomini sulle donne. Che domanda scema che fa questo signore.

Ah, adesso le persone che fustigano la violenza sono femministe estreme? Come se fustigare la violenza fosse una cosa sbagliata. Che dovremmo fare, promuoverla? Quale comunità? Ma le statistiche che riportano alcune persone non sono mai linkate? Dove le trovano?

Ecco, quindi contrastare la violenza sulle donne significa odiare gli uomini.

Ed ecco spiegato perché sono state clonate, diffamate e perseguitate fino alla chiusura molte pagine che denunciavano la violenza sulle donne ed ecco perché esistono pagine su Facebook che si chiamano “No alla violenza sulle donne” ma non hanno mai una parola buona per le vittime, anzi, ogni atto di violenza subito dalle donne è giustificato, legittimato e in certe pagine si possono ritrovare costantemente storie raccontate in maniera manipolata e distorta come questa, suscitando reazioni come queste, non proprio adatte ad una pagina con quel titolo:

scandaloso1.JPGed

  O rinvenire costantemente personaggini come questi:

innoalfemminicidiointuasenefotteviolenzadonne

Almeno questo “signore” lo dice chiaramente che se ne fotte della violenza sulle donne. Come mai è una presenza costante in una pagina in cui nessuno può lontanamente discostarsi dal pensiero imposto dall’alto, cioè dall’istigazione all’odio contro le donne, che si viene immediatamente bannati?

Noi sappiamo perché. 

Ma sostenere che combattere la violenza di genere significhi avercela con tutti gli uomini, non solo con i violenti che si rendono colpevole di femminicidio, stupro o stalking, significa proprio insultare tutti gli uomini.

Caro signore che ce l’hai con chi fustiga la violenza sulle donne, stai per caso dicendo che tutti gli uomini sono violenti? Come ti permetti, che sei misandrico?

In effetti, come ho già detto, già girare con falsi profili femminili con foto di modelle per abbindolare i maschietti indica chiaramente che chi lo fa disprezza profondamente il maschio e lo crede così stupido da abboccare ad una foto di bellona.

In realtà, gli uomini normali, quelli sani ed equilibrati, quelli che non hanno mai storto un capello o una mano ad una donna, non si sentono offesi quando leggono la notizia di un uomo che ha ucciso una donna, anzi, per lo più sono proprio quelli che reagiscono con maggior rabbia perché sono proprio i violenti, gli imbroglioni, i bugiardi, i corrotti, i criminali che usano mezzi scorretti, a rovinare la reputazione del “maschio”.

domenica 19 settembre 2010

Uomini dalla Beta all’Omega

Purtroppo, anche se non piace leggerlo, i maschilisti fanno violenza alle donne anche quando ne parlano male e ne ostacolano il cammino verso la parità.

discriminazionedtipendi2 Siccome anch’io rientro tra le sconvolte nel verificare che tra tanti siti maschilisti  conservatori di destra (oops, pardon, un uccellino falsario va in giro cinguettando che non esistono siti o movimenti “maschilisti” o “misogini”, dimenticavo! Esistono siti e movimenti “diversamente paritaristi e antisessisti” o “diversamente amanti delle donne” o meglio, esistono siti di maschi che non hanno le palle di chiamarsi apertamente ed onestamente “maschilisti” e “misogini” quali sono) ce ne sia uno sedicente di pseudo-sinistra (ovvero, UominiBeta.org  ), non posso fare a meno di non riportare questo commento, rinvenuto sotto quest’altro post di Lameduck :

LukeCage ha detto...

"UNA SFIDA TEMERARIA
Saluto con aperto compiacimento l’iniziativa di Fabrizio Marchi, che si presenta ora nel web come un fatto nuovo e straordinariamente significativo nel panorama del movimento maschile italiano, sin qui
parziale sul piano filosofico e monco su quello sociologico. L’assenza pressoché totale di una proposta di interpretazione e di azione nel conflitto tra i sessi proveniente da quella che ancora si chiama
Sinistra, è la grande falla, il buco nero del MoMas*. Ne vedremo le ragioni a suo tempo.
La sola ipotesi che un’analisi non femminista e, peggio ancora, antifemminista possa muovere da posizioni di Sinistra è percepita come assurda, autocontraddittoria e irrazionale. Un’enormità. Un delirio.
Poiché la Sinistra sta (o stava ?!) dalla parte dei deboli, deve stare ad ogni costo e sempre dalla parte delle femmine: questo è il dogma. Femmina=vittima e maschio=oppressore
è l’equazione che incastra mezza società e ne paralizza pensieri, parole e azioni. Anche quella massa maschile che da tempo sente che i limiti dell’equità, della parità e dell’equilibrio sono stati abbondantemente superati, non osa pensare che sia giunta l’ora di riconsiderare l’intera questione. Una sofferenza sorda, un doloroso imbarazzo hanno sin qui chiuso la bocca a milioni di uomini.
Ora la proposta di Marchi, esplicitamente rivolta agli uomini della base sociale, ai naviganti di Terza Classe, apre la breccia e buca il diaframma. Iniziativa al limite del temerario, lacerante e provocatoria,
che può e deve fare a pezzi un tabù ed offrire agli uomini la prima delle libertà, quella psicologica. Il poter pensare che anche tu, maschio, hai il diritto di avere dei diritti. Primo dei quali quello di essere l’autore del tuo racconto.
Nuova pietra dello scandalo nella quale uno dopo l’altro, milioni di silenti devono inciampare.
A questa iniziativa il mio appoggio aperto e il mio contributo.
State pur certi che ne vedremo delle belle.
Rino Della Vecchia"
*Movimento/i Maschile/i “

Fonte: http://ilblogdilameduck.blogspot.com/2010/03/uomini-beta-e-uomini-con-il-raggio.html

A parte la nuova moda ipocrita di negare la definizione di “maschilista” ed autodefinirsi “movimento maschile” o “movimento mascolinista” (allora, a questo punto, noi femministe dovremmo definirci “movimento femminile” o “movimento femminilista” solo perché i neomaschilisti hanno fatto di tutto per infangare il termine “femminismo”, metterlo allo stesso lurido piano del termine “maschilismo” privandolo della sua nobile storia di reale paritarismo ed antisessismo e dei suoi nobili scopi realmente paritaristi ed antisessisti, e renderlo additabile come una qualità criminale? Ma noi non siamo mica vigliacche ed ipocrite!) ma è davvero esilarante la parte che ho sottolineato. In pratica, la sinistra che dovrebbe difendere i deboli sarebbe perfettamente coerente quando si manifesta in questa inedita versione maschilista perché la dicotomia “donna=vittima” e “uomo=carnefice” non esisterebbe più in quanto noi donne avremmo da tempo superato i limiti  della parità (dove? come? quando? Io dov’ero, visto che non me ne sono accorta? Superare la parità significa decidere di non darla o di lasciare un uomo?) e che altrimenti gli uomini se la raccontano da sola (visto che la parità non è affatto raggiunta, figuriamoci superata!).

Ah, ecco, adesso mi spiego a che servono le statistiche manomesse che negano la realtà del fatto che ci sono maschi violenti che  non permettono alle donne di lasciarli, pena la condanna a morte: servono a raccontarsela da soli!

E cosa ci sarebbe di temerario ed originale nel riunirsi tra maschi rancorosi e sputare  veleno sul sesso femminile? è forse una novità? Oddio, ma vuoi vedere che questi sono i primi uomini della storia del mondo a parlare male delle donne? In che dimensione parallela ho vissuto, finora?

Vado, fiduciosa, sul loro sito un po’ prevenuta, lo ammetto, perché il fatto che siano di sinistra mi ben dispone istintivamente. Penso “saranno stronzetti ma non stronzoni come quegli altri fasci!” e, invece, ci resto malissimo perché, a differenza dei siti femministi, in cui si parla male solo di  soggetti maschilisti e violenti, qui, invece, ritrovo vomitati i peggiori luoghi comuni da trattoria di terz’ordine su TUTTE le donne. Ci ritrovo persino materializzata la mia profezia! Un giorno, infatti, scrissi che era tanto insopportabile questo piagnisteo da maschietti feriti che non mi sarei stupita che durante le tragedie collettive il grido: “Prima le donne e i bambini!” un giorno sarebbe stato sostituito da “Prima gli uomini maschi!”.

E infatti…fortuna che non scrivono molto. Questo post è del 28 Novembre 2009.

Una lagna su come nella tragedia del Titanic morirono molti più uomini che donne, tragedia che poi, addirittura, assurge rocambolescamente a metafora di vita raccontando la baggianata che gli uomini da sempre morirebbero per le donne.

1) Un tempo si gridava di portare in salvo donne e bambini per primi sia perché fisicamente svantaggiati e poi perché le madri erano quelle che i bambini li accudivano ma sappiamo bene che se una tragedia simile scoppiasse oggi gli “uomini maschi” si costruirebbero zattere di corpi di donne e userebbero i bambini come pagaie per mettersi in salvo. Non c’è dubbio. Alle fortunate non resterebbe altro che sperare di essere salvate da qualche residuato di vero uomo di una volta, ovvero non uno dei piagnucolosi mammoni del 2010, allevati da madri veterofemministe iperprotettive e ricche (perché di certo l’errore del femminismo è stato di non avere più vigilato e di avere vissuto di rendita).

2)Gli uomini morirebbero per le donne? Nessuna di noi mai al mondo vi ha chiesto alcuna delle vostre stupide guerre nelle quali le prime ad essere stuprate, torturate e squartate siamo sempre noi. Inutile tirare in ballo Elena di Troia e Messalina: pare siano leggende.

3) Via, poi, uno stupido elenco di professioni pericolose che non verrebbero intraprese dalle donne per, chissà (cosa volete sottintendere?), vigliaccheria? Falegnami donne (ho sempre sognato d’imparare a lavorare il legno. Ci sono donne che si dedicano al bricolage in casa. Non decoupage ma proprio bricolage, visto che gli uomini che sanno usare il trapano sembrano essere estinti e quei pochi in vita guadagnano più dei calciatori. Ah, mio zio è un falegname ed ha ben 20 dita totali, tra mani e piedi. Magari basta essere un po’ precisi ed attenti. Mio zio lo è.), operaie della Thyessen donne non ce ne sono semplicemente perché non assumono donne. Non chiediamo noi di starcene a casa. Vi è mai venuto in mente che i lavori disponibili per le donne sono sempre e solo gli stessi? A dire il vero, di recente un’operaia ci ha rimesso 4 dita. Sarà che la cultura cinese è leggermente diversa da quella europea. Ogni tanto anche qualche operaia si fa male. In compenso ci sono gli incidenti domestici. In compenso una casalinga sfacchina, si gioca la salute e rischia la pelle immensamente di più dei maritini impiegati che passano la giornata in pausa-caffè a guardare nelle scollature delle colleghe ( e poi muoiono di diabete ed infarto, chissà perché). E poi, last but not least, le donne hanno fatto di tutto, a dire il vero, anche le minatrici e anche le pescatrici o le aviatrici in guerra ma sono state rimosse o ignorate esattamente come tutte le altre donne scienziate, filosofe, letterate, pittrici, compositrici, eccetera, che non hanno mai visto la luce dei libri di storia. Si ricordano solo le mondine grazie a qualche canzoncina e a qualche film passato alla notorietà per il florido corpo di qualche attrice in pantaloncini.

Le ara, leggendarie pescatrici giapponesi in cerca di abaloni L’incanto delle donne del mare"LE AMA Di HEKURA"

Queste sono le ara, le leggendarie pescatrici giapponesi in cerca di abaloni. Ancora una ara in immersione.

Le uniche pescatrici riconosciute dalla cultura occidentale maschilista

 e questa sopra è l’unico tipo di pescatrice donna che goda di una qualche considerazione nel mondo occidentale

Ci sono ancora un sacco di motivi per cui gli uomini muoiono e le donne no, tranne le stragi del sabato sera o gli incidenti in moto, in cui le donne non guidano mai ma muoiono sempre e se guidano le donne, in genere, arrivano sane e salve a destinazione anche quando hanno alzato il gomito. Le donne non muoiono quasi mai per mafia o camorra. In genere le vittime sono quelle che passavano di lì o erano imparentate con teste di caxxo della mafia. Le donne non muoiono mai per lanci spontanei dalle finestre degli alberghi in preda ad ebbrezza alcolica, ecco. Mi sembrano tutti esempi validissimi.

In compenso, gli uomini non muoiono mai per stupro di gruppo o da parte di un singolo individuo femminile. Gli uomini non muoiono mai di parto. Gli uomini non muoiono mai in guerre scatenate, condotte, amministrate e combattute da donne. Gli uomini non sono mai morti per bombe atomiche ideate, costruite e sganciate da donne. Gli uomini non muoiono quasi mai uccisi da rapinatrici donne. Gli uomini muoiono  molto di per mano femminile.

Anche nelle fabbriche, i padroni che truffano il fisco e non attuano le norme di sicurezza sono quasi sempre altri ometti, proprio come le vittime.

4) Infine, come poteva non mancare la lagna basata sul luogo comune cosmico che le donne la darebbero solo ai ricchi&potenti? Allora ci risiamo: avete capito la differenza tra una femminista ed una velina? Le veline escono coi calciatori e coi papi Silvio e le femministe escono con gli intellettuali sfigati e coi ragazzi della porta accanto. Evidentemente, non rientrate in nessuna di queste categorie se siete così avvelenati con le donne tutte perché non ve la danno.

Tutto il resto del sito verte sul semplice concetto “vi odiamo perché non ce la date. Datecela di più” ( Sono andato a puttane, Dalla, Reciprocità e spontaneità, salvo poi etichettare come “puttane” tutte quelle che la danno e non eleggerle mai a papabili fidanzate se ve la mollano la prima sera, senza avervi fatti soffrire ed illudervi di esservela sudata e guadagnata, perché forse non ve ne rendete conto ma i veri incoerenti siete voi).

Ecco una tipica femminista dalla gnocca d'oro, secondo la concezione maschilista

                          Questa sarebbe una femminista secondo la visione dei misogini

Insomma, sperano che qualche pollastra ansiosa di compiacere il maschio e di non finire sola, zitella e abbandonata, diventi complice e spontanea e la dia senza aspettarsi, poi, di essere presentata a casa di mammà. Insomma, dammela e via, da buoni amici, altrimenti mi tocca andare a puttane e mi sento a disagio perché lei è fredda, finge, non c’è sfizio, eccetera. In definitiva, la colpa del fatto che esiste lo sfruttamento della prostituzione è sempre e solo della donna, colpevole di non darla abbastanza. La desse di più, non esisterebbero femminismo e maschilismo, non esisterebbero siti imbecilli come questo e la pace nel mondo regnerebbe sovrana. Basterebbe così poco. Loro si immolano per noi sul Titanic o in guerra e noi facciamo resistenza persino a barattare una cena con un pompino! Dopo tutto lo sforzo e la noia terrificante di sottoporsi ai rituali del corteggiamento, scegliere la pizzeria, farti una telefonata,…!Siamo proprio delle ingrate ( se li chiami tu anche una sola volta loro ti etichettano subito come una disperata morta di caxxo, rompimaroni e pure futura stalker ma se non li chiami si lamentano che devono essere sempre loro a farsi vivi)!

In ultima analisi mi sembra di intuire che io sono rimasta di sinistra, continuo a difendere i più deboli, gli operai, i precari, gli immigrati, le donne, i bambini, gli animali e continuo ad uscire con gli sfigati squattrinati nelle loro utilitarie scassate, continuo a pagare la mia parte di conto al ristorante e continuo a darla a chi mi pare solo perché mi pare o mi piace quello che pensa e continuo a prendermi addosso le colpe di irraggiungibili strafighe, sicuramente destrorse o qualunquiste menefreghiste, che ignorano poveri maschietti irrisolti che aprono, poi, siti contro quelle come me.

Invece questi di sinistra a me non sembrano, proprio.

Infine una manfrina sulla politica del sito che, a parte le apparenze, sarebbe tutta politically correct, per la pace, la fratellanza, l’uguaglianza e bla bla.

E che c’entra, voi mi vendete sovrappeso ma anch’io nella mia policy ho scritto che la mia filosofia è basata sul peso-forma!

P.S. Per rimettermi in sesto, ho dovuto rileggermi questo appello di Maschile Plurale, scritto da uomini che non si limitano a scrivere proclami di paritarismo ed indirizzato proprio a quelli come Paolo Barnard…

Il falsario sbugiardato: lo smontaggio delle statistiche maschiliste fasulle

Purtroppo, non ho i poteri di Sauron, non riesco ad essere dappertutto in rete, non riesco a leggere tutto e non ho neppure una rete di fidi nazgul sguinzagliati in giro a setacciare internet onde avvertire il padrone del minimo passaggio di un capoverso con contenuto vagamente favorevole alle donne (per consentire a lui o a qualche Uruk Hai di calare dall’alto come un falco disseminando i suoi dati artefatti che capovolgono la realtà basandosi su “ragionamenti” che definire sofistici è insultare il sofismo e che definire ragionamenti è insultare il ragionamento).

Eppure quanti polli e quante polle ci cascano! Ma non c’è da meravigliarsi, in fondo è o non è il Paese in cui le masse scendevano in piazza per urlare “A noi!”? è o non è il Paese in cui un multimiliardario plurinquisito e in odore di mafia ha vinto le elezioni ben tre volte?

La colpa sarà mai tutta del PD? Eh no, ma guai ad essere sinceri o si diventa impopolari.

Agli italiani piacciono tanto gli imbonitori. Sta nascendo un altro astro della televendita da web, un’altra Wanna Marchi, anzi un Wanno (che lui è uomo maschio, eh, mica uomo femmina come quelli che si schierano con le femministe!).

Embé, nel mio peregrinare insonne mi sono imbattuta in questo articolo e mi chiedo come mai avessi fatto a perdermelo.

La mia stima per Antonio Crea (in arte: Tafanus) è aumentata un altro (bel) po’.

Credo che questo pezzo diventerà un must e che lo riproporrò parecchio.

Non solo beta

Da Lameduck, L’orizzonte degli eventi

 

uomini-che-ricamano Il femminicidio, l’ultimo caso oggi a Spinea, non esiste, è un’illusione ottica, secondo il neonegazionismo gné gné. E’ un invenzione del demoplutofemminismo cattivo che – com’è che dice il guru degli ometti beta?

“ha spaccato il fronte di classe” e ha messo la moglie dell’operaio contro suo marito“.

Visto che gli abbiamo mandato a puttane la rivoluzione? Sono gli ultimi fuochi fatui che emanano dal cadavere di Lotta Continua, bisogna essere indulgenti.

Se non ricordo male sono ufficialmente bandita dal loro sitarello “for men only” da quando mi sono permessa di turbare il loro sgrullatoio con qualche irruzione non gradita. Loro però mi citano e si eccitano con i miei scritti facendosi venire i goccioloni e non è giusto, voglio i diritti d’autore.

Si preoccupano perfino che possa far danni su qualche paziente, che non ho perché per la verità lavoro in tutt’altro settore e non sono psicologa clinica ma sperimentale, quindi i cervelli li posso anche strizzare, volendo, ma solo da morti. “Presunta” psicologa, anzi. Negare la professionalità e la cultura di una donna ha un potente effetto sull’ometto: glielo allunga sempre di almeno cinque centimetri, come il naso a Pinocchio, per questo non vi rinuncia mai. Peccato che l’effetto non sia permanente ma solo momentaneo.

Ringraziandoli sentitamente per l’attenzione e tornando alle cose serie, vi riporto la risposta che Tafanus ha dedicato ad un commentatore che qui e sul suo sito aveva creduto di poter controbattere al post sul femminicidio con gli argomenti della statistica alle vongole e mal gliene incolse.

Scriveva tale Riccardo:

Femminicidio ?

Rapporto Eures-Ansa 2008:

Omicidi TOTALI in Italia: 601
Omicidi in famiglia: 171

“Dal 2000 (226 omicidi in famiglia, l’anno record del decennio) ad oggi i numeri sono tuttavia in calo.”

Ripeto: DAL 2000… AD OGGI I NUMERI SONO TUTTAVIA IN CALO. (Ma come… non stava aumentando il… femminicidio ?)

Rapporto EURES 2003 sugli omicidi in Italia:

“Profilo della vittima. Complessivamente, le vittime di omicidio sono soprattutto uomini: 444
vittime (pari al 70%) contro 190 donne (30%).”

E i dati sono ancora calati rispetto al 2003. Poi:

“Nel 91,3% dei casi il killer è un uomo; nell’8,3% una donna.”

Il 91% dei killer-uomini uccidono però per la maggior parte ALTRI UOMINI (oltre il 70% di tutte le vittime di omicidi), mentre l’8,3% di donne uccidono perlopiù UOMINI e BAMBINI/E.

Delitti in famiglia:
“A uccidere per motivi passionali sono soprattutto gli uomini (30,7%), mentre le donne killer sono
spesso compromesse da disturbi psichici (23,6%).”

Notare come le donne-killer vengano “scagionate” (“spesso compromesse da disturbi psichici”).

E ancora:
“Negli omicidi in ambito lavorativo la vittima è in tutti i casi registrati (12 nel 2002) di sesso
maschile.”

Sugli omicidi in famiglia:
“L’omicidio in famiglia – Nei 223 omicidi in famiglia del 2002 prevalgono le vittime donne (63,2%
dei casi a fronte del 36,8% dei maschi),”

Notare il linguaggio: “donne e MASCHI”… Comunque il divario non è un granchè, di sicuro è ben lontano dalla disinformazione presentata da Lameduck (notate come non ha postato alcuna fonte statistica, ma solo uno sfogo isterico): 63% contro 36%. Il 63% delle vittime donne in famiglia sono quindi 140. Ripeto: 140. In un paese di 60 milioni di persone. Una goccia nell’oceano.

Ancora dal rapporto EURES:
“Le donne uccidono principalmente i
figli (52,9%) i coniugi (23,5%) e i genitori (8,8%).”

Ancora:
“Nei delitti in famiglia si costituiscono o lasciano arrestare principalmente
le donne (70,6% contro il 42,3% degli uomini), mentre gli uomini tendono maggiormente a
suicidarsi (30,7% contro il 2,9% delle donne). Sono tuttavia soprattutto le donne a premeditare
l’omicidio (38,2 contro il 23,5% degli uomini).”

Quindi le donne premeditano l’omicidio più degli uomini, però “spesso sono affette da problemi psichici” (e quale assassino non è affetto da “problemi psichici” ?).

Tutto questo, in un paese di 60 MILIONI DI ABITANTI.

Detto in poche parole: non esiste alcun “femminicidio”, e tutti quelli che hanno plaudito a questo post di Lameduck ci fanno la figura dei boccaloni.

“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”
Anonimo

Quando si dice la sfiga. Tafanus che, disgraziatamente per Riccardo, è piuttosto ferrato in statistica, gli risponde così:

“@ Riccardo: ogni tanto fa piacere avere dei “maitres-à-penser” fra i nostri commentatori… Dunque, dato che sei stato generoso di particolari, lo sarò anch’io:

-a) La “Eures”, che citi come fosse la bibbia, nessuno sa cosa sia esattamente. Se ti prendi la briga di andare sul loro sito, alla pagina “chi siamo“, scopri che c’è scritto che la Eures è la Eures: non il nome del titolare e/o dei soci, o di un comitato scientifico, o di un board… NIENTE. Niente di niente. Dietro, per quanto ne so io, ci potrebbe essere anche la figlia della mia portinaia, che di professione fa la manicure. Invece (ma devo andare a cercarmi la fonte altrove) c’è tale Fabio Piacenti. Uno spesso sponsorizzato dal criminologo Bruno (quello di Bruno Vespa). Uno che scrive libri che solo la Franco Angeli pubblica. Il che, per gli addetti ai lavori, è quanto dire.

-b) TUTTE le società di ricerca che rispettano determinati standards metodologici sono associate alle ESOMAR, che raccoglie 5.000 accreditati istituti in tutto il mondo. Alla Esomar, la Eures è assolutamente sconosciuta. Vedi motore di ricerca della Esomar . Esattamente come la fantastica Euromedia della paleontologa Ghisleri, che fa sempre e solo sondaggi sulla fiducia a Berlusconi. Committente Euromedia, Acquirente Euromedia. Fiducia al premier 62%, quando tutti gli altri la danno intorno al 40% in discesa. Campione di 1000 telefonate (ma non ci dice quanti siano i “rifiuti”), neanche stratificato per livello di istruzione. Pertanto una casalinga di Voghera di 40 anni è assolutamente assimilabile ad una primaria ospedaliera di oncologia di Udine.

-c) Ma visto che ti sei fatto una cultura sull’opera di Piacenti, ti accontento aggiungendo un suo scritto, che hai accuratamente trascurato, da buon “rabdomante selettivo”:

“…in dieci anni, dal 1997 al 2007, le violenze sessuali sulle donne denunciate sono triplicate, da 1582 a 4500 casi all’anno, e anche in Lazio sono triplicate, passando da 159 a 438 casi all’anno.

Che piagnone, però, queste donne… Poi però il buon Piacenti non ci spiega quali siano i numeri e gli andamenti delle violenze sessuali subite da uomini, da parte di donne. Sarà per la prossima ricerca.

-d) poi ci informi di una cosa che conosciamo tutti, e cioè del fatto che dal 2000 gli omicidi sono in calo, ed aggiungi, radioso: ma allora dov’è il femminicidio? Non saprei, amico, visto che all’interno di un generico “omicidi in calo” non ci dici quale sia il calo di quelli maschili, e quale sia il calo di quelli femminili. Neanche Eures o Euromedia avrebbero saputo fare peggio.

-e) poi ti lasci scappare: “…Delitti in famiglia: a uccidere per motivi passionali sono soprattutto gli uomini (30,7%) (…ma va???…) mentre le donne killer sono spesso compromesse da disturbi psichici (23,6%).” Notare come le donne-killer vengano “scagionate” (“spesso compromesse da disturbi psichici”).

Amico, chi è che le scagiona inventandosi i disturbi psichici: Io? Tu? Lameduck? Oppure la mitica Eures, diventata improvvisamente truffaldina ed inaffidabile?

-f) Amico, mi meraviglia la tua meraviglia che siano in grande maggioranza sia gli ammazzattori che gli ammazzati maschi. Mai sentito parlare di criminalità organizzata, guerra fra bande, rapinatori? E allora? la maggior parte degli ammazzati sono uomini? e allora? chi li ammazza, donne, o altri uomini? In questo passaggio la scemenza delle osservazioni tocca vette altissime.

Amico, sei tanto fuori che non hai capito che qui la matrice del discorso è la violenza “di genere”, non la guerra fra bande di spacciatori, o fra bande per il controllo del movimento terra a Gioia Tauro. E’ tanto difficile, arrivarci? Ci fai le statistiche degli uomini stuprati da donne, e del numero relativo di uomini ammazzati per aver opposto resistenza? Ci citeresti le fonti della Eures? Oppure compri qualsiasi merda a scatola chiusa, senza preoccuparti del percorso scientifico della merda stessa, purchè questa merda abbia il tipo di puzzo che preferisci?

Vedo, ancora, che la Eures fa anche ricerche, quasi sempre per una committenza fascio-laziale. Ma il problema è che persino per la tollerante legge italiana, una ricerca non esiste se non ha i requisiri minimi per essere pubblicata (pubblicazione OBBLIGATORIA) sul sito governativo.

Ebbene, in questo sito la Eures brilla per la sua assoluta assenza. Niente. Zero. Un Istituto Fantasma.

Chiudo con una tua citazione: “Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.

Aggiungo che ancora più disonesto è colui che non falsifica i dati (troppo scopribile!), ma “seleziona” quelli da dare e quelli da non dare, sceglie fonti di infimo livello, non cita le fonti che la sua fonte non cita, In aggiunta, è assolutamente incapace di condurre un’analisi non cretina, sia pure prendendo per buoni i dati non buoni d’origine.

Mi raccomando, aspettiamo con ansia le statistiche sulle stupratrici. Ci Mancano.”

Fonte: http://lameduck.wordpress.com/2010/07/06/nonsolobeta/

 

Magistrale!